Milano e Torino, le capitali calcistiche d’Italia, hanno visto numerosi giocatori passare da una delle quattro squadre principali delle due città ad un’altra, ma un giocatore è riuscito ad essere iconico per tutte, sia sui Navigli che sui Murazzi: Aldo Serena.
Unico giocatore, insieme a Christian Vieri, ad aver giocato i derby di Torino e di Milano con tutte e quattro le maglie e uno dei pochissimi (sei in tutto) giocatori italiani a riuscire a vincere lo scudetto con tre maglie diverse (Juventus, Inter e Milan), Aldo Serena è stato uno dei giocatori più iconici della Serie A negli anni ‘80, spesso portato come uno dei primi esempi della scomparsa delle “bandiere” ma nonostante questo ricordato benevolmente ovunque abbia giocato.
Gli inizi di Aldo Serena, l’approdo all’Inter e i primi prestiti
Aldo Serena nasce a Montebelluna nel 1960, da una famiglia che produce calzature da montagna in pelle, e fin da piccolo dimostra una passione smisurata per il calcio, giocando da centrocampista nelle fila del Montebelluna fino al momento in cui a 17 anni, in una partita contro il Venezia, venne schierato centravanti a causa dell’infortunio dei suoi compagni. È il campionato di Serie D e nella prima apparizione da attaccante Serena segna due gol.
A fine stagione saranno 9 le reti messe a segno e su di lui si posano gli occhi di vari club, su tutti l’Udinese e il Como. I friulani offrono 150 milioni di lire, cifra che i lariani non sono in grado di pareggiare, ma in soccorso della squadra lombarda arriva Giancarlo Beltrami, da poco direttore sportivo dell’Inter dopo esserlo stato proprio del Como. I nerazzurri si offrono come partner per la comproprietà del giocatore, che viene acquistato per 160 milioni con la prospettiva di giocare in Serie B con la squadra lariana. Ma la retrocessione del Como in Serie C complica i piani, e Serena viene quindi aggregato all’Inter, a 18 anni, come riserva di Altobelli e Muraro.
In maglia nerazzurra ha prevedibilmente poco spazio, ma dopo l’esordio in Coppa delle Coppe arriva anche la prima presenza in campionato, contro la Lazio, in cui va immediatamente in gol. Con il ritorno del Como in Serie B l’anno successivo si trasferisce alla società lariana, inanellando 18 presenze e 2 reti nel campionato concluso con la promozione in Serie A.
L’Inter, che ha riscattato l’intero cartellino, decide di mandarlo nuovamente in prestito a fare esperienza in Serie B, questa volta a Bari. In maglia biancorossa Serena matura definitivamente, mettendo a segno 10 gol in 35 partite, che gli valgono la conferma nella rosa dell’Inter di Bersellini per la stagione 1981-1982.
La stagione non è esaltante, né personalmente per Serena (2 gol in 21 presenze in campionato) né per l’Inter in generale (5ª in campionato), ma è proprio il ragazzo di Montebelluna a segnare il gol decisivo nella finale di andata di Coppa Italia contro il Torino, che alla luce del pareggio al ritorno vale la vittoria del trofeo, il primo in carriera di Aldo.
L’esperienza al Milan e la doppietta all’Inter appena prima del ritorno
La rete decisiva in Coppa Italia non è però sufficiente a guadagnarsi la riconferma, e in estate viene ceduto in prestito nuovamente in Serie B, questa volta ai cugini del Milan, nell’ambito di uno scambio che vide Collovati vestire il nerazzurro e Canuti e Pasinato, oltre a Serena, indossare la maglia rossonera. Il Milan di Ilario Castagner vince il campionato cadetto e in stagione Aldo somma 29 presenze e 14 gol (di cui 8 in campionato in 20 apparizioni).
Sono gli anni in cui Silvio Berlusconi acquista il Milan e, attraverso Canale 5, ha l’intuizione di organizzare un prestigioso torneo amichevole a fine stagione, il cosiddetto Mundialito, in cui si affrontavano varie società che avevano vinto la Coppa Intercontinentale nella propria storia.
È in questa occasione che gioca il primo derby della sua carriera, contro l’Inter, segnando due gol sapendo che era già stato deciso che sarebbe tornato in nerazzurro nella stagione successiva.
