La popolarità dell’NBA, a livello planetario, non è solo dovuta alla miriade di campioni che giocano o che sono transitati nella lega di pallacanestro più famosa del mondo; non è solo grazie ai team sparsi per tutta l’America che hanno visto nella storia scontri epici che hanno fatto la storia dello sport.
Più semplicemente, uno dei motivi per cui l’NBA è facilmente riconoscibile nel mondo è grazie al suo celebre logo.
Logo che ha tutta una sua storia: andiamola a conoscere.
La storia del logo NBA
Lo stemma NBA, in cui un giocatore in bianco ha la palla e gioca su uno sfondo rosso e blu (colori, questi, ufficiali della pallacanestro americana), risulta essere particolarmente discusso da decenni.
Tutto nasce nel 1969 da Alan Siegel, esperto grafico americano appassionato di basket, che all’epoca fonda la Siegel&Gale, quella che diventerà una tra le maggiori agenzie di marketing a stelle e strisce.
Alan viene chiamato in causa per un motivo molto semplice: l’NBA, all’epoca, vive anni di grande competizione (sia a livello sportivo che di sponsor e introiti) con la ABA (American Basketball Association), federazione parallela che inevitabilmente le sottrae risorse.
Pertanto, i vertici NBA decidono di attuare una politica che potesse canalizzare su di sè l’interesse di tifosi e sponsor. E una delle prime decisioni risulta quella di interpellare Alan Siegel (che aveva guadagnato in popolarità avendo giù disegnato il simbolo ufficiale della MLB, la nota Major League Baseball), chiedendogli un logo efficace anche per la pallacanestro.
Dopo qualche giorno di riflessione, Siegel trova l’ispirazione sfogliando una rivista sportiva dell’epoca: più precisamente, nota Jerry West, playmaker dei Los Angeles Lakers, immortalato in uno dei suoi palleggi mentre punta il canestro avversario, e decide che quello potrà essere lo stemma NBA. Nei fatti, l’immagine risulta particolarmente dinamica, dal momento che il giocatore, ritratto durante un’azione d’attacco, sembra quasi in movimento: e questo effetto sarebbe risultato più che iconico se immortalato in uno stemma.
Le polemiche sullo stemma NBA
Il logo concepito da Siegel piace ai vertici NBA, che lo utilizzano in ogni modo fin da subito per caratterizzare la propria lega, raffigurandolo nel marketing, nei prodotti ufficiali, su tv e giornali.
Nei primi anni tutto è filato liscio e lo stemma ha portato i suoi frutti da un punto di vista comunicativo; in seguito, però, qualche diatriba sembra esserci, dal momento che Siegel ammette che la NBA non vuole rendere nota l’identità del giocatore ritratto (Jerry West) per non incorrere in fastidiosi contenziosi di carattere economico. Non solo: lo stemma NBA sarebbe dovuto essere associato ad ogni giocatore, e non riconoscersi in uno in particolare.
West stesso prova un certo imbarazzo nella questione, dal momento che persino nella sua autobiografia del 2010 ha usato toni polemici non tanto sulla scelta di Siegel, quanto sull’atteggiamento dell’NBA di non voler ammettere che fosse lui il giocatore del logo.
A partire dagli anni ’90, poi, più di qualcuno inizia a sostenere che il logo sarebbe da rimodernare e ridisegnare, magari inserendo la silhouette di Micheal Jordan; al termine di una serie di valutazioni, però, si è scelto di restare col logo storico di West, dal momento che una modifica dopo tanti anni potrebbe rappresentare un clamoroso autogol dal punto di vista commerciale.
Jerry West, l’uomo del logo NBA
In ogni caso, il noto marchio NBA è disegnato su una foto di Jerry West, che comunque negli anni ’60 e ’70 è stato uno dei più affermati campioni della pallacanestro americana.
Basti pensare che ad oggi West (oro a Roma nel 1960 con gli Stati Uniti e campione NBA nel 1972) è stato inserito nella Hall of Fame nel 1980, riconoscimento dedicato solo agli sportivi più meritevoli. Inoltre, dal 2005 il suo numero 44 è stato ritirato dai Los Angeles Lakers, a conferirgli – almeno in questo modo – una sorta di iconica immortalità. Lui che, involontariamente, è diventato la più diffusa icona NBA della storia.