La vittoria del Panathinaikos nella finale splendida con il Real Madrid ha chiuso la stagione 2023-24 della massima competizione europea per club di pallacanestro. E’ tempo di tirare le somme e dare i voti ai protagonisti dell’ultimo atto, la Final Four di Berlino, che ha colpito per la grande organizzazione dentro il campo ma lasciato a desiderare per il controllo fuori. Prima lo scontro tra tifosi del Pana e del Fener alla vigilia delle semifinali e a conclusione dell’evento, nei pressi di una stazione della metro, si è scatenata un’ulteriore mega rissa (intorno alla mezzanotte di domenica) tra tifosi delle due compagini greche, che ha portato all’arresto di 89 persone, con 12 portate in ospedale, 2 in condizioni gravi e una in fin di vita. Un finale drammatico per una competizione che, in campo, ha visto giocate e uno show davvero sensazionale.
Voto 10: Panathinaikos e Sloukas
Un’impresa, che io in primis non pensavo si potesse realizzare.
Il Real Madrid partiva con tutti i favori del pronostico, ma il Panathinaikos è stato più continuo durante tutta la finale (senza contare la semi). Dopo un primo quarto in difficoltà (36-25) la squadra di Ataman ha ribaltato completamente l’inerzia del match, dominando il campo con Sloukas e Lessort a fare da alfieri di una squadra partita a settembre con l’obiettivo di vincere e che, tra cambiamenti e critiche durante l’anno, è riuscita a portare a termine il proprio compito nel migliore dei modi, vincendo la 7a Eurolega della sua storia.
Menzione speciale per Kostas Sloukas, i cui numeri in finale parlano da sé: 24 punti col 100% dal campo, 7 falli subiti, 2 rimbalzi, 3 assist, per 31 di valutazione. Prestazione mostruosa, di una solidità a tratti imbarazzante a dispetto dei 34 anni. La sua incredibile carriera si costella di un’altra gemma, che lo porta ad essere uno dei giocatori europei più titolati di sempre. Quella ottenuta domenica a Berlino è la 4a Eurolega personale, dopo 2 vinte con l’Olympiacos e una col Fener, per un totale di 21 trofei conquistati con 3 squadre differenti. Definitivamente, inseribile tra gli dei dell’Olimpo!
Voto 9: Ataman e Lessort
Altro duo essenziale per la vittoria del Pana è quello che leggete nel titolo: uno in panchina, l’altro in campo. Ergin Ataman può non piacere per i modi, per le costanti polemiche contro gli arbitri anche davanti i microfoni, ma quando c’è da vincere grandi competizioni, ce ne sono pochi come lui. Per lui è la 3a Eurolega, tutte vinte negli ultimi 4 anni, a dimostrazione di una costanza clamorosa e di una capacità nel costruire squadre vincenti che nessun altro allenatore ha avuto nel mondo, non solo a livello europeo. La stagione del Pana è iniziata con risultati scarsi in EL, tra critiche e un roster che non era forse ancora perfettamente plasmato dal proprio comandante, poi è stato un continuo crescendo, fino all’epilogo. Ataman entra di diritto tra i più vincenti allenatori della storia della competizione, appaiando Gershon e Nikolic, portandosi a un successo da Messina, secondo a pari merito con Maljkovic, Ferrandiz e Gomel’skij; tutti dietro all’inarrivabile Obradovic (9).
Nota speciale per Mathias Lessort, che ha giocato una competizione di livello pazzesco. I 17 punti, 6 rimbalzi e 10 falli subiti in finale sono solo la ciliegina sulla torta di un’intera stagione da primo della classe, che lo porta oggi ad essere uno dei pezzi più pregiati del mercato europeo. Per lui questa è la prima Eurolega, dopo aver vinto l’Eurocup, la Europe Cup e un paio di titoli nazionali con Stella Rossa e Nanterre. Il tutto a 29 anni, momento perfetto per pensare – qualora ce ne fosse l’occasione – di fare un salto al di là dell’Oceano, dove era stato draftato (n°50) nel 2017 dai Philadelphia 76ers, senza mai però essere realmente chiamato a giocare. Che sia arrivato il momento?