Nell’Inter allenata da Gigi Radice Serena fa coppia in attacco con Altobelli, e lascia il segno in campionato (8 gol in 28 presenze), Coppa Italia (5 presenze e 1 gol) e Coppa UEFA (2 reti in 4 gare), guadagnandosi tra le altre cose la chiamata nella Nazionale Olimpica per Los Angeles ‘84 (sarà uno dei sei giocatori nella storia dell’Italia ad aver segnato sia ad un Mondiale che ad un’Olimpiade).
Torino e Juve: i gol nei derby della Mole
Proprio mentre è negli Stati Uniti con la selezione olimpica viene ceduto nuovamente in prestito, questa volta al Torino, dove ritrova Radice. In maglia granata è protagonista di un’ottima annata, con 9 reti in 29 presenze in campionato, ma di queste due sono quelle memorabili: quella che sancisce la vittoria in rimonta nel derby di andata contro la Juventus, messa a segno al 90°, e quella realizzata con una spettacolare rovesciata contro il Verona capolista al Bentegodi nel girone di ritorno, uno dei gol che spingono il Torino ad un ottimo secondo posto, davanti proprio all’Inter.
Nell’estate 1985 Serena è convinto di affrontare la stagione successiva con la maglia dell’Inter, l’Inter lo cede in extremis all’ultima notte di calciomercato alla Juventus, nell’ambito del trasferimento di Tardelli dai bianconeri ai nerazzurri: Serena veste la maglia della Juve per la cifra di 6 miliardi di lire (di cui 3,2 rappresentati dal cartellino di Tardelli), e per firmare il contratto è costretto ad uscire prima dal concerto di Bruce Springsteen a San Siro, per il quale aveva preso i biglietti inconsapevole della trattativa in corso.
A Torino affronta la rabbia dei suoi ex tifosi granata, ma anche i successi agli ordini di Giovanni Trapattoni: sono suoi gli 11 gol in campionato (tra cui quello decisivo nel derby della Mole) che valgono lo scudetto, ma anche altre 9 reti nelle coppe e il rigore trasformato nella vittoriosa serie finale della Coppa Intercontinentale.
La stagione successiva, con Rino Marchesi in panchina, la Juve non si ripete agli stessi livelli, ma Serena mette comunque a segno 16 gol in 36 presenze in totale (10 in 26 gare in campionato).
Il ritorno all’Inter e la consacrazione definitiva, prima dell’ultima parentesi al Milan
Nell’estate 1987 Serena riceve una nuova chiamata dall’Inter, allenata da Trapattoni e che versa 3,5 miliardi nelle casse della Juventus per riprendere il suo vecchio centravanti. Nelle quattro stagioni successive Serena vive gli anni più importanti della sua carriera, nonostante inizialmente paghi una serie di infortuni e di periodi di scarsa forma.
È comunque protagonista con una doppietta nella vittoria sulla Juve di Marchesi, così come in Coppa UEFA con un’altra doppietta al Besiktas.
Ma è nella stagione successiva che Aldo vive il momento migliore della carriera: è il terminale offensivo di una squadra che conta anche su Lothar Matthäus, Andreas Brehme, Nicola Berti, Ramón Diaz, Beppe Bergomi, Walter Zenga… È l’Inter capace di vincere lo scudetto dei record, in cui Serena si laurea capocannoniere con 22 reti. Indimenticabile il tuffo di testa su assist di Bergomi con cui decide il derby della Madonnina nel dicembre 1988.
Serena vince con i nerazzurri poi anche la Supercoppa Italiana (suo il gol del 2-0 sulla Sampdoria) e la Coppa UEFA nel 1991 in finale contro la Roma, nella sua ultima partita in nerazzurro.
Nell’estate 1991 Fabio Capello lo vuole al Milan, per ricoprire il ruolo di vice-Van Basten, ma saranno due stagioni da comprimario con 17 presenze e nessun gol, prima del ritiro definitivo a soli 32 anni. Sia in campionato che in Coppa Italia non scenderà in campo nei derby contro l’Inter: l’unico derby giocato con la maglia del Milan resta quindi quello del Mundialito, torneo prestigioso ma non ufficialmente riconosciuto.