Sia da giocatore che da allenatore, il serbo si è imposto all’attenzione generale non solo per doti tecniche superiori alla media ma anche per una spiccata mentalità vincente
C’è sempre stata la palla a spicchi nella vita di Aleksandar Đorđević, o se meglio preferite Djordjevic, estro e talento al servizio della pallacanestro quand’era giocatore, competenza e sagacia oggi che è apprezzatissimo allenatore. Il trait d’union è una spiccata mentalità vincente che lo ha accompagnato in ogni momento di crescita. Nato a Belgrado il 26 agosto del 1967, Aleksandar Djordjevic era figlio di Bratislav, allenatore tra i più considerati di quell’epoca. La prima maglia indossata da colui che poi verrà conosciuto come Sasha, è quella del Partizan Belgrado, club col quale esordirà in prima squadra vincendo tre campionati nazionali, una Coppa Korac ma soprattutto l’Eurolega del 1992 sulla quale mise la sua firma, eseguendo la tripla allo scadere che stese definitivamente la Joventud Badalona. Sulla scia dei successi e di una crescita esponenziale (andò anche per un breve periodo ai Boston Celtics senza però mai scendere in campo in gare ufficiali…) Djordjevic sbarca a Milano, sponda Olimpia, prende per mano la squadra e la porta sino alla vittoria della Coppa Korac. Nel 1994 Sasha è chiamato da Sergio Scariolo alla Fortitudo Bologna dove dispensa basket lungo due stagioni disputate ad altissimo livello. Gli scouting americani scrivono il suo nome sul taccuino e nel 1996 arriva la chiamata dei Portland Trail Blazers con i quali confeziona solo 8 presenze ma non riesce ad esprimere tutto il suo talento. Le sirene spagnole si fanno insistenti, a Sasha Djordjevic arriva a Barcellona vincendo due campionati e una Coppa Korać prima di passare ai rivali del Real Madrid che conduce allo scudetto nel 2000. Il successivo rientro in Italia regala poche soddisfazioni all’estroso serbo: con la Scavolini Pesaro perde la finale di Coppa Italia e perde la semifinale scudetto con Siena poi campione. Tornato all’Olimpia Milano è protagonista della finale più chiacchierata della storia del basket italiano, ovvero quella giocata al cospetto della Fortitudo Bologna e decisa dal tiro del “bolognese” Ruben Douglas all’ultimo secondo, convalidato dagli arbitri solo dopo una lunga consultazione dell’instant replay che fu adottato nel campionato italiano proprio quell’anno. Al termine della stagione, Sasha annuncia il suo ritiro ma resta nel mondo del basket intraprendendo la carriera di allenatore. E’ lui il timoniere della nazionale di Serbia e Montenegro che si impone prepotentemente sulla ribalta internazionale dopo aver dato il suo contributo prezioso anche da giocatore (conquistò tre volte il titolo di Campione d’Europa in Italia nel 1991, in Grecia nel 1995 e in Spagna nel 1997 e il titolo di Campione del Mondo in Grecia nel 1998). Con Djordjevic in panchina, i serbi hanno conquistato due preziosissimi allori: il secondo posto al Mondiali del 2014 giocati in Spagna alle spalle degli Stati Uniti e la medaglia d’argento vinta alle Olimpiadi di Rio 2016 dopo aver lungamente tenuto testa al Dream Team. Sasha Djordjevic ha fatto strada anche come allenatore di club, avendo l’Italia come punto di rifermento. Subentra a Lino Lardo alla guida dell’Olimpia Milano, esordendo con una sonante vittoria contro i campioni d’Europa del Maccabi ottenendo i pieni consensi degli addetti ai lavori. Le “scarpette rosse” hanno però un andamento ondivago, non certo per colpa del coach, chiudono al 7º posto la stagione regolare del campionato e perdono gara 5 ai quarti del play off con la Benetton Treviso. La scena si ripete nella stagione 2006-2007, quando l’Olimpia di Djordjevic arriva in semifinale sia in campionato che in Coppa Italia. Chiusa la parentesi di Milano, il tecnico serbo siede in rapida successione sulle panchine della Benetton Treviso (poi travolta dai problemi societari), del Panathinaikos (dove paga a caro prezzo l’eliminazione dall’Eurolega) e del Bayern Monaco. Nella stagione 2018-2019 è tornato a Bologna, passando però sulla sponda Virtus, ed ha guidato i felsinei alla vittoria della Champions League (seconda per importanza alla sola Eurolega) superando in finale Tenerife. In questa stagione, Djordjevic ha condotto la Virtus al primo posto del campionato italiano bruscamente interrotto proprio quando Bologna era al vertice della classifica ed era la più chiara favorita per la conquista del titolo.