Tra meno di una settimana, il mondo NBA riprende vita, in attesa della ripresa effettiva, in programma ad agosto: ecco le ultime che arrivano dall’America
Sono 25 i giocatori positivi al Coronavirus sul totale di 351 test fatti dal 23 al 29 giugno, nove in più rispetto al precedente aggiornamento. L’NBA si appresta a ripartire ma non tutto è ancora a posto, anche se dal 7 luglio la carovana si muoverà in direzione Orlando, teoricamente una zona tra le più sicure e al riparo da eventuali contagi. L’NBA ha anche riportato nuovi aggiornamenti sugli elementi dei vari staff delle franchigie, annotando 10 positivi su 884 test effettuati. Tutti i positivi, compresi i giocatori, sono in isolamento ma è ancora da chiarire cosa accadrà nelle prossime settimane.
Tra i giocatori risultati positivi si annotano Jokic (Denver), Dinwiddie e Jordan (Nets), quest’ultimo che tra l’altro ha rinunciato alla ripartenza dopo essere risultato positivo. Il tema dei contagi, infatti, rischia di stravolgere anche eventuali trade ed operazioni di mercato che le società potrebbero imbastire durante o dopo la conclusione della stagione. Secondo il protocollo di date stilato, il 7 luglio Brooklyn Nets, Denver Nuggets, Orlando Magic, Phoenix Suns, Utah Jazz e Washington Wizards dovranno approdare ad Orlando, seguite un giorno più tardi da Boston Celtics, Dallas Mavericks, Los Angeles Clippers, Memphis Grizzlies, Miami Heat, New Orleans Pelicans, Oklahoma City Thunder e Sacramento Kings mentre il 9 luglio toccherà a Houston Rockets, Indiana Pacers, Los Angeles Lakers, Milwaukee Bucks, Philadelphia 76ers, Portland Trail Blazers, San Antonio Spurs e Toronto Raptors. L’obiettivo è di isolare tutti i centri di allenamento di Orlando per limitare il contagio ma, ad oggi, non c’è certezza che non si possa contrarre il Covid-19. Il Commissioner Adam Silver, però, ha chiarito e discusso con i presidenti delle franchigie sugli step da percorrere, tenendo in considerazione che gli USA sono il paese più colpito al mondo e che Orlando è una delle città in crescita come numero di contagi giornalieri. Per allestire la ‘bolla’ ad Orlando, l’NBA ha speso oltre 150 mln di dollari, provando a salvare la stagione. In caso di positività, il giocatore o il membro dello staff sarà isolato, mentre per gli altri ci saranno tamponi o test rapidi per smarcare subito la questione: i positivi restano fuori, i negativi possono giocare. Lo sport sta iniziando a riprendersi e l’NBA non può che seguire l’esempio di altri. Nella speranza che le positività non diventino tante a tal punto da influire sul risultato finale, per certi versi ‘falsato’ dal Coronavirus.