Per la prima volta dalla stagione 1999-2000 i Knicks hanno raggiunto per due anni consecutivi il secondo turno di playoff: nella scorsa annata New York aveva eliminato i Cavs (4-1), mentre in questa edizione è stata la Philadelphia di Embiid e Maxey a cadere (4-2). La squadra allenata da coach Tom Thibodeau è più unita che mai ed è guidata dalla sua stella Jalen Brunson, autentico mattatore nella sfida contro i Sixers.
Brunson e le rotazioni ridotte all’osso
Dopo l’infortunio in gara 4 di Bogdanovic e con Randle out per tutta la stagione, Tom Tibeadeau ha deciso di ridurre, nella serie contro Phila, la rotazione. L’ex coach dei Chicago Bulls ha permesso a soli 7 giocatori di mettere piede in campo in gara 5 e gara 6, fidandosi in tutto e per tutto del suo starting five (Brunson, Hart, DiVincenzo, Anunoby e Hartenstein) e dando minuti di qualità a Robinson e McBride. Niente paura perché, nonostante i soli 5 punti prodotti dalla panchina, i Knicks hanno ottenuto il massimo dai propri titolari e vinto una serie alla vigilia per nulla scontata.
Ovviamente la copertina, a livello offensivo, è (quasi) tutta per Jalen Brunson. Il prodotto di Villanova ha messo a referto 41 punti nella decisiva gara 6 (13/27 al tiro), a cui ha aggiunto ben 12 assist. Di questi 41, ben 14 sono arrivati nel solo ultimo periodo, gran parte dei quali negli ultimi 6 minuti, quelli cruciali, in cui New York gli ha affidato la palla sperando che il proprio playmaker producesse per sé e per i compagni. Questa la scarica clamorosa del leader dei Knicks: due triple consecutive, jumper contestato dalla media, altro jumper da due punti, canestro e fallo e i due tiri liberi della staffa. Possiamo aggiungere che nella serie contro Phila, marcato a turno da Oubre e Batum e spesso raddoppiato, Brunson ha viaggiato a 35.5 punti e 9 assist di media, in 43.8 minuti sul parquet, diventando anche il primo giocatore dopo un certo Michael Jordan (quest’ultimo nel 1993) a segnare almeno 39 punti in 4 partite consecutive ai playoff.
Squadra con la “S” maiuscola
Pur a ranghi ridotti, la franchigia della Grande Mela ha dimostrato di essere un gruppo coeso e che gioca bene insieme. Josh Hart e OG Anunoby sono il cuore di questa squadra, anche perché hanno un minutaggio elevatissimo – il primo 46.3 minuti di media, il secondo 41.7 – e senza di loro i Knicks perdono molto del loro potenziale e soprattutto Brunson fatica il doppio. Hart ha realizzato in gara 1 e gara 6 i canestri da oltre l’arco che hanno definitivamente tagliato le gambe ai 76ers, togliendo responsabilità all’ex compagno a Villanova; stesso discorso per Anunoby, autore anche lui ad esempio di due triple, a cavallo tra terzo e quarto periodo in gara 6, fondamentali per mantenere i suoi ancorati alla partita.
Si parla però anche e soprattutto di difesa, vero marchio di fabbrica di coach “Thib”. Hart è un mastino, spesso accoppiato alle guardie avversarie più temibili, e Anunoby fa un lavoro in aiuto difensivo al centro dell’area onestamente impensabile per molti giocatori nella lega – senza dimenticare che può essere accoppiato anche ai lunghi dell’altra squadra senza colpo ferire. Se ci aggiungiamo che il primo cattura 12.3 rimbalzi di media e il secondo ne aggiunge 6.8 il gioco è fatto, anche perché i due centri, Hartenstein e Mitchell, hanno mostrato di poter contenere, seppur parzialmente, un certo Joel Embiid, cliente non semplice per usare un eufemismo.
Le variabili impazzite sono invece Di Vincenzo e McBride. Del primo si avevano pochi dubbi e anche nella cruciale gara 6 ha segnato 23 punti, secondo miglior realizzatore di squadra dietro a Brunson, guidando la via in avvio di partita e chiudendo con un ottimo 5/9 da oltre l’arco – da sottolineare anche la sua fase difensiva, in cui il prodotto di Villanova, come Hart, mette una pressione clamorosa sugli esterni avversari. McBride, classe 2000, è stato un fattore per tutta la serie, specie nel primo atto (21 punti e vittoria Knicks). 11.3 punti di media in 23.3 minuti con il 43% da tre punti non sono sicuramente un caso e coach Tibeaudeau sta dando molta fiducia al tiratore nativo del Cincinnati, una delle sorprese in senso positivo di questa post season.
Esame Indiana Pacers
Sul cammino di New York ci saranno i Pacers di Haliburton, capaci di eliminare al primo turno i Bucks (4-2), pur senza Antetokounmpo e con un Lillard a mezzo servizio. Una sfida che ci permette di riaprire il libro dei ricordi e pensare, come prima immagine, a Reggie Miller e ai suoi canestri decisivi (8 punti in 9 secondi) nella rimonta dei Pacers al Madison Square Garden in gara 5 delle Eastern Conference Finals 1994, con annesso gesto rivolto a Spike Lee, il più famoso tifoso dei Knicks. I tempi sono cambiati, ma si prospetta una serie infuocata in cui New York è leggermente favorita, ma i Pacers sono un gruppo imprevedibile e che venderà cara la pelle. Gara 1 è in programma al Garden, occhi puntati su Bruson e Haliburton.