Anche per la pallacanestro professionistica americana, così come abbiamo fatto per la Serie A di calcio, è tempo di bilanci e di rendere omaggio, nel nostro piccolo, ai giocatori che meglio si sono comportati nel corso del 2021.
Abbiamo cercato di capire quali mostri sacri della NBA hanno reso maggiormente in seno alle loro squadre, con un occhio alle statistiche e ai risultati coi propri compagni.
Li abbiamo poi suddivisi in Eastern e Western Conference, classificandoli rispetto ai ruoli universalmente riconosciuti.
Certo, i ruoli in campo nella NBA moderna stanno praticamente scomparendo, ma per questo tipo di ricerche, danno una grossa mano.
Stessa cosa abbiamo fatto con sesto uomo e coach dell’anno ed ecco cosa ne è venuto fuori.
Eastern Conference
Point Guard: Trae Young
Appare arduo non considerare la guardia di Atlanta tra quelle che meglio si sono distinte durante il 2021. Con una squadra che non in tanti pensavano potesse arrivare lontano in post season (qualcuno a inizio stagione 2020/2021 pronosticava gli Hawks fuori dai playoff), Trae Young ha guidato un gruppo che si è spinto ben oltre le proprie potenzialità, migliorando le proprie percentuali rispetto alle prime due stagioni in NBA e chiudendo con una media di 25,3 punti a partita e quasi 10 assist. Quinto posto in regular season e finale di Conference. E questa stagione le percentuali migliorano ancora…
Shooting Guard: James Harden
In un mondo in cui tutte le cose trovassero la loro giusta collocazione, Kyrie Irving occuperebbe con ogni probabilità tutti i gradini del podio delle SG a Est. Ma… Ci sono tutti i “ma” del caso che chi segue il mondo NBA conoscerà a menadito. La scelta è ricaduta sul suo compagno di squadra ai Nets James Harden. È vero, “il Barba” non ha giocato una delle sue stagioni migliori e solo proprio in questo fine 2021 sembra essere tornato ai fasti di Houston, ma nella Eastern Conference è davvero dura trovare qualcuno che possa stare al suo livello. Tallonato dai vari Jayled Brown e Zach Lavine, entrambi in grande spolvero anche quest’anno, diamo la nostra preferenza alla SG di Brooklyn.
Small Forward: Kevin Durant
Probabilmente l’attaccante più completo dell’intero field della NBA, Durant non può non essere considerato il migliore del lotto, almeno nella Eastern Conference. Nonostante un utilizzo a singhiozzo nella passata stagione, durante la quale ha peraltro tirato col 45% da tre punti, anche in questa preseason sta conducendo per mano i suoi compagni in quel di Brooklyn e se i già citati Harden ed Irving, senza contare i vari Aldridge, Joe Harris, Mills e Griffin si rimetteranno in carreggiata, sarà davvero difficile fermarli.
Power Forward: Giannis Antetokounmpo
La conquista del suo primo anello NBA al termine della passata stagione, ha un’impronta che fa capo alla sua voglia di lottare e di emergere, ancor prima della sua produzione sul campo. Il greco ha dimostrato di meritare il titolo, insieme a tutti i suoi compagni, grazie ad una chimica di squadra che lo ha eletto leader incontrastato. Non sarà facile ripetersi da qui a maggio, ma i numeri sono dalla sua.
Centro: Joel Embiid
Anche lui spesso fermato dagli infortuni e piccoli problemi fisici durante tutto il 2021, ultimo dei quali il contagio Covid di fine anno, il centro dei Sixers ha dimostrato ancora una volta di non avere rivali a Est. Manca quanto meno una finale…
Western Conference
Point Guard: Stephen Curry
Il deludente finale della precedente stagione, avrebbe potuto mandarci fuori strada, ma ciò che sta costruendo Steph Curry negli ultimi anni, vero e proprio messia del basket moderno, non può non farci pescare lui tra la rosa delle migliori PG a Ovest.
Fresco di record di triple segnate in carriera, Curry ha dichiarato sempre che i record personali fanno senza dubbio piacere, ma la portata principale per un banchetto perfetto, rimane sempre la conquista del titolo con la propria franchigia.
