Si scrive Mike Tyson e si pronuncia leggenda. Perché da qualunque angolo lo so guardi, Mike Tyson ha riscritto più volte le regole dello sport e del pugilato ovviamente. Un ragazzo con un carattere a dir poco difficile, dotato di una potenza straordinaria che emerge dalle difficoltà di un ambiente degradato e che si prende il tetto del mondo ad appena 20 anni. L’apice, prima di toccare nuovamente il fondo. Il buio dopo tanta luce.
Questo è Mike Tyson. Pugile impressionante, ma con un feeling troppo pericoloso con droghe, alcool, donne e le sbarre della galera. Un frullato misto che comprende tutto e che porta ad amarlo, oppure ad odiarlo. Ma dove sarebbe potuto arrivare “Iron Mike” se la testa fosse stata migliore? E senza quella testa, sarebbe mai potuto arrivare, dove realmente è arrivato? Domande che non troveranno mai una risposta certa, con tanti rimpianti sicuramente e che valgono la palma del peggior sportivo dell’ultimo quarto di secolo.
L’abuso, la violenza e il riformatorio
Mike Tyson nasce da una famiglia poverissima in uno dei peggiori quartieri di New York. Già l’inizio lascia capire che serve un miracolo per avere una vita modello in futuro. A sette anni il piccolo Mike è abusato nel suo quartiere da una persona mai ben definita dallo stesso Tyson. Un dramma per un bambino così piccolo e che segnerà in maniera permanente la sua vita. Con la scuola il rapporto è pessimo, lo sospendono diverse volte e alla fine arriva l’espulsione.
Nel frattempo cresce e a 12 anni pesa già 80 Kg e senza un filo di grasso. E’ l’ideale per le bande del quartiere: con uno così le rapine possono sicuramente avere un esito positivo. Alla fine la polizia lo coglie in flagrante e lo sbatte in riformatorio. Una salvezza a tutti gli effetti per Mike Tyson. Qui un giorno vede dal vivo Muhammad Alì, il quale sta visitando i riformatori degli USA per conoscere le storie di questi ragazzi. Tyson è folgorato alla vista del pugile campione e decide che la boxe sarà il suo futuro.
Gli inizi sul ring e i trionfi da dilettante
Quando Mike Tyson esce di riformatorio ha una sola cosa in testa. Trovare vicino casa una palestra di pugilato per poter mettersi all’opera. Inizia un valzer di perlustrazione, ma il carattere violento del giovane Tyson non aiuta e in molte scuole di boxe viene respinto. Poi arriva il secondo incontro che gli cambia la vita.
Cus D’Amato, il più noto allenatore di pugili a New York e che in carriera ne ha lanciati a decine. Questa volta a rimanere folgorato è il tecnico, il quale non crede ai suoi occhi. Una montagna di muscoli su un ragazzino di appena 13 anni. Mai, aveva visto niente di simile.
Cus capisce che il ragazzo è da mettere sul ring. Mike mostra un potenza incedibile e nonostante la tecnica sia alquanto acerba, impressiona tutti. Soprattutto perché nel provino sanguina dal naso per tutto il match di allenamento, ma non cede di un millimetro. D’Amato lo prende sotto la sua ala e capisce di aver un rullo compressore davanti a se, il quale deve soltanto crescere dal punto di vista tecnico. Alla morte della madre pochi mesi dopo, l’allenatore è come se adottasse Tyson e nonostante Mike si faccia espellere per la seconda volta da scuola, continua a perdonarlo. In realtà Mike si comporta male anche verso gli altri pugili, ma Cus chiude un occhio, deciso a fare all-in su Mike Tyson.
Il duro allenamento produce frutti quasi immediati e ad appena 15 anni Tyson passa sul ring dei dilettanti. Sfida pugili molto più grandi di lui e nonostante questo vince senza sosta. Il suo score è semplicemente allucinante: su 54 incontri trova il successo 48 volte. Non solo, ma per i Pesi Massimi i suoi 178 centimetri di altezza lo dovrebbero sfavorire. Invece Mike Tyson, alla pari di Rocky Marciano, avrà una carriera unica sotto questo punto di vista.
Il professionismo
A 19 anni Cus D’Amato porta Mike Tyson al definitivo salto di qualità. Dopo aver dominato il vasto mondo dei dilettanti, “Iron Mike” è pronto al grande ballo nel professionismo. E’ il 1985 e il sogno americano vive più che mai nei confini a stelle e strisce. Tyson affronta 15 incontri nel primo anno e non solo li vince tutti, ma in 11 di essi chiude la pratica per KO alla prima ripresa. Non è un pugile, come afferma una parte della stampa, è un trita sassi. Mai nel mondo della boxe si era assistito ad un avvio così impressionante per un debuttante.
