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Non bisogna andare troppo lontano nel tempo per ricordare l’ultima volta che i Boston Celtics hanno agguantato le Nba Finals: era la stagione 2021/22 e i Celtics furono sconfitti dai Warriors di un fantascientifico Steph Curry, contro cui Tatum e compagni non poterono niente.

L’ultima volta invece che i Dallas Mavericks sono giunti in finale risale alla stagione 2010/11 e il risultato fu decisamente più dolce per i Mavs: Nowitzki e Kidd infatti trascinarono i propri compagni ad uno storico titolo, battendo per 4-2 nella serie i Miami Heat di Lebron, Wade e Bosh.

Le due squadre, Dallas e Boston, non si sono però mai incrociate in una finale, eppure gli ingredienti per una serie combattuta e sentita ci sono, eccome.

Kyrie Irving e Kristaps Porzingis affrontano il loro passato

La storia dice che Kyrie Irving proverà a punire la sua ex squadra e tenterà di fare lo stesso Kristaps Porzingis. Il primo ha già gettato benzina sul fuoco nel post vittoria in gara 5 contro i Timberwolves: “Boston è d’intralcio al nostro obiettivo” , ha detto il playmaker dei Mavs, una frase che, per forza di cose, non è passata inosservata.

Non corre buon sangue tra Irving e Boston, maglia che il nativo di Melbourne ha indossato dal 2017 al 2019 con risultati sicuramente altalenanti. Nel 2018 la sua annata si interruppe a marzo causa infortunio e i Celtics uscirono alle Eastern Conference Finals per mano di Lebron James e dei Cavs (4-3), mentre nel 2019 Boston venne eliminata in cinque gare dai Bucks al secondo turno.

La storia con i biancoverdi si interruppe in quel momento, dato che Kyrie scelse di sposare la causa dei Nets e i tifosi dei Celtics non la presero benissimo: tra cori contro di lui, dito medio esposto verso i suoi ex tifosi, il logo Lucky calpestato e polemiche di ogni tipo, Irving ora tornerà al Garden nuovamente da avversario, questa volta in un contesto, quello di Dallas, in cui sembra aver finalmente trovato la propria serenità.

Porzingis invece pare sia finalmente pronto al rientro in campo, dopo l’infortunio muscolare che lo ha costretto ai box dalla gara 4 del primo turno contro gli Heat in poi. Il lungo lettone è un altro ex di queste Finals, avendo indossato la canotta dei Mavs dal 2019 al 2022, per poi passare ai Wizards (2022/23) e, infine, proprio ai Celtics nella scorsa off season.

Una trade vinta dalla dirigenza di Boston, capace di acquisire Porzingis e Holiday in un colpo solo per essere completi in ogni reparto e tentare l’assalto all’anello. Il lettone non ha sicuramente il dente avvelenato come Irving, ma le sue abilità nell’aprire il campo in fase offensiva permetteranno ai biancoverdi di avere un’ulteriore soluzione da utilizzare per provare a vincere la sfida.

Stelle a confronto

Potrebbero essere queste le Finals in cui uno tra Jayson Tatum e Luka Doncic riuscirà a consacrarsi definitivamente.

La pressione massima sarà sulle spalle di Jayson Tatum. L’ala dei Celtics ha mantenuto medie di tutto rispetto nelle prime 14 partite di playoff (26 punti, 10.4 rimbalzi e 5.9 assist) ed è rimasto in campo 40.5 minuti a partita, segno della grande fiducia da parte di coach Mazzulla, ma il palcoscenico è stato quasi tutto per Jaylen Brown, Mvp delle Estern Conference Finals, e per il supporting cast dei Celtics.

In ogni caso, Tatum ha definito la seconda finale guadagnata negli ultimi tre anni come una “seconda chance” sia per sé sia per la squadra, anche perché ora il team di coach Mazzulla ha acquisito un’importante esperienza, fondamentale se si vuole ambire al titolo Nba. È chiaro che, se non dovesse arrivare l’anello, pioveranno critiche sul numero 0 di Boston…

Dal canto suo, Luka Doncic giunge a queste Finals come leader per punti (28.8 di media), rimbalzi (9.6) e assist (8.8), oltre che per rubate e tiri da tre punti segnati, il primo della storia Nba a riuscirci.

