Sarà il Siviglia la squadra rivale della Roma nella finale di Europa League in programma mercoledì 31 maggio a Budapest. Ma come giocano gli andalusi? Andiamo a conoscerli meglio.
Siviglia, la “mistica” dell’Europa League
Stagione | Avversario | Risultato | Sede finale |
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2005/2006 | Middlesbrough | 4-0 | Eindhoven – Philips Stadion |
2006/2007 | Espanyol | 2-2 (3-1 d.c.r.) | Glasgow – Hampden Park |
2013/2014 | Benfica | 0-0 (4-2 d.c.r.) | Torino – Juventus Stadium |
2014/2015 | Dnipro | 3-2 | Varsavia – Stadion Narodowy |
2015/2016 | Liverpool | 3-1 | Basilea – St. Jakob-Park |
2019/2020 | Inter | 3-2 | Colonia – RheinEnergieStadion |
Per il Siviglia questa sarà la settima finale di Europa League, tutte le precedenti sei si sono concluse con altrettante vittorie, tra il 2006 e il 2020. Queste, le rivali sconfitte: Middlesbrough, Espanyol, Benfica, Dnipro, Liverpool e Inter. Quindi c’è pure il precedente a favore contro un’italiana, l’Inter di Antonio Conte, tre anni fa.
Anche per questo motivo si parla di “mistica” per quanto riguarda gli spagnoli in questa competizione, visto che sembra realmente imbattibile o quasi. Di certo, se arriva in finale vince, almeno fino ad oggi, consolidandosi come una specie di “Real Madrid minore”, club principe in Europa ma non in Champions League, bensì nella competizione immediatamente inferiore in quanto a importanza.
La Roma dovrà tenere conto di questo, ovvio, anche se può contare su un allenatore che in quanto a esperienza internazionale non è secondo a nessuno. Anzi, José Mourinho nelle finali secche continentali è imbattuto, se non vogliamo contare la Supercoppa Europea del 2003 quando perse con il suo Porto contro il Milan.
Una stagione travagliata
Gli spagnoli hanno cambiato due volte l’allenatore durante l’annata. Hanno cominciato con Julen Lopetegui per poi proseguire con Jorge Sampaoli mentre ora in panchina c’è José Luis Mendilibar. Sono stati mesi decisamente caotici, ma pare che adesso la situazione si sia tranquillizzata.
Lopetegui, deus ex machina della squadra nelle precedenti tre stagioni (compresa la vittoria in Europa League contro l’Inter), è stato cacciato il 5 ottobre dopo una partenza da incubo, con 5 punti nelle prime 7 giornate nella Liga e un punto in tre partite di Champions League. Lopetegui che poi sarebbe finito al Wolverhampton, dove invece ha risollevato i Wolves da una situazione complicata.
Al posto del basco è arrivato Jorge Sampaoli, cavallo di ritorno visto che era stato allenatore del Siviglia nel campionato 2016-17. L’argentino ha provato a cambiare il rendimento della squadra, ma dopo un inizio discreto è finito in picchiata, con lo spogliatoio a pezzi e di fatto ammutinato contro di lui, un po’ come gli era successo con l’Argentina al mondiale del 2018.
Dopo il 2-0 subito in casa del Getafe il 19 marzo, quindi, ecco il licenziamento, con la squadra in zona retrocessione nella Liga ma qualificata ai quarti di Europa League per un pelo, dopo aver rischiato grosso contro il Fenerbahce. Europa League dove il Siviglia era finito per via del terzo posto nel suo girone di Champions dietro Manchester City e Borussia Dortmund.
Al posto di Sampaoli un totale outsider come José Luis Mendilibar, ex allenatore del piccolo Eibar, che mai era stato in un club così prestigioso. E invece ecco scodellato il miracolo, visto che dal suo arrivo il Siviglia ha perso una sola partita, ininfluente, contro il Girona in campionato.
Lo schema tipo del Siviglia
Probabile formazione per la finale
(4-2-3-1)
Bounou; J.Navas, Bade, Gudelj, Rekik; Fernando, Rakitic; Ocampos, O.Torres, Gil; En-Nesyri. All. Mendilibar
Mendilibar è un allenatore che non ha mai cambiato il suo modo di giocare: 4-2-3-1 con due esterni offensivi molto aggressivi e una difesa alta. Al Siviglia ha trovato un suo giocatore-feticcio, a proposito di esterni, che è Bryan Gil, talentuosissimo mancino abile nel rifornire i compagni di cross, come del resto ha fatto per Lamela nel ritorno della semifinale di Europa League contro la Juventus. Mendilibar l’aveva lanciato all’Eibar, anche se era di proprietà curiosamente proprio del Siviglia.
Altro giocatore chiave è l’esterno destro, Ocampos, lui visto in passato al Genoa e al Milan. L’attaccante è il marocchino En-Nesyri, centravanti alto e forte di testa, delegato a ricevere i cross o a ripulirli per l’inserimento dei centrocampisti come Oliver Torres.
In mezzo il fosforo è assicurato dalla coppia Rakitic-Fernando, col primo che non lo conosciamo certo oggi, al suo top era uno dei migliori registi in circolazione. Il brasiliano invece è l’equilibratore, non a caso durante l’anno è stato usato anche come difensore.
Il punto debole del Siviglia è la difesa, che peraltro sarà azzoppata in finale dall’assenza dell’argentino Acuna, espulso nei concitati minuti conclusivi della semifinale di ritorno. Al suo posto è probabile che Mendilibar ripeschi Rekik, che sarebbe un centrale ma che può adattarsi sulla sinistra.
In mezzo Bade e Gudelj non sono il massimo dell’affidabilità, anche perché il serbo sarebbe un mediano. Bade, invece, esuberante fisicamente ma un po’ impacciato, è facile che se la vedrà con Abraham. Ma è tutto l’anno in realtà che il Siviglia cerca di rattoppare il buco lasciato dalla cessione in contemporanea, e a peso d’oro, della fortissima coppia di centrali che aveva in precedenza: Koundé (finito al Barcellona) + Diego Carlos (all’Aston Villa).
Chi è rimasto, e che potrebbe sollevare la sua quarta Europa League, è Jesus Navas, inesauribile motorino sulla fascia destra; un terzino che si vede più in fase offensiva, ecco. In porta, infine, un altro marocchino, uno dei grandi protagonisti del Mondiale in Qatar: il portiere Bounou.
Dalla panchina non dimentichiamo le opzioni a disposizione di Mendilibar, specie in attacco. Le abbiamo viste contro la Juventus come hanno ribaltato l’inerzia, e cioè Suso e Lamela. Oltre a Montiel, terzino dell’Argentina campione del mondo.