Abbiamo parlato spesso di quei titoli che vengono assegnati al termine di regular e post season, quando la stagione NBA volge al termine.
Il discorso quest’anno sembra chiuso per quanto riguarda quello per MVP, che tutti sembrano dare per certo a Nikola Jokic, il terzo della sua sbrilluccicante carriera.
L’importanza di avere sano e integro il giocatore che meglio ha performato durante la stagione regolare, diventa di capitale importanza, soprattutto se, negli ultimi anni, hai costruito un roster attorno a lui.
Chiedere ai Sixers, per confermare.
Philadelphia, quando sarà l’anno buono?
Da quando i Sixers, alcuni anni fa, avevano collezionati scelte altissime, seminando tutta una serie di giocatori messi a contratto, che non sono stati esattamente i nuovi Michael Jordan, una delle ciambelle più riuscite, è stata, senza dubbio, Joel Embiid.
L’arrivo del camerunese, che poi diventerà cittadino americano, passando per la naturalizzazione francese, giunse dopo la terrificante esperienza avuto con Andrew Bynum, che nel 2012 venne coinvolto in una mega trade alla quale parteciparono Lakers, Magic e Nuggets e che portò tutta una serie di “Big Man” a cambiare casacca, come Dwight Howard ai Lakers, e Nikola Vucevic a Orlando.
Ma l’ombelico di questa operazione, fu Bynum, all’epoca considerato il centro più affidabile, proprio dopo Howard, ma le cose non andarono così.
Quella trade significava per Philadelphia avere spazio per prendere alcuni prospetti di infinito interesse per completare il pacchetto di guardie tiratrici, nell’arco di un paio di anni.
Il processo ben oltre l’ultimo grado
Erano gli anni più caldi nella città dell’Amore Profondo e nessuno si perdeva un solo aggiornamento sulla squadra che stava fiorendo.
La realtà è però terrificante, visto che saltano per infortunio tantissimi giocatori, tra i quali un giovanissimo Jrue Holiday, peraltro convocato agli All Star Game e, al termine una stagione disastrosa, proprio dopo l’ASG, viene considerata finita la stagione dello stesso Bynum.
I Sixers chiudono 34-48 e bucano i Play Off, Bynum, free agent a inizio estate, si accasa a Cleveland, ma la sua carriera non decollerà mai più.
Rivoluzionato completamente il front office, cambia anche il presidente, che diventa Sam Hinkie, una sorta di visionario che non tutti comprendono, ma che diventa il vero e proprio guru di una ricostruzione che prende il nome di “Process“.
L’anno successivo alla disfatta con Bynum protagonista, al draft viene scelto Michael Carter-Wlliams, ma tutti hanno capito che i Sixers vorranno tankare per provare a prendere un’altra scelta alta al draft successivo.
L’approdo di Brown
Sono gli analisti a bollare quel roster come uno dei peggiori mai visti in NBA. In panchina viene chiamato Brett Brown, a cui viene affidato il compito di far crescere il gruppo, in attesa di alcuni campioni da affiancare a MCW e Nerlens Noel.
La squadra comincia bene, ma i veri valori vengono fuori e i Sixers devono ancora una volta rinunciare ai Play Off. A fine stagione Hinkie mette sul mercato gli ultimi giocatori che hanno del valore, segnatamente Thaddeus Young, Evan Turner e Spencer Hawes.
Phila chiude la stagione in modo catastrofico, con un record di 19 vittorie e 63 sconfitte.
Nell’anno successivo il processo prosegue con l’arrivo di Joel Embiid, preso alla terza assoluta e paragonato ad alcuni dei centri più forti della storia NBA, ma ancora non si decolla: i Sixers riescono nell’impresa di mettere a referto 10 vittorie e 72 sconfitte, il nuovo record negativo della storia.
Simmons e la ripresa con Embiid
Il 2016 è l’anno di Simmons, ancora una volta una scelta non esattamente fortunata, visti i continui infortuni dell’australiano e una difficoltà a prendere prima e realizzare poi, un guardabile tiro da fuori.
Eppure Phila non va così male, torna a chiudere con un record decente ed Embiid diventa lo sceriffo in città, grazie a tutta una serie di partite scintillanti.
Il resto è storia recente: tra gli altri campioni arriva Jimmy Butler nel 2019, coadiuvato a metà stagione da Tobias Harris, per formare uno dei quintetti più forti della lega, con Simmons molto performante quando c’è da difendere e da prendersi responsabilità sotto canestro.
E’ il periodo in cui i Sixers godono del favore dei pronostici, ma non arriva ne il titolo e nemmeno una finale.
Cosa succede oggi
La costante degli infortuni non si è consumata nemmeno nell’annata che volge al termine, quella del 2023/2024, visto che un terrificante problema al ginocchio, lascia fuori causa Joel Embiid per buona parte della seconda metà della stagione.
I Sixers passano tutta la parte iniziale della primavera a capire se sia giusto rischiare il camerunese per i Play Off, peraltro messi a rischio dall’assenza del centro titolare, visto che i Sixers passano dall’aria di alta classifica, fino al settimo posto che significa Play In.
Il primo turno, che poi diventerà decisivo, è contro Miami, che però non può contare su Butler al massimo, uno degli ex dal dente più avvelenato e la vittoria di un punto permette ai Sixers di giocare il primo turno play off contro i Knicks di New York.
Il rientro di Embiid può veramente sparigliare le carte, soprattutto nella serie contro la Grande Mela.
Il secondo posto di Brunson e compagni diventa piuttosto fumoso se pensiamo a due fattori che possono cambiare la serie: del primo stiamo parlando in questo pezzo, il rientro di Embiid, mentre il secondo riguarda una defezione importante, quella di Julius Randle.
Inoltre vi sarebbe da mettere gli occhi su una statistica spiccia, che fa capo al record dei Sixers, che con Embiid in campo sono 31-8 e in primavera, a parte Boston, nessuno ha fatto meglio dei Sixers con il centro titolare in campo.
Se Maxey deciderà che occorre mettere in difficoltà uno come Brunson, allora la serie potrebbe cambiare addirittura padrone.
Lo scontro con Robinson
Sotto le plance l’avversario di Embiid sarà Mitchell Robinson, ma a mettere gli occhi sull’attacco dei Sixers, saranno anche Isaiah Hartenstein e OG Anunoby.
D’altro canto ci sarebbe da fermare proprio Brunson, che nell’ultimo periodo ha messo in mostra tutta una serie di prestazioni incredibili, ma in questo caso Embiid dovrebbe essere esentato da compiti difensivi, probabilmente assegnati a Tyrese Maxey, Kyle Lowry, Kelly Oubre Jr., De’Anthony Melton e Nicolas Batum.
New York ha un vantaggio di 3 vittorie a una nella regular season, ma due di queste sconfitte sono arrivare senza Embiid in campo e questo è un altro dato di cui tenere presente, anche e soprattutto perché i margini di queste vittorie sono davvero pesantissimi.
E’ dal 1989 che le due squadre non si incontrano ai Play Off.