Togli il Borussia Moenchengladbach e metti lo Sheriff Tiraspol, per il resto non è cambiato nulla nella Champions League dei nerazzurri: le altre due avversarie nel Gruppo D sono nuovamente Real Madrid e Shakhtar Donetsk, esattamente come nella scorsa edizione.
Certo, i tifosi interisti sperano che cambi almeno il risultato, e che si superi quantomeno la fase a gironi questa volta.
Real Madrid: il ritorno di Ancelotti per un classico avversario europeo
I nerazzurri, nella prima urna in quanto Campioni d’Italia, hanno pescato il Real Madrid dalla seconda. Gli spagnoli sono la squadra che vanta il maggior numero di titoli di Campioni d’Europa, con 13 vittorie complessive, 6 nella vecchia Coppa dei Campioni e 7 nella moderna Champions League.
I merengues sono però reduci da una stagione in chiaroscuro, in cui hanno perso il duello cittadino per la supremazia nella Liga a favore dell’Atletico Madrid, mentre in Champions League, dopo un passaggio del turno un po’ rocambolesco vista la doppia sconfitta contro lo Shakhtar Donestk, la corsa si è fermata in semifinale contro i futuri campioni del Chelsea.
Considerando anche l’uscita dalla Coppa del Re al 3° turno per mano dello sconosciuto Alcoyano e l’uscita in semifinale di Supercoppa Spagnola dopo la sconfitta contro l’Atletico, il Real Madrid ha chiuso la stagione scorsa senza conquistare nessun trofeo. Per rilanciarsi è stato quindi richiamato, al posto di Zinedine Zidane, l’allenatore che nel 2014 aveva conquistato la Decima Coppa dei Campioni: Carlo Ancelotti.
Il tecnico di Reggiolo negli ultimi anni, a partire dalla seconda stagione sulla panchina del Bayern Monaco e passando per le esperienze al Napoli e all’Everton, ha vissuto stagioni complicate, ma si tratta di un allenatore alla 19ª partecipazione da allenatore alla Champions League, secondo solo ad Arsene Wenger, alla guida di ben 8 squadre. Oltre ad essere un veterano della competizione, che ha vinto 3 volte da allenatore (e 2 da giocatore), Carletto è anche un allenatore che conosce bene gli spogliatoi ricchi di talento e di “primedonne” come quello del Real Madrid, ed è in grado di gestirlo.
Sotto la sua gestione è già tornato protagonista, dopo anni di incomprensioni con Zidane e una stagione in prestito al Tottenham, il figliol prodigo Gareth Bale, che dopo aver ventilato una carriera nel golf una volta conclusi gli Europei con il Galles, è tornato padrone della fascia destra offensiva dei merengues.
Oltre al rientro alla base di Bale e di altri giocatori di secondo piano come Jesus Vallejo, Dani Ceballos e Luka Jovic, l’unica altra integrazione alla rosa del Real è stato l’ingaggio, a parametro zero ma con un ingaggio principesco, di David Alaba, il difensore tuttofare che Ancelotti ha già allenato al Bayern. L’austriaco deve però sostituire sia Raphael Varane, ceduto al Manchester United, che lo storico capitano Sergio Ramos, che si è svincolato e ha firmato per il PSG.
La difesa madridista, orfana della sua coppia centrale, appare ancora abbastanza fragile, con Nacho Fernandez e Eder Militao chiamati ad assumere un ruolo da protagonisti dopo essere stati i primi rincalzi degli ultimi anni. Di contro, il centrocampo può sempre contare su alcuni dei migliori interpreti al mondo: Toni Kroos, Casemiro e Luka Modric accumulano anni ed esperienza, ma la loro abilità nel gestire la palla copre sempre bene l’avanzare dell’età e la perdita di freschezza atletica, che comunque è garantita da Federico Valverde.
In attacco Karim Benzema resta uno dei centravanti più pericolosi della Champions, con 71 gol in 120 presenze (uno in meno della leggenda madridista Raul) e se Eden Hazard deve ancora far vedere, dopo due anni, il suo vero valore al pubblico madridista, il brasiliano Vinicius Junior, classe 2000, sta crescendo a ritmi pazzeschi, diventando sempre più decisivo. Meno travolgente ma dalle grandi potenzialità il connazionale Rodrygo, più giovane di un anno.
