L’emergenza corona virus ha “suggerito” ad alcuni grandi campioni del calcio di lasciare le squadre di appartenenza e rientrare nei rispettivi paesi d’origine
Sono abituati a superare gli avversari con folgoranti dribbling per puntare verso quella rete da gonfiare con un tiro tanto potente quanto preciso. Oppure, sull’altra latitudine del campo, gli avversari sono abituati a fermarli, con tackle duri ma efficaci che permettono loro di recuperare la palla e capovolgere l’azione a favore della propria squadra. L’emergenza sanitaria scoppiata dopo il timore da contagio per l’espandersi del corona virus ha però in parte cambiato le carte in tavola. Alcuni dei grandi campioni dello calcio mondiale hanno deciso di “aggirare” l’avversario, di lasciare la compagnia di chi condivide con loro una maglia e farsene ritorno nelle rispettive comfort-zone, vicino ai parenti ma comunque lontani da quell’Italia che, oggi, appare come la fonte di un grande e grave pericolo. Nessun giudizio parziale, sia chiaro, perché la situazione che si è venuta a creare nelle ultime settimane è tale da dare una spiegazione plausibile ad ogni atteggiamento. C’è solo la considerazione che l’elenco di chi ha fatto ritorno a casa comprende quei giocatori che dovrebbero dare l’esempio, perché hanno in scia il tifo, spesso morboso, di migliaia di tifosi. Abituato ad essere ai vertici, il primo a lasciare l’Italia è stato Cristiano Ronaldo, tornato in Portogallo poche ore dopo la conclusione del surreale match di campionato giocato allo Stadium con l’Inter. Su di lui, da quel giorno, sono girate tante notizie, tutte poi rivelatesi “fake” compresa quella di una sua donazione di 23 milioni di euro a favore di alcuni ospedali della quale però non è mai giunta conferma. In casa Juventus, in parte destabilizzata dalla positività riscontrata di Daniele Rugani prima e Blaise Matuidi poi, Ronaldo non è l’unico ad aver salutato la truppa. Nelle ultime ore è rimbalzata la notizia, poi confermata, che il periodo di quarantena imposto dal club non è stato completato da Gonzalo Higuain tornato in Argentina (sembra che siano le condizioni della madre ad aver suggerito il viaggio al “Pipita”), Rodrigo Betancur volato in Uruguay, Sami Khedira rientrato in Germania e Miralem Pjanic andato in Bosnia. Restando in Italia, l’obiettivo è stato messo a fuoco sul Milan e, in particolare, su Zlatan Ibrahimovic che però dalla sua Malmoe si sta prodigando a più non posso: ha lanciato “Kick the virus away” grazie alla quale sta raccogliendo fondi per le Terapie Intensive e i Pronto Soccorso di Rozzano, Bergamo, Castellanza e Torino. Chi ha lasciato Milanello è anche Rafa Leao andato in Portogallo.
Altro club balzato agli onori della cronaca, stavolta non per gli eclatanti risultati del campo, è il Paris Saint Germain. La prospettiva dell’entrata in vigore delle restrizioni poi imposte dal governo guidato da Emmanuel Macron, ha fatto sobbalzare sulla sedia tre “star” della squadra parigina: Edinson Cavani rifugiatosi in Uruguay, Neymar da Silva Santos Júnior e Thiago Silva tornati in Brasile. Atteggiamenti, quelli tenuti dai tre giocatori che i parigini non hanno gradito. Nell’occhio del ciclone, manco a dirlo, c’è Neymar che prima scappa in fretta e furia, poi via Instagram applaude il sistema sanitario francese. La Federazione francese, in ossequio ai sacrifici imposti al popolo francese, non ha escluso che a questi giocatori venga concesso il rientro in territorio transalpino in tempi brevi. Un giocatore brasiliano di chiara fama, Juninho, ha invece dovuto alzare la voce affinché gli stranieri del Lione lasciassero il Paese. L’ex centrocampista della Selecao ha invitato i ragazzi a rispettare i termini della quarantena non abbandonando la città. Solo Thiago Mendes quindi, figura nell’elenco di coloro che hanno fatto ritorno in Patria.
Ad una “violazione” della quarantena è legato il caso più eclatante della settimana, quello che vede come protagonista Luka Jovic, il centrocampista del Real Madrid. Rientrato in Serbia senza l’autorizzazione del suo club, Jovic è stato denunciato dalle autorità del suo paese. Dopo essersi scusato scrivendo un post scritto da casa, il madridista è finito sotto la lente d’ingrandimento del governo del suo paese. Il Primo Ministro Ana Brnabic lo ha chiaramente minacciato d’arresto immediato se metterà il naso fuori casa, contravvenendo all’isolamento imposto. Una denuncia è arrivata anche a domicilio di Nikola Ninkovic, anch’egli serbo in forza all’Ascoli il quale nega ogni addebito e dichiara di essere tornato previo accordo col suo club.