Sono servite ben due gare “win or go home” per stabilire chi tra Minnesota e Denver da una parte e chi tra New York e Indiana dall’altra sarebbe passata alle finali di conference. Il campo ha dato il suo verdetto: i T-Wolves hanno eliminato i Nuggets e ora affronteranno i Dallas Mavericks, mentre i Pacers hanno passeggiato al Madison Square Garden contro gli incerottati Knicks e nel prossimo turno sfideranno i Boston Celtics.
Sono state però due gare 7 estremamente differenti, andiamo ad analizzarle.
Dal -20 al +8 finale, Minnesota la ribalta
Lo aveva dichiarato Anthony Edwards che si sarebbe tornati a Denver per gara 7 e così è stato. Aveva anche detto che sarebbe stata la miglior gara 7 di sempre, forse ha un po’ esagerato, ma sicuramente le due squadre hanno dato tutto ciò che avevano e ne è uscita una sfida assolutamente interessante e di livello.
La serata di Ant-Man non è stata la più semplice di questa post season. Nel primo tempo la guardia dei Timberwolves ha messo a referto solo 4 punti, con un 1/7 al tiro che non lasciava presagire niente di buono. D’altro canto, Murray ha dominato i primi due quarti, realizzando ben 26 punti e portando i suoi sul +20 ad inizio terza frazione.
Mai nessun team era riuscito a ricucire un -20 in una gara 7 di playoff Nba, anche se i record, persino quelli negativi, sono fatti per essere infranti. Denver inizia a sbagliare diversi tiri, 8 per la precisione, e i T-Wolves sono abili a punire e sfruttare gli errori degli avversari. E’ da sottolineare che il 15-0 di break, poi diventato 19-3, è frutto di una rimonta non devastante, ma di una reazione che basa le sue fondamenta sui piccoli dettagli. Un canestro di Edwards, un paio di difese ben assestate, due triple, qualche tiro libero, insomma tutto il necessario per rientrare e superare i campioni in carica. La banda di coach Finch ha messo in campo una maturità fuori dal comune, specie se si pensa all’importanza della posta in palio.
Certo, poi c’è Anthony Edwards. Cosa decide di fare in una serata in cui segna “solo” 16 punti con 6/24 dal campo? Difende sulla stella avversaria. Mette la museruola a Murray, lo segue per tutto il campo e lo pressa, lo sfianca, lasciandogli segnare solo 11 punti nel secondo tempo (sui 35 totali). Continua la magica stagione di Ant-Man, che in tutta la serie è stato fenomenale sia sul parquet (27 punti di media nella serie, con due gare sopra i 40 segnati) sia in conferenza stampa, dove non ha sbagliato una dichiarazione. La guardia di Minnesota era stata infatti la stessa ad aver elogiato il suo avversario Nikola Jokic nel post partita di gara 5, in cui il serbo aveva realizzato 40 punti (15/22) disintegrando quasi da solo gli avversari. Edwards è il leader emotivo di questa squadra ed è “contagioso” nel senso più positivo del termine: citofonare a Rudy Gobert che, pur non essendo un tiratore (per usare un eufemismo), a circa 7 minuti dalla fine di gara 7 si inventa un canestro svitandosi e buttandosi indietro. Non una cosa che si vede tutti i giorni.
Infine menzione d’onore per Naz Reid, che ha fatto capire a tutti il perché sia stato votato come miglior sesto uomo dell’anno. L’ala forte dei T-Wolves ha letteralmente trascinato i compagni sul +10 a 3’ dalla fine, dando lo strappo decisivo grazie ad una difesa spaziale (con stoppata a Jokic) e rivelandosi un fattore anche in fase offensiva (canestri, schiacciate e assist).
La notte dei record di Indiana
Il Madison Square Garden era stracolmo di persone e tifosi, tra cui tanti vip in prima fila, per la gara 7 che avrebbe potuto portare i Knicks alle Eastern Conference Finals, ma la partita è stata nelle mani di Indiana per tutti i 48 minuti. I Pacers, come successo contro i Bucks, hanno approfittato delle diverse assenze di New York, la quale, parecchio sfortunata, ha potuto contare su Anunoby per soli 5 minuti (5 punti) e ha dovuto fare i conti con l’ennesimo infortunio, questa volta occorso durante la sfida alla stella Jalen Brunson (frattura alla mano sinistra). Hart ha giocato 37 minuti nonostante uno strappo addominale e l’istantanea che lo ritrae in uscita dal campo (causa sesto fallo) tra gli applausi fa capire quanto i tifosi di New York abbiano apprezzato lo sforzo del gruppo di Thibodeau in questa stagione.
I Pacers hanno spinto sull’acceleratore, pressando il portatore di palla fin dalla rimessa e aumentando quando possibile il ritmo e il numero dei possessi, proprio per non far respirare gli avversari. La gara è stata senza storia ed è possibile definire l’evento come “la notte dei record”, fatti registrare proprio dai ragazzi di coach Carlise in rapida sequenza. 39 punti realizzati nel solo primo quarto, miglior risultato in una gara 7 dalla stagione 1997/98; prima squadra a segnare 70 o più punti nel solo primo tempo in una gara 7 e record per percentuale al tiro in una gara 7 (67.1%). Indiana è stata formidabile, con una prova balistica eccezionale, contro cui New York non ha avuto altre armi se non Di Vincenzo e Burks, gli ultimi due a mollare. 39 punti per il primo, con 9/15 da oltre l’arco, e 26 punti in 27 minuti per il secondo, gli unici ad aver visto il canestro tanto grande quanto lo hanno visto tutti i Pacers. Haliburton ha dominato senza troppe difficoltà (26 punti in 36 minuti), trascinando i suoi compagni fin dai primi possessi e tracciando la via insieme a Siakam.