Giornali, riviste, radio e TV parlano di Mike Tyson. La nuova stella del pugilato è finalmente arrivato sotto le luci dei riflettori e dopo una vita piena di sofferenze, adesso può gioire. Anche se difficilmente Tyson è uno che ride e fa feste. A 20 anni ha la possibilità di diventare campione del mondo. Sfida per il titolo nei pesi massimi, niente meno che Trevor Berbick. Quest’ultimo, oltre ad essere il campione del mondo in carica, è colui che ha sconfitto Muhammad Ali nel suo ultimo match. Le statistiche pre-match parlano chiaro: Mike da professionista su 27 incontri ne ha vinti 27. Il rivale invece, su 36 duelli ha vinto 31 volte, a fronte di 4 pareggi e una sola sconfitta.
Il match è atteso da tutti e c’è competizioni fra le TV per aggiudicarsi i diritti di trasmissione. Così tanta attesa meriterebbe un incontro epico, deciso alla 15° ed ultima ripresa.
Invece, “Iron Mike” impiega appena due riprese per stendere il campione uscente e laurearsi campione del mondo a 20 anni 4 mesi e 22 giorni. Un trionfo incredibile e che da ragione una volta per tutte al suo storico allenatore Cus D’Amato. Mike Tyson è un fenomeno allo stato puro.
Il primo arresto
Dal 1985 al 1992 in pratica, Mike Tyson è la boxe fatta persona. Tutti vogliono vederlo combattere e tutti osannano il nuovo messia del pugilato. Ma come dice un vecchio adagio, “Quando sei arrivato in alto, puoi solo scendere”. Soprattutto se il tuo carattere è di quelli turbolenti e la testa non dice sempre il vero. Nel 1992 arriva il primo arresto, per la violenza sessuale ai danni di Desirée Washington. Mentre l’opinione pubblica si divide sul personaggio controverso, Mike dietro le sbarre si dichiara innocente e pensa solo ad allenarsi, per tornare a prendersi il titolo mondiale.
Nel 1995 esce di prigione, ma l’assenza del ring si vede sul quasi 30enne. Impiega più del previsto per tornare su una forma più che accettabile e nel 1997 a 31 anni, sfida Evander Holyfield. Il match resta nella memoria di tutti per il morso all’orecchio del campione, da parte di Mike Tyson, con Evander che dolorante salta come un matto per tutto il ring e Tyson che nel frattempo sputa un pezzo di cartilagine rimasta fra i denti. Un’immagine terribile e immortalata dalle telecamere. In quel momento scende la notte sulla carriera di Mike Tyson: perde il match a tavolino e subisce una sospensione che sa di resa anticipata. Tanto che nel 2017 sul sito espn viene votato come il peggior sportivo degli ultimi 25 anni, guarda caso dopo aver raggiunto l’apice.
Galera, droga e la redenzione
La carriera di “Iron Mike” è sempre più segnata. Il pugile viene arrestato una seconda volta nel 1999 per aver picchiato due persone, dopo un tamponamento con l’auto. Inizia un tira e molla con il carcere, anche per l’uso di droghe e guida in stato di ebrezza. Nel 2005 torna sul ring, ma non è più la stessa cosa. Tyson è ormai sfatto a livello fisico e di conseguenza vengono scelti avversari abbordabili, per non far sfigurare il vecchio campione. Rischia di finire tutto in una farsa e dopo qualche match, la terza vita sul ring di Mike conosce un altro stop.
Negli ultimi anni però, il buon Mike sembra aver trovato la retta vita. Riallacciati i rapporti con la moglie Kiko, Tyson sembra aver messo in un angolo i suoi problemi. Niente più droga, alcool, vita al limite, bancarotta e la tanta violenza che ha segnato la sua vita. Un uomo diverso superato i 50 anni a quanto pare. Ma con un tipo così, mai dire mai. L’ultima news è di pochi giorni fa. Complice la quarantena forzata a causa della Pandemia, “Iron Mike” è stato immortalato con dei video dalla moglie, mentre si allena come un forsennato nella palestra di casa. E nell’ultima video annuncia un sibillino: “Sto tornando”. A 54 anni sarebbe l’ennesima impresa incredibile di Mike Tyson.