Una volta può essere un caso, due un indizio, la terza volta è la prova provata: l’Atalanta di Gasperini è la più spettacolare e spietata macchina da gol che questa Serie A conosca. Con 7 rifilati al Lecce nell’ultimo turno di campionato, la squadra bergamasca ha toccato quota 70 reti in campionato. Distribuiti su 25 partite sin qui giocate dalla “Dea”, fanno una media di 2,8 reti per partita. Numeri che fanno davvero impressione, e che sono lo specchio migliore della bontà del lavoro fatto dal “Gasp” nel plasmare la sua creatura.
Che vince, convince e diverte, facendo spellare le mani ai propri tifosi e raccogliendo anche gli elogi da parte di quelli delle altre. Perlomeno finché non finiscono nell’occhio del ciclone Atalanta. Tutte, grandi comprese, hanno ballato e non poco, e più di una squadra ne è uscita pesantemente danneggiata dall’incrocio con la banda di Gasperini. Per maggiori informazioni rivolgersi, fra gli altri, a Milan, Udinese, Torino e, ultima in ordine, Lecce: queste ultime tre sono accomunate dall’aver rimediato il settebello, mentre il Milan se l’è cavata, se così si può dire, “soltanto” con un 5-0.
Alla base di tutto, meccanismi oliati e interpreti che recitano a memoria gli spartiti vergati dal Direttore d’orchestra Giampiero Gasperini: da un Josip Ilicic in stato di assoluta grazia, alla devastante potenza di Duvan Zapata, tornato a pieno regime dopo l’infortunio; senza dimenticare l’apporto continuo dei centrocampisti, De Roon, Hateboer e Pasalic su tutti. Ma anche di chi, pur non partendo titolare, entra in corso d’opera e si unisce alla festa: si veda alla voce Muriel e Malinovskyi. Corsa, intensità e ritmi infernali dal primo all’ultimo minuto, uniti in un modo di giocare che ricorda moltissimo la Premier League, fanno il resto.
Unico neo, la tendenza a qualche distrazione di troppo in fase difensiva. Quelle che ad esempio hanno rimesso in gioco il Lecce permettendogli di impattare sul 2-2 dallo 0-2, o la rete subita in Champions contro il Valencia che lascia socchiuso un seppur piccolo spiraglio per gli spagnoli attraverso il quale provare a forzare la serratura e prendersi la qualificazione. Piccoli dettagli da sistemare per non vanificare quanto costruito in fase offensiva e provare a salire ancora uno step sulla scala che porta ai piani alti del calcio, in Italia e qualcosa di più. Perché ora arrivano i test probanti: la Lazio in campionato e il ritorno di Coppa in Spagna, in un catino bollente come il Mestalla.
Come diceva Dante Alighieri, cara Atalanta “lì si parrà la tua nobilitate”.