Una delle atlete più amate della storia del nuoto e dello sport in generale e non solo in Italia, Federica Pellegrini fece il suo prorompente ingresso nell’Olimpo delle campionesse più seguite ai Giochi del 2004, ad Atene.
Acerba, con un corpo splendido che sembrava forgiato per scivolare nelle acque delle piscine di tutto il mondo, la Pellegrini fece spalancare la bocca a tutti gli appassionati di nuoto, all’età di 16 anni, quando entrò in piscina a sfidare le campionesse più affermate dell’epoca, prima tra tutte il suo mito, Franziska Van Almsick.
Italia deludente
Furono 32 gli eventi che formarono il calendario delle XXVIII Olimpiadi, svoltesi ad Atene, dopo le roventi polemiche per non essere state disputate nella Città degli Dei quelle di inizio millennio, in onore del dio denaro.
Sedici gare maschili e sedici femminili, con il solito Stile Libero a farla da padrone, con sei eventi, dai 50, fino ai 1.500 M, con gli uomini che non disputarono gli 800, e le donne che saltarono i 1.500.
Il medagliere premiò gli Stati Uniti che fecero incetta di medaglie d’oro, ben 12, accompagnate a 9 d’argento e altre 9 di bronzo, per un totale di 30, il doppio di quelle dell’Australia, seconda nel medagliere.
L’italia fece un percorso che definire deludente è un eufemismo, cogliendo una medaglia di bronzo nella 4×200 Stile Libero maschile, con protagonisti in acqua Brembilla, Rosolino, Cercato e Magnini.
Ma quell’opaca prestazione dei nostri atleti e delle nostre atlete, fu letteralmente cancellata dalla clamorosa impresa di Federica Pellegrini, alla luce di un successo individuale che non arrivò, a differenza delle precedenti Olimpiadi di Sidney.
La corsia dei migliori
In campo maschile furono le Olimpiadi di Ian Thorpe e Michael Phelps, che lasciarono letteralmente le briciole ai loro avversari, ma in campo femminile non riuscivamo a trovare una regina del nuoto azzurro dai tempi di Novella Calligaris.
E invece, il giorno dopo ferragosto, si presenta ai blocchi una bellissima ragazzina veneta, che nella semifinale dei 200 Stile Libero, fa segnare il miglior tempo e l’inquadratura di apertura all’ingresso in acqua del giorno della finale, quello successivo alle Semi, è tutta per lei.
A Federica viene assegnata la corsia della migliore, la 4, particolare di non poco conto, questo, che, vista la sua caratteristica di respirare verso la sua destra, non le permetterà di rendersi conto del ritorno poderoso di chi occupa la prima corsia.
Ma andiamo con ordine. Federica entra all’Athens Olympic Aquatic Centre della capitale greca con quel piglio di chi non deve dimostrare nulla a nessuno, visto che a 16 anni si è possessori di quella sfrontatezza inconsapevole che porta spesso a mettere in vetrina prestazioni incredibili.
Nelle interviste e nelle prove successive, non sarà sempre così, ma l’appellativo di “Divina”, mette in conto anche tutto quello che Federica Pellegrini palesò da quel 17 agosto in poi.
Le avversarie di Federica Pellegrini
Una volta che fai segnare un tempo così basso in semifinale, 1,58,02, hai la netta sensazione che puoi giocartela con le migliori, anche se le migliori rispondono al nome della crema del nuoto in vasca.
A cominciare dalla primatista del mondo, la già citata tedesca Van Almsick, per proseguire con la francese Solenne Figues la favorita di quella gara per come stava nuotando in quel periodo, la statunitense Dana Vollmer ed altre quattro super atlete, tra le quali la rumena Camelia Potec, additata come potenziale vincitrice di una medaglia, ma non quella più ambita.
Ciò che stupì in semifinale, fu quello che in molti chiamarono l’orologio nella testa di Federica, che aveva questa innata capacità di controllare la gara seguendo un piano prestabilito, che le permise di chiudere in scioltezza, senza dover strappare in ultima vasca, portando a casa il risultato con estrema naturalezza.
La Gara
Ed è esattamente ciò che successe anche in Finale, visto che la Pellegrini controllò una dinamica di gara sostanzialmente lenta, senza strappi e, soprattutto, tenendo a bada la Figues, la vera avversaria alla quale tutti dovevano fare attenzione.
La Pellegrini, complice probabilmente un tentennamento nella fase iniziale, non ebbe la medesima spinta perfetta della giornata precedente, ma grazie a uno stile sostanzialmente senza sbavature, una linea morbida e poderosi colpi di gambe, rimase tra le prime fin dalla parte centrale della prima vasca, con l’idea di provare la stessa progressione delle semifinali.
Il primo passaggio fu 28,27, che per la gara che si stava sviluppando, era perfetto per la giovane nuotatrice di Mirano; il problema era rappresentato dalla Van Almsick, unica a forzare fin dalla partenza, per provare a mettere in difficoltà i piani strategici delle altre, ma nessuna le diede corda.
La tedesca girava prima ai 100 metri, ma il plotoncino delle aspiranti alle medaglie si ricompattava e Fede girava quarta dietro Van Almsick, Vollmer e Figues, con un tempo ancora una volta perfetto, 58,06, dietro a quello della tedesca, che però cominciava a risentire della fatica del suo sprint iniziale, 57,64, ben più lento del passaggio del record del mondo da lei stessa detenuto, 56,27, quasi un secondo 40 di ritardo, a certificare una gara molto, molto lenta.
L’ultima vasca
La caratteristica che distingueva la Pellegrini alla quale abbiamo fatto cenno in precedenza, quella di respirare dalla parte opposta delle sue concorrenti, la porta a tenere perfettamente d’occhio le nuotatrici che le nuotano da quella parte della vasca, per cui, in ultima vasca, potrà controllare le più pericolose.
A metà della terza vasca, comincia una lenta e inesorabile rimonta sulle migliori e la Pellegrini gira clamorosamente in testa ai 150 Metri, con il tempo di 1,28,20, ormai due secondi scarsi più lento del record del mondo.
La Van Almsick sembra aver ormai mollato e Federica riesce a tenersi dietro la favorita francese, ma il pericolo, a lei sconosciuto proprio per via della respirazione verso la sua parte destra, arriva dalla parte opposta, in corsia 1, nella quale la rumena Potec trova un cambio di ritmo devastante, che regola tutte le altre con il tempo di 1,58,03.
Federica Pellegrini, la più giovane del gruppo azzurro, è anche quella che ci regala la soddisfazione maggiore, chiudendo seconda con il tempo di 1,58,22 e la soddisfazione per la medaglia d’argento, è un milione di volte superiore alla delusione di quello che poteva essere e non è stato.
Il podio con l’alloro
I tifosi italiani si innamorarono di Federica e delle immagini arrivate da Atene con la medaglia al collo e la corona di alloro che cingeva la testa di tutti e tutte le medagliate.
Il sorriso di chi vince una medaglia così importante a 16 anni, fu per molti sportivi, motivo di orgoglio, di vanto e, soprattutto, mise in condizione molti giovani italiani a lavorare duro per raggiungere un risultato almeno vicino ad un’impresa che rimarrà storica.
Per Federica Pellegrini fu la prima di una serie di imprese, che la fecero diventare “La Divina”.