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Pochi personaggi del mondo dello sport italiano, dividono, infiammano ed esaltano come il campione di salto in alto Gianmarco “Gimbo” Tamberi.

Istrionico, con quella energia che è caratteristica peculiare di chi non si tira mai indietro se c’è da stare al centro dell’attenzione, Tamberi ha spesso fatto parlare di sé anche fuori dall’amata e odiata pedana.

Adesso il saltatore azzurro ha un obiettivo, quello principale della stagione: l’oro olimpico di Parigi.

Gimbo Tamberi: la formazione di un campione

Civitanova Marche è la città che più delle altre spinge Gimbo quando si tratta di accompagnarlo durante quelli che lui stesso conta 11 passi, anche se alle volte possono diventare mezzo in più o mezzo in meno, a seconda della distanza che viene permessa dallo stadio o dal palazzetto in cui si gareggia.

La città marchigiana gli ha dato i natali il primo giugno del 1992 e le molle ai piedi gli si sono formate fin da ragazzino, quando papà Marco, sublime saltatore anch’egli, nonché due volte recordman nazionale indoor a inizio anni 80, lo ha instradato in quella che, col senno di poi, sarebbe stata la disciplina che avrebbe regalato per la seconda volta la gloria in famiglia.

In realtà, ma questo lo sapete benissimo per le varie zingarate statunitensi in seno agli All Star Game ai quali Tamberi partecipa con una certa assiduità e frequenza, il primo amore dell’altista azzurro è stata la pallacanestro, sport che non manca di praticare nelle occasioni più disparate.

L’exploit di Bressanone e il salto verso il successo

Gimbo Tamberi fa parlare di sé ai campionati italiani Juniores di Bressanone nel 2011, quando salta 2.25, migliorando sensibilmente il suo personale. Passano poi pochi mesi per la prima gioia internazionale, il bronzo agli europei Juniores di Tallin, che farà da trampolino di lancio alla chiamata dei grandi, i campionati europei di Helsinki, dove chiude quinto.

Tamberi non si ferma più e ottiene qualche mese più tardi il personale di 2,31, che gli permette di prendere parte alle Olimpiadi di Londra del 2012, dove però non raggiunge la finale.

Dopo l’oro agli italiani di Rovereto del 2014, nell’estate successiva migliora il primato italiano a Eberstadt, portandolo da 2,33 a 2,37.

Il primo titolo arriva agli europei di Amsterdam del 2015, primo italiano di sempre a vincere una gara continentale della specialità.

L’infortunio e la rinascita

Per un maledetto infortunio alla caviglia sinistra, non partecipa alle Olimpiadi di Rio del 2016 e sono gli anni più difficili per la sua carriera, ma Tamberi non difetta certo per coraggio, si riprende e nel 2019 mette l’oro al collo agli europei INDOOR di Glasgow, anche in questo caso primo italiano europeo a farlo.

Il punto più alto della carriera di Tamberi, arriva qualche mese dopo il secondo posto degli europei di Torun: alle Olimpiadi di Tokyo, Gimbo si accorda con il qatariota Mutaz Essa Barshim per “splittare”, per usare un termine pokeristico, l’oro alla stessa misura, 2,37, visto che in quel momento i due atleti erano in perfetta parità e l’alternativa sarebbe stata quella di andare ad oltranza, fino a quando uno dei due avrebbe saltato la misura e l’altro si fosse fermato.

Nel 2023 vince l’oro ai mondiali di Budapest ed eguaglia Alberto Cova, fino all’epoca unico atleta a vincere in carriera la medaglia d’oro nelle tre manifestazioni più importanti: europei, mondiali ed Olimpiadi.

Più recentemente, Tamberi ha fatto sognare ancora una volta il pubblico italiano allo stadio Olimpico di Roma del 2024, quando ha saltato 2,37, prestazione top della stagione.

Le Olimpiadi di Parigi

Alle spalle dell’inarrivabile cubano Javier Sotomayor, che saltò 2,45 nel 1993 e ovviamente detentore del record mondiale, in Europa c’è Patrik Sjoberg, che possiede invece il primato del Vecchio Continente a 2,42.

Tamberi detiene invece il record italiano, 2,39, stabilito a Montecarlo e adesso il sogno è quello di vincere la seconda medaglia d’oro alle Olimpiadi, quelle di Parigi, magari, questa volta, in esclusiva.

Se vedremo Gimbo Tamberi con la barba tagliata a metà, sarà un buon segno, perché vorrà dire che sarà rispettata la tradizione di disputare la finale con sola metà del viso occupata dalla barba, come consigliato da papà Marco in quel di Bressanone, una quindicina di anni fa.

I presupposti ci sono tutti, e la forma del Tamberi visto a Roma, sembra promettere bene.

Vola, Gimbo!