La via del tramonto di questa stagione NBA 2020/2021, ci ha regalato due partite che in pochi, a ottobre, avrebbero pensato formassero le due finali di Conference. Partiamo con l’analisi della sfida a Ovest tra Suns e Clippers
La prima volta dei Clippers
Una stagione altalenante, qualche problemino nella sua parte centrale e il duo delle meraviglie.
Finalmente i Clippers non sono più, o almeno non lo sono quest’anno, la parte oscura di Los Angeles.
Vissuti per decenni sotto il dominio dei cugini in maglia giallo-viola, i Clippers hanno finalmente assaporato una vendetta corposa, alla luce dell’eliminazione dei Lakers al termine del primo turno play off contro i Phoenix Suns di Chris Paul, eliminazione giunta da campioni in carica
Kawhi Leonard e Paul George erano attesi alla stagione del rilancio, dopo la disastrosa parte finale dei playoff del 2020, quando i Clippers riuscirono nell’impresa di farsi rimontare dai Nuggets di Nikola Jokic, avanti nella serie per 3-1 e a un solo passo dalla loro prima finale di Conference.
In quell’occasione si fece ancora più grossa la voce di chi ama parlare di “maledizione-Clippers”, una vecchia storia che la franchigia si porta dietro dagli anni 70.
La settimana scorsa tale maledizione sembrava accanirsi, alla luce dell’ennesimo infortunio di Kawhi Leonard, uscito malconcio da Gara 4 contro Utah sul 2-2.
E invece succede che a sedersi dalla parte giusta dell’epica rimonta, questa volta spetta proprio ai Clippers che ne infilano 4 di seguito e si regalano la prima, storica, Finale della Western Conference.
Suns inferno e ritorno
A sfidare la squadra di Los Angeles, ci penseranno, o meglio, ci stanno già pensando, i Phoenix Suns.
La squadra dell’Arizona ha trovato quella che sembra l’alchimia giusta alla fine della passata stagione, quando, nella bolla di Orlando dove si giocò tutto il finale del 2020, playoff inclusi, riuscirono a chiudere un clamoroso ciclo di 8 partite vinte di seguito, che non bastarono a centrare i play in a favore dei Grizzlies, i quali vi accedettero grazie a un tiebreaker migliore.
Da quella spettacolare cavalcata, i Suns hanno preso coscienza della loro forza, cominciando questa stagione con un piglio diverso che ha permesso loro di disputare una regular season da fantascienza.
La stagione regolare si è chiusa per Phoenix con un secondo posto che ha originato la sfida coi i campioni in carica dei Lakers, non esattamente un accoppiamento sperato in casa Suns, visto il piazzamento finale.
Battuti i giallo-viola abbastanza nettamente a Gara 6, il capolavoro di Booker e compagni ha preso forma al secondo turno, quando è arrivato lo “sweep” ai danni dei Denver Nuggets.
Il 4 a 0 alla squadra di Jokic ha definitivamente posto Phoenix al vertice tra le favorite ad Ovest e, anche se i Clippers sono una brutta gatta da pelare, la serie è cominciata per loro nel migliore dei modi.
Chris Paul e Kawhi Leonard, tornate presto!
Prima di prendere di petto l’analisi e le chiavi della serie, è opportuno capire quanto i due uomini chiave dei due quintetti, sottraggano alla potenzialità del gioco di ognuna di esse.
Per i Suns la perdita della loro guida in campo e fuori, è stata un tiro mancino piuttosto duro da assorbire, anche se il contraccolpo è stato meno devastante del previsto, vista la reazione della squadra in Gara 1.
Paul è fermo fin dalla fine della serie contro i Nuggets per il famoso protocollo di sicurezza applicato ai giocatori a cui è stato diagnosticato il Covid e il suo rientro è atteso al conseguimento del primo dei tamponi che risulterà negativo tra quelli ai quali CP3 si sottoporrà nei prossimi giorni.
