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Dall’Atlantic alla Central Division, proseguiamo il nostro viaggio nella Eastern Conference: in pole position ci sono sicuramente Milwaukee e Indiana, con la prima che vuole ritornare in alto, dopo l’insufficiente campagna playoff 2024, e con la seconda che ha le carte in regola per tornare alle Eastern Conference Finals. Cavs e Bulls cercano invece un posto ai playoff, mentre i Pistons, reduci da due stagioni davvero deludenti, hanno firmato coach Bickerstaff per provare a risvegliarsi dal torpore.

Milwaukee Bucks

Nell’ultima edizione dei playoff i Bucks non hanno brillato, uscendo al primo turno contro i Pacers, complice soprattutto l’infortunio di Giannis Antetokounmpo, costretto a saltare l’intera serie. Milwaukee però vuole continuare a sognare, dopo l’anello ottenuto nel 2021 ai danni dei Suns, anche perché la squadra, allenata da coach Doc Rivers (sul quale, in realtà, molti ormai nutrono seri dubbi), è assolutamente competitiva. Damian Lillard, Khris Middleton e Giannis Antetokounmpo sono i big three e i sicuri titolari del team, a cui si aggiungono, in un possibile starting five, Gary Trent Jr. e Brook Lopez, rispettivamente nello spot di guardia e di centro – il secondo è abile ad aprire il campo per le penetrazioni di Giannis grazie al suo temibile tiro da oltre l’arco. Dalla panchina escono l’esterno atletico Pat Connaugthon, i difensori tuttofare Bobby Portis e Taurean Prince, oltre alla shooting guard ex Miami Heat Delon Wright, all’ala Marjon Beauchamp e al rookie AJ Johnson (26esima scelta assoluta al Draft 2024). I Bucks sono una contender e questo è innegabile, ma a fare da spartiacque tra una stagione positiva e una negativa sarà la condizione fisica delle tre stelle: Espn ha ricordato come Middleton abbia saltato ben 82 partite nelle ultime due stagioni e come i big three abbiano disputato insieme solo 8 gare da quando coach Rivers si è seduto sulla panchina di Milwaukee a gennaio 2024.

Cleveland Cavaliers

La strada intrapresa dalla franchigia dell’Ohio è quella della continuità e, dunque, i Cavs vogliono provare a tornare ai playoff in bello stile, dopo aver raggiunto il secondo turno nella passata stagione – eliminati dai Celtics, campioni uscenti. Il quintetto rimarrà sostanzialmente invariato: Darius Garland e Donovan Mitchell avranno a disposizione un grande numero di possessi per provare a creare dal palleggio, sempre affiancati da un tiratore eccellente come Max Strus. Evan Mobley sarà ancora il totem difensivo, lui che ha viaggiato a 1.4 stoppate di media in RS, dato cresciuto a 2.2 ai playoff, senza dimenticare la doppia cifra per punti (15.7 in stagione regolare e 16 nella postseason). A completare lo starting five ci pensa il centro Jarrett Allen, mentre dalla panchina il nuovo coach Kenny Atkinson potrà pescare carte interessanti, leggasi Caris LeVert, Isaac Okoro, Craig Porter Jr., George Niang e Dean Wade, oltre all’ex Virginia Ty Jerome, al Sudsudanese JT Thor e al veterano Tristan Thompson, firmato per avere un lungo in più nella rotazione per qualsiasi evenienza. La strada, in fin dei conti, è quella giusta, con i Cavs che vogliono proseguire il momento positivo.

Indiana Pacers

Nella passata stagione, il gruppo di coach Carlisle è forse andato oltre ogni più rosea aspettativa, eliminando prima i Bucks e poi una New York incerottata, prima di fermarsi alle Eastern Conference Finals. La squadra ora ha un anno in più di consapevolezza e di rodaggio alle spalle e ha tutte le carte in regola per disputare un’altra entusiasmante stagione. Tyrese Haliburton guiderà nuovamente i Pacers, seguito a ruota da Nembhard nello spot di guardia, da Aaron Nesmith in quello di ala piccola, e dai lunghi dinamici Paskal Siakam e Myles Turner. La panchina è stata un fattore determinante per la cavalcata dello scorso anno, con TJ McConnell che ha giocato la sua miglior stagione da quando è in Nba, chiudendo la RS a 10.2 punti e 5.5 assist di media e disputando dei playoff superbi. A lui si aggiungono l’ex Knicks Obi Toppin, il sophmore Jarace Walker, l’ex Warriors e Pistons James Wiseman e soprattutto Bennedict Mathurin. Quest’ultimo stava viaggiando a 14.5 punti di media nel 2023/24, ma un infortunio a marzo non gli ha permesso di concludere l’annata, costringendolo a saltare tutti i playoff. Indiana dunque recupera un tassello essenziale per rendere la rotazione ancora più ampia, alzando il livello qualitativo del team e puntando ancora in alto.

Chicago Bulls

Usciti al play-in nella scorsa annata, i Bulls cercano risposte. Perso un atleta eccellente come Caruso (passato ad OKC), Chicago ha accolto l’australiano Josh Giddey, il quale si andrà ad aggiungere nello spot di playmaker a Lonzo Ball, con quest’ultimo che sembrerebbe pronto al rientro dopo circa due anni di stop per infortunio. La stella più luminosa è senza dubbio Zach Lavine (rientrato in piena forma), affiancato dalla combo-guard Coby White, per un backcourt esterni quasi saturo di giocatori, se si pensa anche al tiratore Ayo Dosunmu e all’ex Sacramento Chris Duarte. E se nel reparto lunghi è stata data fiducia a Patrick Williams (10 punti di media nella scorsa stagione) e al montenegrino Nikola Vucevic (18 punti e 10.5 rimbalzi ad allacciata di scarpa), c’è invece tanta attesa per Matas Buzelis, ala forte dal doppio passaporto (lituano-americano), scelto con la pick 11 al Draft 2024 – i Bulls hanno firmato anche Talen Horton-Tucker e Kenneth Lofton Jr. con un exhibit 10 contract. Come per i Bucks, molto dipenderà dalla condizione fisica della banda di coach Billy Donovan: l’obiettivo potrebbe essere realisticamente quello di raggiungere ancora una volta il Play-in.

Detroit Pistons

Il nuovo allenatore J.B. Bickerstaff, ex Cavs, avrà bisogno di un miracolo per tentare di risvegliare una squadra (e una franchigia) allo sbando. I Pistons hanno vinto solo 14 partite (su 82) nella scorsa stagione, peggior team della Nba neanche a dirlo, e più in generale hanno perso ben 133 gare negli ultimi due anni, a testimonianza delle difficoltà che sta passando Detroit. Le aggiunte di Tobias Harris, Paul Reed, Malik Beasley, Tim Hardaway Jr. e del rookie Ron Holland II (ala, quinta scelta assoluta al Draft) sembrano aver migliorato la situazione a livello di roster, anche se di lavoro ce n’è ancora tanto da fare. Molte delle speranze dei Pistons si basano su Cade Cunningham, il quale ha superato abbondantemente i 15 punti di media nelle ultime tre stagioni, anche se deve assumere definitivamente il ruolo di leader. Lo starting five dovrebbe essere completato da Jaden Ivey (guardia), Ausar Thompson (ala piccola) e, oltre al già citato Harris, dal centro Jalen Duren, mentre dalla panchina scalpita il “nostro” Simone Fontecchio, che ha recuperato dall’infortunio ed è pronto a mostrare una volta di più tutto il proprio talento. A Detroit serve sicuramente un cambio di rotta netto per evitare l’ennesima annata fallimentare.