“Ho messo tutto il mio cuore giocando. Se fai così, puoi fare dei tiri, a volte puoi sbagliare. Ma la cosa più importante è la tua attitudine. Sono davvero orgoglioso della mia carriera e vorrei continuare a giocare ancora un paio d’anni. Vedremo”.
Soffermiamoci su quel “ancora un paio d’anni”, perché chi parla è Sergio Llull, classe 1987 e tra i giocatori più vincenti del basket europeo, simbolo di quello spagnolo e della sua Nazionale, con la quale ha vinto tutto: 2 medaglie olimpiche, un oro mondiale, 3 ori e un bronzo europei.
Compirà 37 anni a novembre, ma stando alle sue parole è pronto a sfiorare in 40 sul parquet e, se il fisico dovesse reggere, è plausibile che possa essere ancora protagonista ai massimi livelli. Intanto, con il suo Real Madrid si è qualificato, per il secondo anno consecutivo, alle Final Four di Eurelega, dove proverà a vincere la quarta personale.
La storia con il Real Madrid
Nato il 15 novembre 1987 a Mahón, sull’isola di Minorca da una famiglia legata alla pallacanestro (il nonno era allenatore, il padre giocatore), Llull ha mosso i suoi primi passi con la palla a spicchi sin dall’infanzia, coltivando una passione che lo ha portato a diventare non solo un grande giocatore, ma un vero e proprio simbolo di uno dei club più prestigiosi al mondo: il Real Madrid.
La sua storia con il club della capitale è un poema epico. Sergio capì di essere pronto a spiccare il volo dalla sua isola felice quando aveva 15 anni e in una partita giovanile segnò 71 punti con 19 assist. Non ci fu bisogno di altro, il ragazzo di Minorca lasciò casa per trasferirsi a Manresa, diventando una presenza fissa delle nazionali giovanili spagnole, debuttando in Liga e trovandosi dopo 4 anni con la maglia bianca del Real Madrid addosso.
Nato come guardia estrosa, col tempo si trasformò in un playmaker con licenza di segnare (point-guard nel linguaggio moderno). Inizialmente dovette dividersi lo spazio in regia con Sergio Rodriguez ma quando questi tornò in NBA, a Philadelphia, per un anno salvo rientrare in Europa ma al CSKA, Llull diventò a tutti gli effetti il leader in campo del Real e, dopo il passaggio di Doncic, fu sempre più così, ancora oggi in una squadra dove parte dalla panchina ma riesce molto spesso a essere decisivo, come accaduto in gara 1 dei playoff dell’attuale Eurolega contro il Baskonia, nella quale ha superato Juan Carlos Navarro come leader all-time per triple segnate in Eurolega (624).
Llull ha dedicato tutta la carriera al Real Madrid, squadra per cui faceva il tifo da bimbo, quando giocava sia a calcio che a basket con l’obiettivo di giocare e vincere indossando quella camiseta. Nel 2009 venne scelto dai Denver Nuggets per poi finire agli Houston Rockets, che provarono più volte a convincerlo ad andare in America, con tanti soldi messi sul piatto e un ruolo importante, ma Sergio non accettò mai. Da oltre un decennio è tra i playmaker più forti d’Europa, una leggenda. E’ il 5° miglior realizzatore dell’Eurolega con più di 3600 punti segnati in poco più di 370 gare e, probabilmente, andando in NBA tutto questo non sarebbe stato ugualmente realizzabile.
Il suo palmares racconta di 7 campionati spagnoli, 7 Copa del Rey, 9 supercoppe, una coppa Intercontinentale e 3 Eurolega, con la possibilità di giocarsi la quarta in questa stagione (per quello che sarebbe un back to back clamoroso).
Il crociato rotto e il ritorno in grande stile
Tuttavia, la strada di Llull non fu priva di ostacoli. Nel 2017 subì un grave infortunio al ginocchio (rottura del legamento crociato), durante una partita con la nazionale, che mise a rischio la carriera. Non fu quello però a fermarne l’incedere: Sergio affrontò la riabilitazione con determinazione ferrea e al suo ritorno in campo si capì che la sua storia non era ancora giunta alle pagine conclusive.
Oggi Llull continua a incantare e a ispirare con il suo modo inconfondibile di stare in campo, che quando lo guardi sai che da un momento all’altro può inventarsi una tripla che scombina i piani della difesa avversaria. Il suo nome è e sarà per sempre legato al Real Madrid, che presumibilmente ritirerà la sua maglia quando deciderà di ritirarsi. Un momento questo che, stando a quanto detto dallo stesso Sergio, sembra ancora molto lontano.