Al termine di una stagione sfiancante, per ovvie ragioni contratta e comunque spettacolare per i tifosi italiani che hanno finalmente ritrovato una squadra tra le prime 4, si è chiusa la Turkish Airlines Euroleague con la vittoria dell’Anadolu Efen Pilsen di Istanbul.
In questo pezzo proviamo a capire chi, tra i protagonisti delle kermesse finale di Colonia, si è distinto rispetto ad altri.
Cominciamo con la squadra campione.
Anadolu Efes Istanbul
Sarebbe poco corretto non dare merito al collettivo che ha portato a casa l’Eurolega, prima ancora di qualsiasi altro protagonista singolo.
La finalissima disputata contro gli spagnoli del Barcellona è stata intensa e combattuta, ma l’impressione che si è avuta per tutto il match, tranne per quanto successo durante il primo quarto, è che la squadra di Ergin Ataman avesse effettivamente qualcosa in più.
Ataman ha saputo cambiare in corsa l’inerzia iniziale della partita, ribaltando il punteggio già alla fine della prima metà, recuperando i 7 punti di svantaggio alla sirena del primo quarto e aumentando la pressione difensiva nel secondo, tenendo i blaugrana a quota 14…
Il resto del match ha visto i turchi mostrare una maturità tecnica e tattica che solo le grandi squadre possono palesare e il successo pare del tutto meritato.
Il parziale di 21-4 successivo alla fine del primo quarto, è stato frutto di una pressione nella metà campo amica che dovrebbe essere tenuto in considerazione dai coach di tutto il mondo per eventuali sessioni didattiche ai propri giocatori durante gli allenamenti in palestra.
Vasilije Micic
Non è stata probabilmente una scelta facile per la giuria preposta all’assegnazione di MVP della finalissima contro il Barcellona, ma alla fine della fiera il titolo è andato alla guardia serba Vasilije Micic che lascia l’Europa con un ricordino niente male regalato ai propri tifosi.
A partire dalla prossima stagione, infatti, il serbo andrà a rimpolpare la già nutrita schiera di connazionali che calcano i parquet della NBA e vestirà la casacca degli Oklahoma City Thunder.
I 25 punti di Mcic rappresentano il bottino più alto tra gli scorers della finale, ma non va dimenticato l’apporto di un altrettanto straordinario Shane Larkin, che con i suoi 21 punti e un notevole 12 su 12 ai tiri liberi, ha fatto vedere i sorci verdi alla squadra catalana.
Per Micic percentuali fantastiche al tiro: 6/10 da due punti, 2/4 da tre e l’ennesima prova quasi perfetta ai liberi, 7 / 8.
Molto simile la prestazione che Micic aveva offerto una paio di giorni prima in semifinale contro il CSKA di Mosca, quando fu anche in quell’occasione il top scorer della squadra, realizzando lo stesso numero di punti, 25 con 4 su 8 al tiro da 2 e 8/9 dalla linea del tiro libero.
Il titolo di MVP di queste Final Four fa il paio con quello della stagione regolare, per un’annata da autentico dominatore.
Ergin Ataman
È stato una vera e propria trottola delle panchine di Turchia, dove ovviamente ha trascorso maggior parte della sua carriera, ma è passato anche da noi e non è stato un soggiorno breve, visto che ha allenato per due anni a Siena, per poi passare alla Fortitudo qualche anno dopo.
Parliamo di Ergin Ataman, turco di Istanbul classe 1966, che tutti considerano il vero artefice della vittoria dell’Eurolega da parte della squadra che allena dal 2017.
L’anno scorso poteva essere l’anno buono, visto che stava letteralmente dominando la regular season della manifestazione, per poi trovare lo stop dei vertici dell’Eurolega che decisero di non assegnare i titoli alla luce dei molteplici casi di Coronavirus in seno alle squadre che partecipavano alla competizione.