Più grave e preoccupante l’infortunio di Kawhi Leonard, il cui ginocchio è sottoposto a continue cure e monitoraggi da parte dello staff medico dei Clippers.
Il campione NBA con Spurs e Raptors, non è partito con la squadra per la trasferta di Phoenix, ma la notizia che fa ben sperare i fan dei Clips per un suo rientro nella serie, è che lo Status per Gara-2 non è ancora “ruled out”.
Sarebbe un peccato assistere alle rimanenti partite tra queste due squadre senza i loro due uomini più rappresentativi.
Le chiavi della Serie
Partiamo proprio dai sostituti di chi non ci sarà.
In Gara 1 Terance Mann non ha ripetuto la strepitosa prestazione della partita decisiva contro gli Utah Jazz, quando mise a segno qualcosa come 39 punti, portando i suoi alla finale di Conference.
I limiti del giovane giocatore dei Clippers, “sophomore” scelto due anni or sono dalla squadra di Los Angeles, si sono tutti manifestati contro i Suns e la mancanza di Leonard si è fatta sentire con una certa importanza.
Sembra proprio questo il problema maggiore per coach Lue, visto che per il resto la squadra ha dimostrato di girare tutto sommato abbastanza bene.
Mann ha chiuso con un poco confortante 3-4 al tiro anche se il suo 3-3 immacolato da 3 punti, palesa la richiesta del coach di non forzare nelle situazioni che non lo richiedevano e i 4 falli della shooting guard non hanno aiutato.
L’altro problema è Marcus Morris, troppo discontinuo durante la stagione e negativo nella maggior parte delle partite dei playoff fin qui disputate.
Ancora bene, invece, Paul George, che sembra aver ritrovato la sua vena migliore in entrambe le metà campo.
Un’eventuale, seppur poco pronosticabile, rientro di Leonard, darebbe maggiori chance alla squadra di Lue.
Molto migliore l’impatto del sostituto di CP3 nel quintetto di partenza di Cameron Payne, che sembra la spalla ideale di un Devin Booker in stato di grazia.
Il suo minutaggio è quasi raddoppiato rispetto alle precedenti serie con Lakers e Nuggets e il risultato è davvero confortante.
Undici punti con 9 assist, i dividendi offensivi del prodotto di Murray State, la cui esperienza non ha ovviamente nulla a che vedere con l’omologo dei Clippers.
Il fattore di questa serie sembrerebbe però essere il già citato Booker, che ha cominciato alla grandissima, realizzando una tripla doppia con 40 punti guarniti da 11 assist e ben 13 rimbalzi, vero e proprio rebus per la difesa di Lue.
La coperta dei Clippers è corta soprattutto quando ci avviciniamo sotto entrambi i canestri, visto che DeAndre Ayton ha spesso banchettato, rifilando agli avversari 20 punti, con l’aggiunta di 9 rimbalzi e 2 assist.
Equilibrio in vista
Il risultato della notte appena trascorsa, non deve però ingannare, visto che l’assenza dei due campioni di cui abbiamo fin qui parlato, accorcia e non di poco le rotazioni di entrambi gli allenatori.
Lue ha utilizzato 10 effettivi, tra i quali Kennard, apparso piuttosto appannato, che ha messo a referto solo 8 minuti.
Monty Williams ha fatto addirittura meglio, o peggio a seconda di come la si vuole vedere, visto che a mettere piede in campo sono stati solo 9 dei suoi uomini, tra i quali Saric e Moore che non sono andati oltre gli 11 minuti di impiego.
Il riposo maggiore dei Suns, che hanno portato a casa presto la serie contro Denver, potrebbe alla lunga giovare a Phoenix e il rientro di Paul è molto più vicino di quello di Leonard.
Con ogni probabilità andrà alle Finals la squadra che sentirà meno la stanchezza, soprattutto se la serie dovesse protrarsi oltre Gara 4 o 5.
Aspettiamocelo, i valori in campo non sembrano così diversi.