Alla prima stagione da capo allenatore, Peppe Poeta sta ampiamente dimostrando di saperci fare. La sua Germani Brescia ha vinto sette partite delle nove giocate nel massimo campionato e, pur non facendo le coppe – scelta che ha fatto storcere il naso a qualcuno ma che ha dei fondamenti per la società -, i tifosi non possono che essere soddisfatti dell’andamento della propria squadra.
La nostra intervista a Peppe Poeta
Poeta, che ha iniziato il suo iter da allenatore prima da assistente di Ettore Messina a Milano e poi con Gianmarco Pozzecco in Nazionale, ha portato la sua sapienza cestistica – quella di anni da playmaker in Serie A e con la maglia dell’Italbasket – e il suo enorme entusiasmo per questo sport al servizio di una squadra che, pur con un roster corto, è oggi seconda in classifica al pari di Virtus Bologna e Trapani Shark, alle spalle dalla capolista imbattuta Trento.
Lo abbiamo sentito dopo il successo ottenuto proprio contro le V Nere, che ha dato ulteriore conferma della bontà del progetto Poeta-Brescia.
Com’è questa prima esperienza da coach?
“Mi trovo benissimo. E’ chiaro che tutto sia reso più semplice dalla nostra bellissima partenza in campionato: iniziare la prima stagione da capo allenatore con sette vittorie e due sconfitte è il modo migliore possibile. Indipendentemente da questo però devo dire che mi piace molto allenare: guardo le partite degli altri, mi piace stare in palestra, mi diverto. Mi sento a mio agio, mi piace la condivisione di tutto ciò che prepariamo con staff e giocatori”.
Guardandoti da fuori, sembra che tu abbia portato l’entusiasmo che avevi in campo anche in panchina.
“Io sono sempre me stesso e cerco di fare il possibile per esserlo sempre, come ero in campo. Credo sia una delle chiavi. Penso che in generale le maschere non servano, è sempre stato il mio modo di vivere e ora lo porto in panchina”.
Ti manca stare dall’altra parte (in campo) o ormai ti senti solo un allenatore?
“Devo dire che non ho mai accusato il colpo. La transizione da giocatore ad allenatore è stata talmente pulita, bella e divertente che non l’ho patita. Nei due anni da assistente tra Ettore (Messina) e Gianmarco (Pozzecco) mi sono goduto il momento e il percorso. Poi iniziare da capo allenatore di una squadra così importante come Brescia è talmente esaltante che di fatto perdi di vista il passato. Davvero è stata una cosa molto naturale, non ci ho più pensato alla mia vita da giocatore. Pensa che non faccio una partitina da una vita, penso di aver smesso nel momento perfetto, anche perché non avevo più tanta benzina (ride, n.d.r.)”.
Brescia è la piazza giusta per questa prima esperienza da capo allenatore?
“Assolutamente si. Sono contentissimo, sento la fiducia del presidente, della città tutta, degli assistenti, penso che sia il posto giusto. I tifosi riempiono il palazzo per ogni partita in casa, così hanno fatto nelle prime quattro occasioni, andando quasi sempre quasi sold out”.
Com’è vivere il pubblico di Brescia ora che sei diventato un loro beniamino?
“Ho sempre ammirato i tifosi della Leonessa anche da giocatore avversario. C’è un bell’entusiasmo e oggi che li ho dalla mia parte me li godo. Quello che sento è un supporto sano, di quelli che fanno bene alla pallacanestro. Ricordo che anche in momenti difficili sono sempre stati vicini alla squadra, perché ci tengono: l’anno in cui lottavano per salvarsi erano al palazzo così come quando erano secondi in classifica, sempre”.
I giocatori dicono un gran bene di te come coach fin dai tempi di Milano, è stato semplice prendere definitivamente il comando?
“Non è stato semplice, gli anni di transizione sono stati fondamentali. Non sarei stato in grado di fare subito il capo allenatore, sia metodologicamente che per tutto. Un maestro come Ettore mi ha dato una grande mano. Poi io ho sempre avuto una grande passione per questo sport, mi è sempre piaciuto guardare partite, studiare gli schemi e la parte tattica, anche da giocatore. Questo forse ha aiutato a metterci meno tempo. fare il playmaker sicuramente una mano te la dà nel fare l’allenatore”.
Quali obiettivi ti sei posto per questa stagione?
“Onestamente: nessuno. Vivo alla giornata, provo a dare tutto me stesso, ad apprendere da tutte le situazioni e dallo staff fantastico con cui ho il piacere di lavorare. E’ un campionato super equilibrato, dove possiamo lottare per posizioni importanti. Con la società ci siamo dati delle linee guida da seguire. Ora un pensiero per le Final Eight chiaramente lo facciamo, sarebbe grandioso andarci anche perché è un evento bello da vivere, che ho avuto anche la fortuna di vincere, proprio contro Brescia. Che sia magari un cerchio che si chiude…”.