Nelle prime sei stagioni nella lega americana è stato nominato Rookie dell’anno, 5 volte all’All Star, 5 volte nel primo quintetto Nba e in questa annata, oltre ad essere Mvp delle Western Conference Finals, è risultato essere anche il miglior realizzatore della Regular Season. Lo sloveno si sta prendendo ancora una volta il palcoscenico e vuole proseguire nella sua già leggendaria carriera, aggiungendo magari alla sua collezione di premi anche un anello Nba, il che farebbe il paio con il titolo di Eurolega conquistato nel 2018 (con annesso Mvp).

Attenzione però alla voglia di farsi spazio del sopracitato Jaylen Brown, che potrebbe nuovamente fare la differenza (29.8 punti, 5 rimbalzi e 3 assist di media contro i Pacers), senza dimenticare il supporting cast di uno (Holiday, Horford e White lato Boston) e dell’altro team (PJ Washington e la coppia di lunghi Gafford-Lively).

Il percorso delle due squadre

È inutile negare che i ragazzi di coach Mazzulla abbiano avuto un percorso leggermente facilitato per arrivare a queste Finals, anche se, chiaramente, nello sport le vittorie non sono mai scontate e i Celtics hanno anche messo in campo il giusto “killer instinct” nei momenti cruciali delle partite.

Al primo turno Boston ha sconfitto gli Heat privi di Jimmy Butler e, fatta eccezione per gara 2 (in cui Miami ha realizzato 23 triple), non c’è stata storia. Stesso discorso per la serie contro i Cavs, in cui i Celtics hanno perso ancora una volta il secondo atto (118-94), ma Cleveland ha dovuto poi fare a meno, oltre che di Jarrett Allen, anche della stella Donovan Mitchell in gara 5 e Boston ha chiuso i giochi senza troppe difficoltà (4-1).

Decisivamente più combattute le Eastern Conference Finals: pur senza Haliburton dal terzo periodo di gara 2 in poi, i Pacers hanno dimostrato di valere, ma anche di essere ancora troppo acerbi per vincere una serie di tale importanza. Jaylen Brown e la coppia Holiday-White hanno fatto il resto: il primo ha segnato la tripla per l’overtime che poi è valso il successo in gara 1 e ha ottenuto l’Mvp delle ECF, mentre gli altri due hanno sigillato rispettivamente con una palla rubata e una tripla le due gare ad Indiana.

Quest’ultima non ha saputo capitalizzare le occasioni per cambiare le sorti di una serie il cui risultato finale sembrerebbe bugiardo, ricordando però che i Celtics hanno avuto il già citato “killer instinct” tipico di una grande squadra, il che ha permesso di fare sempre la giocata giusta al momento giusto punendo gli errori avversari.

I Mavericks invece non era i favoriti all’inizio dei playoff e molti avevano dubbi sulla convivenza interna tra Irving e Doncic, i quali però hanno risposto con prestazioni di assoluto livello, supportati da compagni di squadra all’altezza della situazione. Al primo turno i Mavs hanno giustiziato ancora una volta i Clippers per 4-2, per poi battere i giovanissimi OKC al secondo round (sempre 4-2), vincendo la resistenza di un Shai Gilgeous-Alexander che non ha mai mollato un centimetro. Si prospettava una serie molto più incerta contro i T-Wolves – questi ultimi capaci di eliminare i campioni in carica dei Nuggets – e invece il team di coach Kidd ha annullato gli avversari, concedendo una sola partita a Minnesota (gara 4) e chiudendo i conti in una gara 5 vinta agevolmente (69-40 all’intervallo lungo, 124-103 il finale).

Le Finals comunque sono storia a parte e saranno i dettagli a fare la differenza: Boston è favorita (e dunque con maggiore pressione sulle spalle), ma i Mavs sono guidati dal duo delle meraviglie (Irving e Doncic) e vogliono riscrivere la storia.