La finale olimpica di basket del 1972 tra USA e URSS è rimasta nella storia come uno degli eventi sportivi più controversi e carichi di tensione politica. Questa partita, terminata con un punteggio di 51-50 a favore dell’URSS, ha segnato la prima sconfitta olimpica per gli Stati Uniti dopo un dominio ininterrotto e rappresenta un emblematico episodio nel contesto della Guerra Fredda.
Contesto storico e rivalità
Durante la Guerra Fredda, lo sport divenne un campo di battaglia simbolico tra USA e URSS, con la finale del 1972 come apice di questa rivalità. Gli americani, imbattuti dal 1936 e vincitori di sette medaglie d’oro consecutive, si trovavano di fronte a un’URSS determinata a sfidare il loro predominio. Questa partita non era solo una competizione sportiva ma anche un confronto ideologico.
Insomma, il contesto della Guerra Fredda giocò un ruolo cruciale nella finale del 1972, con le due superpotenze che cercavano di affermare la propria supremazia non solo politica ma anche sportiva. Il clima di tensione era accentuato anche dal recente match di scacchi tra Bobby Fischer e Boris Spassky, che aveva visto un inaspettato successo americano, cosa che aveva indispettito e non poco il governo sovietico dell’epoca.
Composizione delle squadre
La squadra americana del 1972 era la più giovane della storia olimpica, con giocatori universitari e senza una chiara leadership, visto che stelle come Bill Walton declinarono l’invito a partecipare per motivi politici e personali.
Al contrario, l’URSS schierava un team di veterani, allenati insieme per anni, che fornivano un contrasto marcato in termini di esperienza: in pratica l’URSS eludeva questa norma classificando i propri giocatori come lavoratori o soldati, garantendo quindi una squadra molto più esperta, che per una volta poteva giocarsela con gli americani, da sempre maestri del gioco.
Descrizione della partita
La partita fu intensa e carica di emozioni. I sovietici, sotto la guida di Sergei Belov, misero in difficoltà gli americani sin dall’inizio. Momenti chiave furono le espulsioni di Dwight Jones, il miglior marcatore USA, e l’infortunio di Jim Brewer, che indebolirono notevolmente il team USA.
In un contesto di equilibrio serrato, verso la fine, Doug Collins degli USA realizzò due tiri liberi cruciali, portando gli USA in vantaggio per 50-49. Mancavano tre secondi alla sirena, l’oro sembrava prendere la strada dell’occidente, con le stelle e strice americane pronte ad issarsi nuovamente sul gradino più alto del podio.
La controversa rimonta finale
Negli ultimi tre secondi si sviluppò però una controversia che ha segnato la storia del basket.
Tutto si originò da una protesta del coach sovietico per un time-out non concesso. Ciò portò a una serie di eventi confusi che culminarono nell’errore nell’impostazione del cronometro portò alla ripetizione dell’ultimo possesso per due volte, con il clamoroso finale del canestro decisivo di Alexander Belov per l’URSS. La decisione di ripetere il gioco fu fortemente contestata dagli USA e ancor oggi rimane oggetto di dibattito.
La FIBA, nonostante le proteste americane, confermò il risultato a favore dell’URSS e in campo scoppiò un inevitabile parapiglia. Gli atleti USA rifiutarono unanimemente di accettare le medaglie d’argento, una decisione che persiste ancora oggi. Il rifiuto di accettare le medaglie è un gesto che simbolizza non solo la delusione per l’esito della partita, ma anche la protesta contro quello che molti percepivano come un errore di giudizio influenzato dalla politica della Guerra Fredda.
Più di mezzo secolo per una polemica ancora accesa
La finale del basket olimpico del 1972 è stata più di una partita: è stata una manifestazione delle tensioni della Guerra Fredda e ha lasciato un’eredità duratura nel mondo dello sport.
La vicenda ha dimostrato come eventi sportivi possano diventare espressioni di conflitti politici e ideologici ben più ampi, influenzando non solo gli atleti ma anche le percezioni e le relazioni internazionali. Questo evento rimane un potente ricordo di come lo sport possa riflettere e influenzare la storia globale.