Con la conquista dell’EuroLega, Ataman completa il sogno di una vita da allenatore e lo fa con merito, visto che in bacheca aveva già posto 4 titoli, 5 Coppe di Turchia, ben 8 Coppe della famigerata Coppa del Presidente e, in campo internazionale, si era già assicurato un Saporta Cup con la Mens Sana, l’EuroChallenge col Besiktas e l’Eurocup del 2012 con il Galatasaray.
Il suo temperamento focoso, alternato ad una calma olimpica in altre occasioni, gli ha permesso di tenere a bada i “fumini” presenti in grande quantità tra i suoi ragazzi, tenendo molto alte le rotazioni.
Basti pensare alla semifinale col CSKA in cui sono stati ben 9 gli effettivi che hanno giocato almeno 11 minuti nel match, mentre nella finale contro il Barcellona, il solo Tuncer Bugrahan non ha messo piede in campo tra i 12 effettivi.
Sarunas Jasikevicius
Dai più additato come uno tra gli allenatori più preparati del circuito europeo, Jasikevicius si è confermato anche con il Barcellona un coach vincente a cui manca solo l’ultimo acuto per portare a casa la tanto agognata Eurolega.
L’ex playmaker di Golden State e Indiana, squadre nelle quali ha militato con fortune alterne tra il 2003 e il 2007, si è espresso fino a questo punto della sua carriera con risultati importanti, ma manca il sigillo internazionale per farne un vincente a tutti gli effetti.
Giova ricordare che la sua, seppur già lunga carriera, è attesa da tantissimi altri banchi di prova e occasioni da cogliere, in virtù della sua giovane età (è nato nel 1976), ma non per questo non si è già affacciato più volte nelle competizioni più nobili in Europa.
Cory Higgins
Probabilmente il suo tiro scoccato a poco meno di un secondo dalla sirena dell’ultimo quarto contro Milano in Semifinale, verrà ricordato dai tifosi dell’Olimpia come una specie di stilettata al cuore, ma la bellezza del “New Shot” dell’Ala Piccola di Jasikevicius, non può passare inosservata.
La freddezza dimostrata dal nativo di Danville, rimarrà negli annali della storia delle Final Four, anche se l’errore di Punter che ha dato la possibilità ai catalani di chiudere la semifinale, grida ancora vendetta, nonostante la solita partita di sostanza dello 0 in maglia Olimpia.
In finale contro l’Anadolu, Higgins ha provato a ripetersi, non risparmiandosi per tutti i 31 minuti nei quali Jasikevicius lo ha tenuto in campo e producendo un fantastico 4/6 al tiro da 3 punti e gli ormai perfetti viaggi in lunetta, questa volta 7.
Ettore Messina
Chiudiamo con l’uomo che ha riportato l’Armani Exchange alle Final Four dell’Eurolega, il coach Ettore Messina.
Rientrato dagli Stati Uniti e dall’esperienza che lui ha sempre considerato fantastica alla corte di Popovich in quel di San Antonio, il coach catanese ha messo le mani all’interno di una squadra che, nonostante i mastodontici investimenti portati avanti negli anni da Giorgio Armani, non riusciva a ottenere ciò che più desiderava.
Certo, nessuno può dirsi ancora soddisfatto, la Final Four di Colonia dovrebbe essere un punto di partenza e non certo di arrivo, ma il modo di lavorare dello staff tecnico di Messina potrebbe essere un viatico per provare a toccare vette ancora più elevate.
Poche le sbavature durante la stagione, anche perché occorre ricordare che anche l’annata 2020/2021 non è stata facile per chi ha gestito le squadre a questi livelli.
In più di un’occasione tutte le compagini che hanno affrontato l’Eurolega hanno dovuto rallentare o addirittura fermarsi a causa della pandemia e Milano ha pagato almeno in maniera non inferiore rispetto ad altre.
Il merito di Messina va riconosciuto soprattutto in quei frangenti e per questo motivo, da qui si dovrebbe ripartire in vista della nuova stagione che si prospetta, con tutti gli scongiuri del caso, finalmente “normale”.