Dopo 3 anni e 37 risultati utili consecutivi arrivati in seguito alla sconfitta per 1-0 contro il Portogallo del 10 ottobre 2018, l’Italia interrompe la sua striscia positiva in semifinale di Nations League contro una Spagna che con questo 1-2 vendica così l’eliminazione ai rigori subita nella semifinale dell’Europeo esattamente 3 mesi fa, il 7 luglio.
Gli iberici accedono così alla finale in programma domenica alle 20:45 sempre a San Siro, mentre gli azzurri saranno di scena nel pomeriggio dello stesso giorno allo Juventus Stadium nella finale per il 3° posto contro la perdente di Francia-Belgio, partita che si gioca sempre a Torino questa sera.
I motivi della sconfitta azzurra
Centrocampo sovrastato dagli spagnoli
L’Italia è scesa in campo con uno spirito arrembante nei primi minuti, per poi cedere progressivamente campo al palleggio degli spagnoli. Elemento chiave nel centrocampo iberico è stato Sergio Busquets, fulcro del gioco spagnolo che non è mai stato adeguatamente contrastato da un Barella deludente, come pure i suoi compagni di reparto Verratti e Jorginho.
Nonostante alcuni tentativi di alzare il ritmo del gioco e di trovare l’imbucata vincente, il centrocampo azzurro non è mai apparso in grado di competere con gli spagnoli sul piano del palleggio e del pressing.
Nel secondo tempo, in inferiorità numerica, Mancini è corso ai ripari rinunciando a competere sul piano del palleggio contro una Spagna con l’uomo in più, rinforzando la linea difensiva e inserendo uomini maggiormente di gamba come Locatelli, Pellegrini e Calabria in maniera da sfruttare le ripartenze veloci. Proprio Pellegrini infatti ha segnato il gol della bandiera arrivando a rimorchio su una bruciante ripartenza di Chiesa.
Centravanti inadeguato piuttosto che falso nueve
Un altro elemento che ha messo decisamente in crisi gli azzurri è stata la scelta, prevedibile, della Spagna di giocare con un falso nueve, ovvero Pablo Sarabia, invece che occupare il centro dell’attacco retrocedeva regolarmente sulla trequarti, attirando fuori posizione Bastoni e lasciando spazio agli inserimenti di Oyarzabal e Ferran Torres, rivelatisi letali.
L’Italia, nonostante fosse priva dei suoi due centravanti di ruolo Immobile e Belotti, ha schierato un’ala come Bernardeschi in posizione di centravanti, ruolo per il quale si è rivelato decisamente inadeguato.
Non è sufficiente mettere un centrocampista in mezzo all’attacco per parlare di falso nueve: Sarabia prima, Oyarzabal poi nell’attacco spagnolo giocavano in maniera tale da liberare lo spazio al centro dell’attacco, arretrando sulla trequarti o allargandosi in fascia, mentre nell’Italia Bernardeschi prima, con scarsissimi risultati, e Chiesa poi giocavano da prime punte classiche, attaccando la profondità e non portando mai via l’uomo per favorire i compagni.
Dopo l’espulsione di Bonucci è stato inizialmente Insigne a ricoprire il ruolo di punta, ma della sua partita si ricorda quasi esclusivamente una colossale occasione mancata per agguantare il pareggio qualche minuto prima del rosso al capitano.
Nel secondo tempo Kean ha giocato come punta classica, con risultati migliori dal punto di vista tattico rispetto ad Insigne che aveva ricoperto il ruolo dopo l’espulsione di Bonucci, ma rendendo ancora una volta evidente che quello del centravanti è uno dei problemi più pressanti per l’Italia: dietro Immobile e Belotti, che già in Nazionale non si avvicinano minimamente al rendimento che hanno nei club, c’è praticamente il vuoto, con Kean e Raspadori che non sono ancora al livello di sfide internazionali di questo calibro.
La follia di Bonucci
Ma la vera svolta negativa per la partita dell’Italia è stata l’espulsione di Leonardo Bonucci sul punteggio di 0-1. Il capitano azzurro si è prima fatto ammonire alla mezz’ora per una spropositata reazione verso l’arbitro in occasione di un fallo in attacco fischiato a Barella, quindi in maniera particolarmente ingenua è saltato in maniera scomposta su un contrasto, andando a colpire l’avversario con il gomito alto e rimediando quindi una seconda ammonizione che l’ha costretto a lasciare il campo di gioco ad una manciata di minuti dalla fine del primo tempo.
Con la difesa riadattata, ovvero con Di Lorenzo scalato a fare il centrale e Bernardeschi nel ruolo di terzino destro, la Spagna ha avuto gioco facile nel trovare gli azzurri fuori posizione e mettere a segno il secondo gol, sempre sull’asse Oyarzabal-Torres.
Per un giocatore della sua esperienza e responsabilità (ieri ha raggiunto Dino Zoff al 7° posto nella classifica degli azzurri con più presenze, 112) è ingiustificabile l’esplosione di rabbia che ha portato alla prima ammonizione. Il giocatore si è subito reso conto di aver esagerato ed è andato a parlare in maniera più tranquilla con il direttore di gara, ma la veemente e scomposta reazione subito dopo il fischio è stata decisamente fuori luogo per chi indossa la fascia da capitano. Ancor più grave quindi è stata la leggerezza con cui è saltato in maniera scomposta nemmeno un quarto d’ora dopo rimediando un’ammonizione praticamente automatica, regolamento alla mano.
Cosa c’è da salvare della partita dell’Italia
Nonostante la sconfitta e l’aver giocato per più di un tempo in inferiorità numerica, l’Italia ha tenuto bene il campo, riuscendo ad accorciare le distanze e chiudendo la partita con l’opportunità di ottenere un pareggio che sarebbe stato a dir poco eroico.
L’inserimento di Giorgio Chiellini nel secondo tempo ha donato alla linea difensiva compattezza e sicurezza, al punto che anche l’incerto Bastoni del primo tempo è visibilmente cresciuto.
Invece che sprecare energie in un pressing alto che con l’uomo in meno sarebbe stato probabilmente inutile, Mancini ha deciso di compattare la linea difensiva per recuperare palla bassi e ripartire in velocità grazie alle forze fresche di Pellegrini e Locatelli, oltre che dell’inesauribile Chiesa.
Nonostante un’attacco spuntato, l’Italia ha messo a segno il 99° gol della gestione Mancini, che ora con la finale per il 3° posto può puntare alla 100ª rete, terzo commissario tecnico della storia azzurra a tagliare questo traguardo dopo Vittorio Pozzo (inarrivabile con 233 gol sotto la sua gestione) ed Enzo Bearzot (115 gol).
Il gol è stato merito al 90% di Federico Chiesa, sempre più uomo in più della Nazionale cosi come della Juventus: l’esterno bianconero corre ad una velocità doppia rispetto ai compagni, si inserisce in attacco e rientra in copertura.
Da segnalare anche la buona partita di Emerson Palmieri sulla fascia sinistra: l’italo-brasiliano, dopo anni di utilizzo con il contagocce nel Chelsea, ha finalmente trovato continuità con la maglia del Lione e anche le sue prestazioni in Nazionale riflettono la cosa: per tutta la partita è stato uno dei giocatori maggiormente dinamici, dopo Chiesa.