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Nella serata in cui si ricordava il compianto Jerry West, scomparso all’età di 86 anni, i Celtics proseguono la loro marcia perfetta in trasferta e infliggono ai Mavericks un’altra cocente sconfitta. Tatum e Brown fanno la voce grossa (61 punti in due), la difesa di Boston anche e i Mavs, pur ritrovando Irving, non riescono ad agguantare il successo. Ora i biancoverdi conducono 3-0 una serie che sembra, a meno di colpi di scena, sostanzialmente in ghiaccio.

Finalmente Kyrie, ma non basta

Il primo canestro di gara 3 è stato di Kyrie Irving, che batte Holiday dal palleggio e appoggia il lay-up. Si era vista poche volte una scena del genere nei primi due atti della serie: il playmaker nativo di Melbourne ha cambiato marcia in gara 3, macinando gioco fin da subito e non aspettando che la partita venisse da lui. La doppia cifra è servita ad inizio secondo quarto, il ventello all’intervallo e al termine dell’incontro saranno 35 i suoi punti. E soprattutto Kyrie ha ritrovato feeling con le triple (4/6 il dato, tutte nel primo tempo), che tanto erano mancate nelle precedenti sfide. Irving catalizza verso di sé le maggiori responsabilità di Dallas in fase offensiva, ma ciò non basta, dato che Doncic, pur partendo bene e pur concludendo la gara con 27 punti, fatica nella ripresa e nel momento del bisogno. L’1/7 da oltre l’arco dello sloveno fa male, così come i 6 falli e l’uscita dal campo prematura a 4’ dalla fine – l’ex Real Madrid è risultato troppo nervoso con gli arbitri.

Dallas comunque si è fatta valere ed è partita fortissima, anche meglio di gara 2. E anche quando subisce la folata di Boston nella terza frazione (ne parleremo a momenti), rimane concentrata e piazza un controparziale che rischia di ribaltare le sorti dell’incontro. In tutto questo, oltre a Irving, bisogna evidenziare le prove di Washington e Lively. Il primo ormai è un giocatore solidissimo, non sbaglia un colpo in difesa ed è pronto sulle gambe in fase offensiva. E’ l’anima della rimonta, sia grazie alle sue triple (3/6 e 13 punti) sia soprattutto grazie alla sua difesa: Washington è forse l’unico dei texani che tendenzialmente non si fa mai battere dal palleggio e che dunque, per difendere sulle stelle avversarie, non ha bisogno di aiuto. Boston lo sa e, se possibile, gioca lontano da P.J., evitando di inserirlo in un possibile pick and roll. Il secondo, Lively, si è preso nuovamente il palcoscenico, dopo le prime due gare opache. Nel secondo tempo di gara 3 si è fatto trovare pronto, depositando a canestro gli assist dei compagni e lottando come un leone sotto i tabelloni: il risultato dice doppia-doppia, ovvero 11 punti e 13 rimbalzi, con 5/6 al tiro e un plus/minus sempre positivo (+6), il tutto in 30 minuti di gioco.

In generale, i Mavs sono rimasti in partita solo nel momento in cui hanno deciso di difendere. Spesso il team di coach Kidd ha dovuto sudare le proverbiali sette camice per provare a ruotare nel miglior modo possibile nella metà campo difensiva, dato che in diverse azioni consecutive Doncic e compagni si sono fatti battere dal palleggio e Boston ne ha approfittato, specie nella terza frazione. Nell’ultimo quarto invece la musica è cambiata perché Dallas ha pompato nelle casse, mettendo più aggressività sui portatori di palla e facendo prendere alla squadra di coach Mazzulla tiri più complicati. Alla fine però è arrivato Jaylen Brown.

Tatum apre le danze, Brown sigilla il successo

“Come è possibile battere questi Celtics?” è una domanda che fino ad ora non ha ancora avuto una risposta. Boston resta imbattuta in trasferta in questi playoff, con 7 vittorie in altrettante partite giocate.

Pur senza Porzingis, i Celtics sono stati abili, anche in gara 3, a punire sui dettagli e hanno trovato, in ogni frangente della partita, un protagonista diverso. Tatum è l’Mvp del primo tempo e ne realizza 20 con una facilità irrisoria, partendo dalla punta e battendo il diretto avversario o in step back da tre punti o in penetrazione. Per lui 31 punti totali, il migliore di Boston. Brown è l’Mvp dei successivi 20 minuti e in particolare del terzo periodo, in cui i Celtics sostanzialmente scavano il solco con un clamoroso 13/20 al tiro (35-19 il parziale) – una festa a cui partecipa anche Tillman, in uscita dalla panchina, con una tripla. La ciliegina sulla torta è messa proprio da Brown sia alla fine della terza che alla fine della quarta frazione: prima una schiacciata poderosa fa tremare l’American Airlines Center, poi un canestro in fade away chiude definitivamente i conti. Tra questi due fenomeni però c’è tanto altro. C’è una difesa che, quarto periodo a parte, non si scompone mai. C’è un Holiday ancora sopra le righe, che fa sudare Irving e che fa le giocate giuste al momento giusto. C’è White che segna una tripla cruciale a 2’ dal termine e finisce con 16 punti (4 triple) in 42 minuti di gioco. C’è un Horford chirurgico nei momenti del bisogno, specie in apertura di gara, o anche un Hauser mortifero da oltre l’arco quando ne ha la possibilità (3/4).

In definitiva, Boston è una squadra completa sotto tutti i punti di vista e, anche nei momenti di difficoltà (come successo anche in gara 2), sa sempre come uscirne nel migliore dei modi. E soprattutto punisce sempre i cali di concentrazione degli avversari. Dallas perde palla? Contropiede e canestro Celtics. Dallas è pigra a rientrare in difesa? Canestro Celtics. Sono i dettagli a fare la differenza e “rubare” canestri permette anche di dosare meglio le energie.