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Quando nello sport si parla di “maledizioni“, si è portati spesso a pensare che ci si riferisca ad una lunga striscia temporale durante la quale una squadra o un atleta, non riescano a esprimersi come dovrebbero.

Ancor più spesso ci si riferisce a quel termine, facendo capo ai lunghi periodi in cui non arriva nemmeno una vittoria e questo crea delle leggende o dei miti che rimangono scolpiti nella mente dei tifosi.

In uno sport come il baseball, che in Italia non ha mai preso piede in maniera così popolare come invece è successo ad esempio con il basket, le leggende di questo tenore tengono banco per decenni e lo sport professionistico americano tende a curarsene molto di più rispetto ad altre tematiche, per alimentare un business che è tra i più floridi del Paese a stelle e strisce.

La maledizione del bambino

Trattasi per lo più di episodi legati a superstizioni e varie vicende o situazioni apotropaiche e nulla hanno a che vedere con un riscontro oggettivo, ma una sorta di alone di mistero non guasta mai, se vogliamo aggiungere pepe a questo tipo di storie.

Oggi vogliamo soffermarci sulla storia di una delle squadre storicamente più amate del baseball statunitense, Boston Red Sox.

Ci riferiamo alla lunghissima assenza di vittorie del campionato della squadra di Boston, che coincise niente di meno con la vendita di Babe Ruth agli Yankees nel 1919.

Nei due anni precedenti Babe Ruth di proprietà dei Red Sox, aveva mostrato una incredibile facilità di lancio con il braccio sinistro, tanto da essere definito all’epoca come la più grande promessa tra i lanciatori giovani di fine decennio.

La situazione finanziaria del proprietario dei Sox, Harry Frazee, non prometteva nulla di buono, ma non era certo così disastrata per lasciare partire Ruth verso un’altra squadra, in questo caso gli odiati New York Yankees, che fiutarono l’affare e chiusero l’accordo anche tramite contropartite tecniche di scarsissimo valore, se le raffrontiamo a Ruth.

Mossa disastrosa

Quello scambio si rivelò disastroso per Boston, poiché Ruth diventò uno dei giocatori più forti, non solo della Lega di quel periodo, ma proprio della storia di questo sport, diventando uno dei massimi rimpianti della squadra del Massachusetts, che non ne imbroccò più una da lì ai successivi 80 anni.

Ruth, inoltre, condusse la sua squadra al titolo più e più volte e la cosa portò a una sorta di nevrosi collettiva che costò ai Sox una generazione di tifosi imbufaliti contro la decisione di lasciare andare via il baby fenomeno.

Gli episodi successivi

Un episodio che in un contesto normale sarebbe passato comunque sotto traccia, assunse invece i contorni della maledizione quando cominciarono ad accadere cose molto più vicine all’immaginazione che alla realtà.

Dopo i primi decenni in cui i Red Sox dovettero masticare amaro senza mettere quasi mai il naso vicino alla vittoria del campionato di baseball, la prima vera occasione per porre fine alla maledizione, si presentò nel 1946, quando Boston arrivò alle World Series e, con un vantaggio di 3-2 nella serie ad una sola vittoria dal trionfo, tutta una serie di circostanze portarono i Sox a perdere il titolo a favore dei St. Louis Cardinals.

Fu uno dei primi episodi che portarono a prendere una sorta di coscienza collettiva, che quello scambio di alcuni decenni prima, aveva originato una vera e propria sventura per la squadra di Boston.

Nel 1978 l’occasione si ripresentò ancora una volta, ma l’avversario era rappresentato proprio dagli Yankees in un contesto piuttosto particolare, lo spareggio dell’American League East che viveva su un equilibrio avvincente.

Il problema fu che uno dei giocatori che passò alla storia per quella partita, l’interbase Bucky Dent, non certo il più potente tra i giocatori della squadra di New York, si inventò un fuoricampo da tre punti che mise fine alla partita, con buona pace di chi non credeva alle maledizioni.

Finalmente la fine

Passarono ancora tanti anni e da raccontarne ce ne sarebbero tante, come il clamoroso errore di Bill Buckner che si fece superare da una palla in mezzo alle gambe permettendo agli avversari di segnare un punto e successivamente vincere la partita nel 1986 contro i Mets, oppure il fuoricampo di Aaron Boone nel 2003, giocatore degli Yankees, ancora loro, che spezzò il sogno di vincere le World Series con il punteggio in parità a Gara 7 e all’undicesimo inning.

Ma finalmente, dopo 86 anni di continue delusioni, nel 2004, posero fine alla maledizione del bambino, proprio contro gli Yankees, nell’American League Championship Series, cancellando un passivo di 3-0 e vincendo la serie 4-3 inanellando un’incredibile serie di 4 successi.

Alle World Series i Sox sconfissero i Cardinals e il delirio dei tifosi fu indimenticabile, visto che riuscirono a conquistare il titolo dopo quel 1918 e, soprattutto, a spezzare la tanto odiata maledizione del bambino.