E quest’anno le cose non stanno andando malissimo, in attesa di “brother” Klay. Menzioni speciali, dovute, per Luka Doncic, autore di una meravigliosa stagione 2020/2021 e Chris Paul, celestiale condottiero della cavalcata dei Phoenix Suns fermatasi a un passo dal titolo.
Shooting Guard: Donovan Mitchell
Qui ci sarebbe da assegnare un premio “Ex Aequo” ai due gemellini di Utah e Phoenix, rispettivamente Mitchell e Booker, ma abbiamo scelto il primo per una mera questione di peso specifico all’interno delle due squadre.
L’anno scorso, al rientro dall’infortunio alla caviglia destra che lo limitò in più di una occasione in regular season, Mitchell esplose nella serie del primo turno contro i Grizzlies, per poi continuare a lottare contro i Clippers di Leonard, che ebbero però la meglio, ottenendo l’ingresso in Finale di Conference.
È stata probabilmente la scelta più difficile, tra tutte, Booker non se la prenderà.
Small Forward: Lebron James
La pressoché fallimentare stagione conclusasi alle porte della scorsa estate da parte dei Los Angeles Lakers, passa da alcune fermate che non possono essere dimenticate.
Ma il punto fermo dell’intera franchigia giallo-viola, rimane sempre e solo “il Re”, che anche quest’anno sta tirando la carretta nonostante le continue voci, poi pedissequamente smentite, di infortuni, malattie, problemi, che Lebron riesce sempre a scrollarsi di dosso con la solita prepotenza.
Premio scippato a Kawhi Leonard solo perché il giocatore dell’altra metà del cielo di Los Angeles è in procinto di saltare tutta la season in corso.
Power Forward: Draymond Green
Quando si parla di NBA, si corre spesso il rischio di non dare la legittima importanza agli uomini che riescono a performare in entrambe le parti del campo, ribadendo il falso enunciato che “in NBA non di difende come una volta“. Questo è vero in senso lato, alla luce del fatto che è variato il modo di difendere.
Ma se pensi a un giocatore che ci mette cuore, anima e tecnica, quello lì è Draymond Green. Non è un caso che se Golden State sta tornando pian piano ad essere la squadra di qualche anno fa, lo deve anche alla PF. Certo, non è una scelta che salta all’occhio e probabilmente non piacerà a molti, ma quando balla l’orso, ce n’è per pochi.
Centro: Nikola Jokic
La scelta più facile di tutte. L’MVP che continua a migliorare stagione dopo stagione, dominante come nessuno, fa sembrare semplici le cose più difficili.
Jokic vorrebbe portare i Nuggets fino in fondo, il problema è il suo supporting cast, orfano di Jamal Murray che non si sa se rientrerà in questa stagione. Con la lotta a Ovest, ci sarà bisogno di un Jokic perfetto fino a primavera inoltrata.
Sesto uomo
Non ci sbilanciamo, invece, per la scelta del sesto uomo del 2021, che, per quanto riguarda le nostre preferenza, rimane quello scelto dalla NBA al termine della scorsa stagione, Jordan Clarkson.
La strepitosa stagione chiusa con la semifinale di Conference insieme agli Utah Jazz, rimarrà memorabile per il prodotto di Missouri ed è piuttosto difficile scovarne di nuovi quando la stagione attuale non è nemmeno a metà.
Coach dell’anno
L’idea di assegnare il nostro riconoscimento degli PSN Awards al miglior coach dell’anno, si è protratta fino alla scelta finale che è venuta fuori tra tre papabili, Erik Spoelstra, Nick Nurse e Monty Williams. Abbiamo scelto quest’ultimo, anche e soprattutto in ordine alla continuità dei risultati che i Suns stanno mettendo in mostra fin dalla bolla di Orlando di un anno e mezzo fa.
La finale di Conference della scorsa stagione, lo strabiliante inizio della nuova e, soprattutto, un gioco fluido in attacco che in molti considerano, insieme a quello degli Warriors, il più spettacolare, fanno, della nostra, una scelta quasi obbligata.