Errori, problemi, poca presenza da qualcuna delle parti in causa, tanti infortuni, un pizzico di sfortuna e un capro espiatorio, Paulo Fonseca, che sembrerebbe pagare per tutti, anche per quelli che non hanno esattamente fatto il loro dovere.
Il Milan ha deciso di cambiare drasticamente rotta, dopo un inizio che definire negativo è probabilmente poco incisivo rispetto a come si è sviluppata la stagione fino alla fine dell’Anno 2024 e adesso chiede risposte al nuovo allenatore, ai giocatori che sono sembrati, ai più, i responsabili di una frattura che non si è ricomposta nello spogliatoio e ha continuato a dare risultati che poco hanno a che fare con la nobile storia del Milan.
Responsabilità di tutti?
Tra questi giocatori non può essere certo annoverato Alvaro Morata che, a fronte di cifre non certo esaltanti, è stato sicuramente il giocatore che più di altri, quando ha avuto la possibilità di giocare con continuità, ha profuso il proprio massimo sforzo per essere utile alla causa, molto più di qualche celebrato suo compagno campione, che sente certamente la responsabilità di un inizio di stagione non certo all’altezza delle aspettative.
In ogni caso il problema prettamente legato ai risultati stessi, fa il paio con una squadra deludente, che solo a sprazzi ha giocato con una certa capacità di dominare gli avversari come la rosa dovrebbe fare e, di sicuro, pochissime, sono state le partite al termine delle quali il tifoso milanista abbia potuto esclamare “questo è il Milan che vorrei vedere ogni volta che scende in campo“.
Tutto possiamo dire di Fonseca, ma non certo che non abbia provato a trovare una soluzione diversa da una partita all’altra: fin dalle prime giornate l’allenatore lusitano ha sempre anteposto, almeno nelle intenzioni, l’interesse della squadra a quello dei singoli e i risultati, purtroppo quasi tutti negativi, si sono visti abbastanza velocemente, con giocatori svogliati, gente che se ne va dall’altra parte del campo in attesa che termini il cooling break, atteggiamenti fuori linea e, più in generale, una frattura tra alcuni atleti e l’allenatore che era ormai diventata impossibile da nascondere.
Morata scelta giusta?
Di Morata stavamo cominciando a parlarvi e sempre di lui vogliamo avere la lucidità di continuare a scrivere, visto che, a prescindere dall’arrivo di Sergio Conceicao, la scelta di Morata è stata consequenziale all’arrivo del tecnico appena esonerato, ma non venga subito in mente di attaccare Fonseca, visto che Morata era comunque un’occasione da sfruttare e la scelta di puntare grosso anche su Abraham in arrivo dalla Roma, è sintomatica rispetto al fatto che anche Fonseca aveva dei dubbi sulla tenuta fisica di Morata per tutta la stagione.
Nelle prime partite di inizio stagione, compresa quella del derby vinto contro l’Inter, il ruolo di Morata aveva una doppia valenza di trequartista in fase di non possesso e compagno di reparto, perfettamente allineato nel 4-4-2 classico, di Abraham, quando i rossoneri tornavano a prendere il possesso del pallone.
Ciò era però possibile anche e soprattutto grazie ad una mossa di Fonseca, che permetteva di tenere Fofana basso e assegnare a Reijnders compiti di gestione della manovra offensiva e fino a quando questo accorgimento tattico ha funzionato, i risultati sono stati discreti.
Il problema era, e lo è tuttora, che il Milan costruito così non ha le caratteristiche tecniche per mantenere ben saldo il pallone tra i piedi, peculiarità necessaria per permettersi Alvaro Morata nel ruolo di punta. Pensate a gente come Leao, a Pulisic, a Theo Hernandez che non sono esattamente giocatori a cui piace il fraseggio per trovare l’imbucata giusta verso le due punte, ma amano, per caratteristiche personali, puntare l’uomo avversario, spesso dritto per dritto e provare a trovare la via della rete.
E adesso? Che si fa con Alvaro Morata?
La posizione di Fofana porta dunque a una doppia scelta, una sorta di “pick your poison“, che metterà Conceicao nell’ingrato compito di trovare una formula adatta allo schieramento rossonero, in modo tale da tenere un baricentro molto più equilibrato, senza dover chiedere al francese di fare gli straordinari e tenere il centrocampo da solo quando il pallone è dei rossoneri.
Come vi abbiamo dato conto in precedenza, Morata rappresenta una pedina importante nello scacchiere di qualsiasi club e, con l’arrivo del nuovo allenatore rossonero, la posizione della punta spagnola diventa ancor più decisiva rispetto ai dettami tattici di una squadra in difficoltà.
Non si può discutere sul valore di Alvaro Morata e adesso la patata bollente passa proprio a Sergio Conceicao che ha un compito molto difficile con il materiale umano a disposizione, ma non può fallire.
E lui lo sa.