La storia della pallacanestro professionistica americana è sempre stata piena di zeppa di ere che, ciclicamente, hanno messo i paletti ai domini di questo o quel fenomeno cestistico dell’epoca di riferimento.
Se vogliamo rimanere in tema di dominio, nel corso degli ultimi due decenni scarsi, abbiamo assistito a quello di Lebron James, lo sceriffo dei saloon di basket di tutti gli Stati Uniti, al quale si sono aggiunti nel tempo Steph Curry coi suoi Warriors, Kevin Durant, James Harden, Russell Westbrook e, ancor più recentemente, Giannis Antetokounmpo, vero e proprio prototipo del giocatore dell’era moderna.
Gli ultimi draft di qualità, da Doncic a Morant
Se invece vogliamo dare uno sguardo a quelle che sono le nuovissime leve che andranno a sostituire nei campi e nei cuori di appassionati e tifosi nei prossimi anni, dobbiamo fare riferimento ai prodotti degli ultimi tre draft, soprattutto per capire quali, tra essi, saranno i nuovi dominatori del nuovo mondo NBA.
Il 2018 è stato probabilmente l’anno più prolifico sotto questo aspetto.
È stato l’anno del clamoroso scambio tra Atlanta e Dallas della coppia Luka Doncic-Trae Young, chiamati rispettivamente da Hawks e Mavs, per poi essere immediatamente trasferiti sulla costa opposta.
Chi ci ha guadagnato di più è impresa ardua riconoscerlo.
Numeri alla mano lo sloveno sembra aver impressionato di più rispetto al prodotto di Oklahoma, ma la strada ai playoff percorsa nel 2021 da Atlanta ha rimesso l’ago della bilancia al centro.
Entrambi hanno migliorato e non di poco il loro rendimento dall’esordio in NBA, anche perché entrambe le franchigie hanno cominciato a costruire la squadra intorno ai due nuovi baby fenomeni.
Il giocatore europeo ha sfiorato il 48% dal campo al termine della sua ultima stagione, salendo da un meno performante 42,7% del primo anno, già migliorato nella passata season ad un più incoraggiante 46,3%.
In realtà il miglioramento più notevole è arrivato nella stagione passata, quando è arrivata la vera esplosione di Doncic che quest’anno si è confermato a quei livelli, aggiungendo un anno di esperienza ulteriore, che è servita anche per prendere le redini dello spogliatoio, in rotta con l’ormai ex coach Carlisle.
Molto simile il percorso di Trae Young, che ha quest’anno raggiunto una percentuale dal campo del 43,8%, identica a quella dell’anno passato, ma anche per lui migliore del 41,8% dell’anno da rookie.
La differenza tra i due sta probabilmente nella gestione dei momenti caldi della partita, durante i quali Doncic ha dimostrato una maggiore flemma nel tenere il polso della situazione, giocando spesso da vero e proprio veterano.
Della nidiata del 2018 va ovviamente citato anche DeAndre Ayton, la scelta numero 1 di quel draft, arrivato a Phoenix dove in tanti riponevano in lui parecchie speranze.
Per il centro dei Suns occorre fare una distinzione di non poco conto, visto che l’anno scorso fu fermato a più riprese prima dalla squalifica per doping e poi dall’infortunio alla caviglia che lo tormentò per tutto il finale di stagione.
Quest’anno è stato uno dei pilastri della cavalcata magica di Phoenix, in entrambe le parti del campo.
2019: Williamson e Ja Morant
Forse la qualità delle prime scelte del draft 2019, è stata meno profonda di quella dell’anno precedente.
I Pelicans si sono assicurati i servigi di quello che era considerato il prospetto più interessante degli ultimi 5 anni, quel Zion Williamson che, tra la nuova configurazione del suo fisico, un impatto non proprio felice con la NBA e i pedissequi problemi di infortunio, ha giocato solo 24 partite nel suo anno da rookie.
In quello da sophomore, ha invece dimostrato maggiore atletismo e continuità, ma i Pelicans necessitano di qualità da affiancare alla sua Power Forward per aspirare a centrare almeno un posto nei playoff.
Si è rivelata una gran bella presa, invece, la 2 dei Memphis Grizzlies, che si sono affidati all’esplosione atletica di Ja Morant, Point Guard moderna che ha giocato una seconda stagione da mille e una notte.
Se andiamo a scrutare i numeri del prodotto di Murray State, essi sono leggermente in calo rispetto a quelli della stagione dell’esordio, ma buona parte delle cause va ricercata nella maggiore responsabilità assegnata al giovanissimo nativo di Dalzell, peraltro insignito l’anno scorso col titolo di Rookie of the Year.
La leadership di Morant è fuori discussione e c’è da scommettere che i Grizzlies si divertiranno non poco con lui nei prossimi anni.
2020 LaMelo Ball già ai massimi livelli
Per capire bene che tipo di impatto possano avere le nuove scelte della NBA, occorre aspettare, come abbiamo visto nei due paragrafi precedenti, almeno un paio di anni, per poi capire se eventuali esplosioni siano passeggere o se su un giocatore si possa più o meno lavorare per il futuro.
Uno che invece ha già messo le cose in chiaro, è stato l’ultimo dei tre fratelli Ball, LaMelo che è stato scelto da Charlotte alla 3 del 2020.
Point Guard eclettica e molto versatile, LaMelo Ball ha impressionato per la sagacia tattica con cui ha condotto i momenti più esaltanti della stagione degli Hornets, quando essi sembravano orientati verso una facile qualificazione ai playoff.
Anche in questo caso un paio di infortuni, il suo e quello di Hayward, hanno precluso tale possibilità agli Hornets, infortuni che hanno comunque permesso a LaMelo Ball di incamerare il premio per il Rookie Of The Year 2021.
Da rivedere nella prossima stagione Anthony Edwards e James Wiseman, il primo ottimo protagonista e una delle poche note liete dell’ennesima stagione storta di Minnesota, l’altro utilizzato con molta parsimonia da Steve Kerr in quel di San Francisco coi Warriors, peraltro fermato per buona parte della stagione da un infortunio al menisco.
Cambio della guardia? È presto
Con questi chiari di luna e la volontà da parte dei mostri sacri del basket moderno di giocare ancora per un bel po’ di stagioni, è abbastanza presto per capire quando i giocatori che abbiamo appena citato, potranno prendere definitivamente il posto dei dinosauri.
Detto di Lebron che difficilmente abdicherà prima di provare a vincere almeno un altro titolo, Curry, Harden, Durant e compagnia hanno ancora tanto da giocare e, con la competitività che contraddistingue la NBA, sarà piuttosto difficile che si facciano presto da parte.
Serve ancora un po’ di gavetta e pane duro per i giovanotti, ma l’inizio è promettente e non mancherà occasione per loro per mettersi in luce nelle prossime stagioni.