Un anno fa ci lasciava uno dei più grandi cestisti della storia del basket, Kobe Bryant, insieme alla figlia e altre sette persone.
Erano all’incirca le 21 italiane quando iniziò a rimbalzare una notizia che pareva assurda. Era difficile trattenere l’incredulità nel leggere della dipartita di un uomo che aveva da pochi anni lasciato il basket, dopo una carriera immensa. La notizia, purtroppo, è stata confermata poco tempo dopo: l’elicottero con cui il campione, la figlia Gianna e altre sette persone erano decollate dall’aeroporto di Orange-John Wayne, California, aveva terminato la sua corsa con un tragico impatto a Calabasas, prendendo fuoco ponendo fine alla vita di tutti i passeggeri. A distanza di un anno nessuno si è scordato del Black Mamba, onorato da tutto il mondo dello sport e dalla moglie Vanessa, madre della piccola Gigi, 13 anni, anche lei all’inizio di quella che sarebbe potuta essere una grande carriera nel mondo del basket.
Kobe, nato a Philadelphia nell’agosto ’78, era stato letteralmente il volto dell’Nba negli anni 2000, così come Michael Jordan lo è stato nei ’90 e Lebron James nell’ultima decade. Dopo aver vissuto l’infanzia in Italia, seguendo il padre nelle varie città in cui aveva giocato, come Rieti, Pistoia, Reggio Calabria e Reggio Emilia, il ragazzo era stato draftato nel 1996 ai Los Angeles Lakers, franchigia della quale porterà i colori sulla maglia per tutti i successivi vent’anni. Del Bryant cestista c’è poco da aggiungere a quello che il parquet ci ha mostrato: quarto miglior marcatore nella storia dell’Nba, cinque titoli vinti tra il 2000 e il 2010, 18 volte selezionato per l’All Star Game, due ori olimpici e tanti altri riconoscimenti ancora. Il 22 gennaio 2006, circa 15 anni fa, mise a segno 81 punti nella partita contro i Toronto Raptors, la seconda miglior prestazione individuale di sempre, dopo i 100 punti di Chamberlain nel ’62, uno score difficilmente raggiungibile anche nei videogames. Dopo aver lasciato il basket aveva continuato a investire in questo sport, per dare un futuro e una prospettiva di vita a tanti ragazzi e ragazze. Fino a quel 26 gennaio 2020, in cui quell’elicottero si stava dirigendo proprio alla sua Sports Academy. Oggi, il Comune di Reggio Emilia, ha deciso di dedicare una piazza al cestista e alla figlia, il cui ricordo non svanirà mai.