Formazione tipo
Real Madrid (4-3-3): Courtois; Carvajal, Eder Militao, Alaba, Mendy; Modric, Casemiro, Kroos; Bale, Benzema, Hazard
Shakhtar Donetsk: il calcio offensivo di De Zerbi nel Brasile di Ucraina
Dopo i risultati ottenuti e lo spettacolo offerto alla guida del Sassuolo negli ultimi anni Roberto De Zerbi si è guadagnato un palcoscenico europeo, anche se distante migliaia di chilometri dall’Italia. Il tecnico bresciano ha infatti accettato l’offerta della squadra di Donetsk (anche se, vista la situazione legata al conflitto nel Donbass, le partite casalinghe le gioca a Kiev), squadra che per il quinto anno consecutivo si è qualificata per la Champions League.
Gli ucraini però hanno mancato il passaggio alla fase ad eliminazione nelle ultime 4 occasioni, anche se nella scorsa stagione sono rimasti imbattuti sia contro l’Inter che contro il Real Madrid. Nell’edizione precedente, una volta retrocessi in Europa League, sono avanzati fino alla semifinale, quando sono stati schiantati dall’Inter per 5-0.
Da sempre una sorta di colonia brasiliana in terra ucraina, lo Shakthar vanta una schiera di giocatori particolarmente adatti a praticare il calcio offensivo e fatto di possesso palla di De Zerbi. Ai vari Marlos (brasiliano naturalizzato ucraino), Teté, Dodò, Marcos Antonio etc. si sono aggiunti il difensore Marlon, che De Zerbi ha avuto a Sassuolo, e l’ala Pedrinho dal Benfica. Gli unici giocatori che non sono in possesso di passaporto ucraino o brasiliano sono la giovane ala israeliana Manor Solomon, che già ha fatto vedere molte cose interessanti nelle scorse stagioni, e l’attaccante burkinabé Lassina Traoré, ventenne prelevato dall’Ajax e principale riferimento offensivo della squadra.
Formazione tipo
Shakhtar Donetsk (4-2-3-1): Trubin; Dodò, Marlon, Matvienko, Ismailly; Alan Patrick, Marcos Antonio; Pedrinho, Teté, Solomon; Traoré
Sheriff Tiraspol: la prima squadra moldava in Champions, anche se non si sentono tali
Tiraspol è la capitale di un territorio, la Transnistria, che fa parte della Moldavia solo nominalmente. L’autoproclamatasi Repubblica Moldava di Pridniestrov è di fatto uno stato indipendente, ancorché non riconosciuto dall’ONU, separato dal resto della Moldavia da una striscia di terra demilitarizzata.
Il potere in Transnistria è esercitato dal partito Oblonovlenie, propaggine politica della compagnia Sheriff, il cui marchio è presente praticamente in ogni attività di Tiraspol. La Sheriff è la compagnia fondata nel 1993 da due ex agenti del KGB, Viktor Gušan e Il’ja Kazmaly, che controlla praticamente ogni cosa in Transnistria, compresa la locale squadra di calcio che, fondata nel 1996, ha in breve tempo sottratto lo scettro di miglior squadra moldava allo Zimbru Chisinau (unica squadra del paese che aveva militato nella prima divisione sovietica).
Finalmente centrata la qualificazione alla fase a gironi della Champions League dopo anni di tentativi grazie al lavoro dell’allenatore ucraino Yuriy Vernydub, lo Sheriff schiera una squadra a dir poco cosmopolita, con pochissimi moldavi, giovanissimi, in rosa. In porta c’è il greco Georgios Athanasiadis, connazionale del trequartista Dimitrios Kolovos passato anche dalla selezione ellenica quando c.t. era Claudio Ranieri, mentre a centrocampo troviamo il macedone ex Lecce Boban Nikolov.
Il giocatore più decisivo è l’attaccante colombiano Frank Castaneda, faro offensivo della squadra, in particolare dopo il nuovo addio di Luvannor, brasiliano naturalizzato moldavo che è tornato nella penisola arabica dopo essere 2 mesi in cui ha accompagnato la squadra in cui aveva militato tra il 2013 e il 2015 a qualificarsi alla Champions League. Attenzione anche al centrocampista lussemburghese Sebastien Thill, fratello maggiore di quel Vincent che sembrava una grande promessa (non mantenuta) del calcio europeo, il quale sta avendo una carriera più interessante rispetto al fratello.
Formazione tipo:
Sheriff Tiraspol (4-2-3-1): Athanasiadis; Fernando Costanza, Arboleda, Dulanto, Cristiano; Thill, Nikolov; Bruno, Kolovos, Castaneda; Yansane