Il futuro dell’Eurolega è un mistero. Abbiamo parlato tempo fa della fervida volontà di NBA di entrare prepotentemente nel mondo della pallacanestro europea, ma non sarà l’anno prossimo. Resta allora in ballo ciò che avverrà nell’immediato domani di una competizione che strizza sempre più l’occhio al medio-oriente e che sembra aver necessario bisogno di nuovi investitori per poter continuare ad esistere nella formula che conosciamo attualmente.
Notizia recente è che, dopo l’assegnazione delle Final 4 2025 ad Abu Dhabi, la situazione si sia decisamente mossa, ma nonostante lo spostamento geografico e i prezzi molto elevati, i biglietti sono andati sold out in 7 ore. Ad annunciarlo, con orgoglio la stessa Euroleague: “A tutti coloro che sono riusciti ad assicurarsi un biglietto, ci vediamo ad Abu Dhabi. La Turkish Airlines EuroLeague Final Four ha dimostrato ancora una volta di essere uno degli eventi di basket più attesi: tutti i biglietti riservati al pubblico per l’edizione del 2025 sono ufficialmente esauriti. I biglietti, messi in vendita mercoledì 26 febbraio alle 09:00, sono andati a ruba in meno di 7 ore, a seguito della richiesta travolgente da parte dei fan di tutto il mondo. Si tratta di un momento storico poiché la Final Four dell’Eurolega fa il suo debutto ad Abu Dhabi, una destinazione mondiale rinomata per ospitare eventi sportivi di livello mondiale”.
Eurolega a 20 squadre dalla stagione 2025-26?
I numeri danno evidentemente ragione a Eurolega, adesso, ma è altrettanto chiaro che la situazione sia in totale evoluzione, perché se le Final 4 si spostano negli Emirati Arabi è perché i 50 milioni di euro promessi dall’accordo fanno si che la struttura di EL possano ancora restare in piedi. Le attuali opzioni per l’immediato futuro sembrano 2: la prima è stata anticipata da Donatas Urbonas su BasketNews e potrebbe realizzarsi già l’anno prossimo: Eurolega starebbe considerando una modifica del torneo attuale, allargando l’ingresso a 20 squadre per garantirsi una base economica più ampia e rinnovata. Le più interessate a questa opzioni sono chiaramente le squadre come la Virtus Bologna: prive di licenza pluriennale, costrette oggi ad accedere ai playoff come unica garanzia di partecipare all’edizione successiva (per le V Nere ormai impossibile), pur potendo contare sull’invito da parte delle 13 organizzazioni fondatrici in base a logiche tanto di pallacanestro quanto economiche (Monaco, Stella Rossa, Partizan, Paris, Alba Berlno). Alla finestra ci sono anche i club coi maggiori investimenti in EuroCup, con un passato recente in Eurolega (Valencia), quelli col potenziale per sostenere i costi della competizione (Hapoel Tel Aviv, Hapoel Gerusalemme) e ovviamente Dubai BC di Abi Abass, strategicamente ideale per assicurare una presenza di Eurolega negli Emirati Arabi Uniti più costante di un semplice weekend di fine maggio in concomitanza con le Final 4. L’espansione, applicabile secondo le fonti già dalla prossima stagione, sarebbe la seconda nel giro di 6 anni: la precedente, avvenuta nell’estate 2019, portò l’Eurolega da 16 a 18 squadre. Con 20, mantenendo il format attuale (girone unico con andata e ritorno, play-in, playoff e Final 4), andrebbero ad aumentare le gare di stagione regolare (da 34 a 38) e i doppi turni (da 7 a 9), andando in direzione opposta rispetto alle sempre più disperate richieste di giocatori e coach per avere calendari più sostenibili. Sarebbe quindi logico attendersi un adeguamento, ma ultimamente le ragioni economiche sono sempre arrivate prima rispetto a quelle di campo.
Progetto NBA Europe
L’altra ipotesi è quella che guarda più a lungo termine, e c’entra con l’NBA. Stando a quanto riportato da Brian Windhorst di ESPN, è tutt’altro che sicuro che l’organizzazione americana sia in grado di inaugurare il progetto NBA Europe già dal 2026-27, ma è invece certo che la NBA abbia individuato il Vecchio Continente come un mercato sfruttato male da chi lo ha sotto gli occhi, sul quale provare ad agire. I dialoghi tra il commisioner, Adam Silver, e gli investitori internazionali, intensificati durante gli NBA Global Games di Parigi a fine gennaio, si sarebbero concentrati sull’esplorare mercati finanziari forti, dando priorità all’aspetto economico rispetto all’indotto di squadre già esistenti. Uno degli esempi è l’ASVEL di Tony Parker: l’ex San Antonio Spurs, proprietario della squadra francese, ha espresso più volte pubblicamente la volontà di aderire al progetto NBA Europe, nonostante sia uno degli attuali azionisti di Eurolega. E’ ancora BasketNews a riportare che TP9 dovrebbe approfondire il discorso con diversi club di EL in questo periodo, prima che le principali squadre siano costrette dai tempi incalzanti a decidere sul rinnovo delle proprie licenze.
L’interesse di NBA verso le polisportive o società calcistiche come Real Madrid, PSG e Manchester City
Questa situazione e il modus operandi della NBA apre però al rischio di un diverso trattamento in base alla “portata” delle società, come ad esempio Real Madrid e Alba Berlino. Le merengues, 11 volte campioni di EL, non hanno chiuso la porta al passaggio a NBA Europe, sfruttando il malcontento generale verso EL dopo l’assegnazione delle Final 4 ad Abu Dhabi, e farebbero molta gola a Silver per l’appeal che la polisportiva spagnola ha nel mondo, sfruttando il traino del calcio. L’Alba, dal canto suo, verrebbe invece snobbata, con l’idea di Silver di avvicinarsi prima a Berlino per portarvi i Global Games e successivamente creare una franchigia da zero. La differenza di trattamento, come accennato, sarebbe prettamente legata all’interesse che NBA avrebbe individuato nei forti club di calcio, soprattutto quelli con grandi disponibilità economiche che, guarda caso, sono spesso di proprietà di emiri arabi. A Parigi ad esempio, l’avvicinamento al basket si sta compiendo da anni, con il PSG marchiato Jordan e la squadra di basket che è stata costruita ad hoc per diventare il primo punto di riferimento del modello NBA in Europa. Gli occhi della lega americana sono finiti anche sul Manchester City, col mercato britannico che, anche grazie alla proprietà araba (così come quella del club parigino), avrebbe nei Cityzens un apripista ideale, considerando il fallimento del progetto London Lions.
Tagliati fuori i mercati del sud Europa, tra cui l’Italia
Questo nuovo mondo europeo della pallacanestro vedrebbe tagliate fuori però tante piazze storiche e importanti come Lituania, Grecia, Turchia, Serbia e Italia: realtà con maggior seguito, passione e competenza ma con grossi limiti strutturali, per bacino d’utenza o affidabilità negli apparati dirigenziali, che non attraggono l’attenzione degli Stati Uniti. Se questa fosse la linea che il basket dovrebbe prendere nei prossimi anni, c’è il rischio che si veda scomparire dal livello più alto quelle squadre e quelle piazze dove il basket, in Europa, è stato svezzato ed è cresciuto. Diventando ciò che è oggi.