Sabato sera, all’arena Stožice di Lubiana, è andata in scena “The Night of the Dragon”, ovvero la partita con cui Goran Dragić ha detto definitivamente addio alla pallacanestro giocata, aggiungendosi alla lunga lista dei ritiri estivi – seppur il play sloveno avesse già appeso le scarpe al chiodo nel 2023. Un match a cui hanno partecipato leggende presenti e passate della palla a spicchi sia Nba sia europea: a vincere, di fronte a più di 13.000 spettatori, è stato il team Gogi ai danni del team Luka (106-86), anche se la gara è passata in secondo piano, mettendo in mostra le tante sorprese preparate per l’ex playmaker dei Suns.
Il percorso di Goran Dragić
La carriera di Goran, playmaker mancino classe 1986, è iniziata nel 2003-04 proprio a Lubiana, prima sponda Ilirija e poi, nella stagione successiva, allo Slovan. Dopo un anno in Spagna (a Murcia), passa all’Olimpija Lubiana, prima del definitivo salto oltreoceano. Accolto dai Phoenix Suns nella sua prima stagione in Nba, Goran disputerà la bellezza di 946 gare di Regular Season e 62 di playoff (dal 2008 al 2023), vestendo le maglie di Suns, Rockets, Heat, Raptors, Nets, Bulls e Bucks, e avendo la possibilità di condividere lo spogliatoio con leggende del calibro di Steve Nash e Dwayne Wade, tanto per citarne un paio. In Nba il playmaker mancino ha vinto il premio di Most Improved Player dell’annata 2013/14, ma è con la casacca della nazionale che ha compiuto l’impresa più grande. Nel 2017 infatti, da Mvp della competizione e insieme al duo Dončić-Prepelič, ha condotto per mano la sua Slovenia al successo ad Eurobasket, battendo in finale la Serbia di Bogdanović. E proprio la federazione slovena ritirerà la maglia numero 3 di Goran per onorare al meglio la sua carriera.
Team Luka e Team Gogi
La sfida ha visto in campo (e anche fuori) tanti protagonisti, divisi in due squadre capitanate l’una da Luka Dončić e l’altra dal già citato Goran Dragić. Per il team Luka figuravano nel roster Josh Richardson, Matic Rebec, Luis Scola, Aleksej Nikolić, Edo Murić, Miroslav Berić, Boštjan Nachbar, Dejan Bodiroga, Jaka Blažič, Bogdan Bogdanović, Miha Zupan, Gašper Vidmar, Nikola Jokić, Saša Zagorac, Beno Udrih, Dirk Nowitzki, Robin Lopez, Boban Marjanović, Uroš Slokar e Luka Dončić, allenati da Zoran Martić, Memi Becirović, Rado Trifunović, Alexsandar Đorđević e Igor Kokoškov. Per il team Gogi invece sono scesi in campo Chris Bosh, Pedrag Danilović, Alexsandar Capin, Sani Bečirovič, Primož Brezec, Klemen Prepelič, Rašo Nesterović, Matjaž Smodiš, Nikola Vučević, Saša Pavlović, Steve Nash, Domen Lorbek, Erazem Lorbek, Nebojša Joksimović, Ziga Dimec, Zoran Dragić, Jaka Laković, Vlatko Čančar e Vladimir Radmanović, guidati in panchina dai coach Spasoje Todorović, Dalibor Damjanović, Aleksandar Đikic, Jure Zdovc, Chris Quinn, Alvin Gentry e Kevin McHale. Non tutti hanno partecipato attivamente alla partita, ma tutti hanno voluto quantomeno presenziare e rendere omaggio ad un campione come Goran, essendo stati parte integrante della sua carriera, chi da compagno di squadra di club, chi in nazionale, chi invece da allenatore, avversario o da semplice amico. Una gara non ufficiale che, per altro, ha visto il ritorno in campo di Chris Bosh, il quale, per i noti problemi fisici, non disputava una partita dal lontano 2016.
La sfida
Della partita si può dire poco, anche perché si è trattato di una sorta di All Star Game a ritmo parecchio basso. Jokić è il più attivo e segna il primo tiro, esultando come se avesse vinto la coppa del mondo – sull’onda dell’entusiasmo, va anche a schiacciare un paio di volte – mentre Marjanović è uno dei più acclamati dal pubblico (3/3 da tre per cominciare).
Tante sono state le sorprese organizzate per Goran Dragić, tra cui l’uno contro uno contro il fratello Zoran, con arbitro il papà e segnapunti la mamma. A vincere è Goran, su “assist” simbolico del fratello (5-3). All’intervallo è 53-48 per il team Luka, mentre nel secondo tempo, tra una gara delle schiacciate fra tre bambini con giudici Dragić, Jokić e Bosh e una partita di calcetto (Steve Nash clamoroso a proposito), il team Gogi si riporta avanti e negli ultimi 3’ Goran ha avuto la possibilità di condividere il parquet con i suoi due figli, suo fratello Zoran e suo padre per un quintetto tutto famigliare. A 7.7 secondi dal termine, con la partita già in ghiaccio – se così possiamo dire – Goran ha ringraziato tutti, parlando di fronte ai 13.000 presenti al palazzetto di Lubiana, visibilmente emozionato.
Il commento
Al microfono, a commentare per Tv-Koper Capodistria la fine della carriera di Goran, c’erano Tommaso Mainà, come prima voce, e soprattutto l’eterno Sergio Tavčar, al commento “tecnico”. Tavčar è stato la voce storica di Tele Capodistria: nato nel territorio libero di Trieste nel 1950, si trasferì ad Opicina con la sua famiglia, luogo in cui si trovava il trasmettitore di Tv-Koper. È nel 1971 che esordì al microfono, prima commentando una partita di hockey e poi di calcio, fino ad arrivare alla pallacanestro, suo amore viscerale. Il primo match di cui fece la telecronaca non fu banale, ovvero la finale di Coppa dei Campioni del 1971 (Cska-Ignis Varese), e da quel momento spiccò il volo, diventando il telecronista di riferimento del sabato pomeriggio su Tele Capodistria, in cui commentava le gare di basket jugoslavo e talenti generazionali come Krešimir Ćosić, Dražen Dalipagić, Mirza Delibašić, Toni Kukoč, Vlade Divac, Dino Radja e soprattutto il compianto Dražen Petrović – dal 1987 al 1989 farà anche coppia fissa al microfono con Dan Peterson.
Un telecronista dalle frasi pungenti, che anche nella “Notte del Drago” ha tirato fuori il meglio di sé. Di seguito vi offriamo una delle sue perle della serata, riferita a Gašper Vidmar, ex giocatore, tra le altre, della Reyer Venezia, non certo conosciuto per le sue doti di tiratore:
“La finta di Vidmar è stata penso una delle cose più esilaranti… quando pensa di tirare si aprono le acque”, ha detto il buon vecchio Sergio. Non poteva che esserci lui a commentare il ritiro della leggenda slovena, Goran Dragić, ovviamente a suo modo.