Ai giorni nostri è assolutamente consueto vedere così tante soluzioni da oltre l’arco prese da entrambe le squadre nell’ambito di una partita. È diventata la normalità e gli appassionati si sono ormai divisi in due fazioni: chi apprezza questo nuovo tipo di pallacanestro, più rapido e veloce (una sorta di “Run’N’Gun”, ovvero “Corri e tira”), e chi invece è nostalgico di un’epoca passata, in cui gli schemi presupponevano che diversi palloni finissero ai lunghi per il classico gioco spalle a canestro. Ma quando è nato il tiro da tre punti?
Dove tutto è iniziato
La stagione 1967-68 è stata fondamentale per sperimentare il tiro da tre punti. All’epoca erano presenti due leghe cestistiche americane: la ABA (American Basketball Association) e la NBA (National Basketball Association), con la seconda che nacque ufficialmente nel 1949 dalla fusione della BAA (Basketball Association of America, nata nel 1946) e della NBL (National Basketball League, nata nel 1937). Fatta questa dovuta premessa iniziale, sarà proprio la ABA a provare ad introdurre per la prima volta una grande novità nel mondo della palla a spicchi, ovvero il tiro da tre punti. C’era già stato un tentativo, poi cassato, nel 1961, ma è all’inizio della stagione 1967-68 che l’idea viene effettivamente messa in pratica. A volere questa nuova regola fu la leggenda George Mikan, ex giocatore dei gloriosi Minneapolis Lakers e in quel momento Commissioner della ABA. La sua volontà era quella di aumentare lo spettacolo (e anche gli incassi, a discapito della Nba), oltre a permettere agli atleti più piccoli di poter aprire il campo con le conclusioni da oltre l’arco.
Jerry Harkness nella storia
Il 3 novembre 1967 viene dunque scritta la prima pagina di storia del tiro da tre punti. A sfidarsi, in ABA, sono Indiana Pacers e Dallas Chaparrals e la gara è talmente combattuta che, ad un secondo dal termine, John Beasley (Dallas) realizza il canestro del +2 (116-118) che sembra mandare i titoli di coda. Indiana crede di poter solamente di pareggiare la partita, ma, senza usare timeout (all’epoca si preferiva lasciar giocare), c’è bisogno di un tiro della disperazione. A prendersi la responsabilità, con un gancio tutto campo, è proprio Jerry Harkness, servito dalla rimessa effettuata dal suo compagno Olivier Darden. I Chaparrals passano dai festeggiamenti ai musi lunghi, questo perché il tiro di Harkness bacia il tabellone e si infila nel canestro. Si pensa già al supplementare, ma la ABA, come detto, aveva appena introdotto il tiro da tre punti: è vittoria Pacers di un solo punto. Harkness segnò quel giorno un game winning che divenne subito un game changing, in poche parole un canestro che cambierà le sorti del basket, non solo della ABA. Il vero problema è che di quel 3 novembre 1967 non esistono immagini. La tv non aveva trasmesso la partita, gli highlights non c’erano e solo un migliaio di fortunati presenti assistettero allo storico evento. E Harkness, scherzando, dichiarò in spogliatoio: “Mi sono allenato su quel tiro tutto il giorno”.
La ABA inglobata dalla NBA
Anche il 1976 è un altro anno storico, dato che la ABA viene sostanzialmente inglobata dalla NBA, la quale dunque si espanse, aumentando il numero di squadre presenti nella lega. L’ormai defunta ABA aveva introdotto alcuni esperimenti, come il tiro da tre punti, ma la NBA era ancora restìa ad accettarli. Tre anni dopo però, anche la National Basketball Association cedette alla tentazione: nella stagione 1979-80, la prima di Magic e Bird, venne sdoganato il tiro da oltre l’arco. E chi fu il primo a segnarlo? Si trattò proprio di un giocatore dei Celtics, Chris Ford, che realizzò il canestro pesante contro i Rockets, il 12 ottobre 1979, all’esordio di Larry Bird con la canotta di Boston. Ford giocò dal 1972 al 1982 in Nba, prima con i Pistons e poi, per l’appunto, con i Celtics, vincendo l’anello nel 1981. Dal 1983 al 2004 diventerà allenatore sempre in Nba, tra la stessa Boston, Milwaukee, Los Angeles (Clippers) e Philadelphia. Ci ha lasciato l’anno scorso (gennaio 2023) all’età di 74 anni.
La novità diventa normalità
Per diversi anni il tiro da tre punti rimarrà una delle tante soluzioni della pallacanestro, sicuramente meno utilizzata del gioco in post basso o degli schemi tradizionali che prevedevano palla sotto e tanta fisicità. Dagli anni ’90 in poi però il volume delle conclusioni da oltre l’arco inizierà progressivamente ad aumentare, con la nascita anche di alcuni specialisti del settore nel corso dei primi anni Duemila. Ricordiamo ad esempio atleti del calibro di Reggi Miller e Steve Kerr, passando per Dirk Nowitzki, Ray Allen e Kyle Korver, fino ad arrivare ai team che hanno fatto la storia del gioco attraverso il tiro da tre punti, come i Golden State Warriors di Steph Curry e gli Houston Rockets di James Harden, senza dimenticare i “7 seconds or less” dei Phoenix Suns di coach D’Antoni e di Steve Nash.
Ed è proprio Steph Curry ad aver superato Ray Allen come miglior tiratore da tre punti di ogni epoca. Il 15 dicembre 2021 infatti, al Madison Square Garden (dove, per altro, è iniziata la definitiva ascesa di Steph nel 2013, anno in cui segnò 54 punti), i Golden State Warriors affrontano i New York Knicks in Regular Season. Con 7 minuti abbondanti ancora da giocare nel primo quarto, Wiggins riceve spalle a canestro e, vedendo uscire Curry dai blocchi, lo serve con un passaggio preciso. Nonostante la mano in faccia di Burks, il numero 30 dei Warriors prende, spara e segna, in un amen. Tutti sanno che è in quel momento che viene stabilito il nuovo record all-time per triple segnate, 2977 in 789 partite, ed è in quel preciso istante che l’incontro si ferma per celebrare il traguardo raggiunto da Curry, con Ray Allen che si colloca appena dietro di lui. Chi invece ha segnato più triple in una singola partita è il suo ormai ex compagno di squadra Klay Thompson, lo Splash Brother passato questa estate a Dallas: Klay ne ha infatti realizzate ben 14 in una sola partita, quella del 29 ottobre 2018 sul parquet dei Bulls.