Voto 8: Peters
Alec Peters è ciò che più si salva dell’Olympiacos, che nella semifinale contro il Real ci ha provato, senza però riuscire a far crollare gli ex campioni in carica. Per lui la 2a Final Four consecutiva insieme ai Reds, con lo stesso epilogo e delusione. Ciò che si porta a casa però è di essere entrato nel gota del basket europeo, mettendo le basi, a 29 anni, per diventare una delle ali grandi più dominanti della lega… sempre che non arrivi qualche squadra NBA a “portarcelo” via.
Voto 7: Real Madrid e Hayes-Davis
I campioni in carica sono stati detronizzati. Sembrava cosa fatta, alla vigilia, che anche quest’anno a sollevare il trofeo fosse la formazione madrilena, e invece in finale è cambiato tutto. I ragazzi di Chus Mateo sono stati dominati nella seconda parte di gara da Sloukas e Lessort, con Nunn a metterne 21 e Grant a disinnescare gli esterni in bianco. Il percorso del Real però vale comunque una sufficienza abbondante, perché se è vero che dopo una stagione così dominata fa male perdere, va considerato il cammino fatto per arrivarci.
Voto 7 anche per Nigel Hayes-Davis, che negli ultimi 2 mesi è diventato un faro, per il Fenerbahce e per l’intera Eurolega, che può vantarne la presenza nella propria competizione. In una squadra che praticamente non si è presentata alla Final Four (vista la semifinale), è stato quello che nella debacle in semifinale ha tenuto a galla la barca prima che affondasse. Un sigillo, inutile, per una stagione a livelli altissimi e, prima, inimmaginabili. A 30 anni è nel miglior momento della propria carriera e per lui saranno anni in cui monetizzare, a livello economico e di trofei. Ora i titoli nazionali però non bastano più, Nigel vuole – e meriterebbe di – vincere un trofeo internazionale.
Voto 6: Olympiacos
Contro il Real Madrid, in semifinale, ha fatto ciò che gli si chiedeva: giocarsela a viso aperto tenendo la partita in bilico fin quando fosse possibile. L’ha fatto, mollando solo nel finale, subendo l’aggressività della difesa madrilena, dove Rodriguez e Musa avevano deciso di vincerla. La sufficienza arriva anche per il 3° posto, conquistato contro un Fener probabilmente già in vacanza.
Voto 5: Tavares e Poirier
Insufficienza dovuta alla prestazione in finale. Lessort, dall’altra parte e praticamente da solo, li ha portati a spasso (e a scuola) per l’intero match, non dandogli modo di entrare mai realmente in partita. 12 punti in coppia con soli 6 rimbalzi totali, sintomo di una prestazione rivedibile, che ha lasciato il Real senza la debita copertura dei tabelloni nella partita più importante.
Voto 4: Fenerbahce e Wilbekin
Difficile immaginare una partita peggiore di quella giocata in semifinale contro il Pana. Ok, gli avversari hanno dimostrato di essere superiori, ma l’atteggiamento in certi momenti dei ragazzi di Jasikevicius è stato troppo negativo. Il gap di 16 punti subiti forse non mostra a sufficienza ciò che è successo sul parquet, dove la formazione turca, soprattutto nell’ultimo quarto (7 punti segnati), è sembrata proprio mollare la competizione, facendosi tritare da Sloukas e compagni. Una disfatta peggiorata ulteriormente dal becero comportamento dei tifosi fuori dal palazzetto, che ha causato non pochi problemi alla sicurezza locale nonché ai presenti in quel momento fuori dalla Uber Arena. Indegna conclusione di una 3 giorni tedesca che tutto l’ambiente Fener vorrà dimenticare in fretta.
Voto 3: gestione scontri fuori dal palazzo
L’arrivo tardivo della polizia (perché non c’erano delle forze dell’ordine già in loco?) nel momento in cui i tifosi del Fener hanno cercato di entrare nell’impianto senza biglietto il primo giorno delle semifinali è una grave pecca di organizzazione, che ha portato successivamente a uno scontro con i supporters del Pana che ha visto volare bottiglie di vetro e creato non poco scompiglio a chi si trovava nell’area circostante il palazzetto. Una situazione incresciosa che ha avuto il suo culmine negativo con gli scontri ancor più gravi nel post-partita, rovinando il bellissimo clima che, invece, si respirava all’interno del palazzo.