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Geraint Thomas l’ha annunciato, anche se la notizia era già nell’aria da tempo: il 2025 sarà il suo ultimo anno nel gruppo, dopodiché si ritirerà.

A quasi 39 anni, li compirà in maggio, il gallese lascia dopo una carriera che l’ha visto arrivare sul podio tre volte al Tour de France, vincendo l’edizione del 2018, e due al Giro d’Italia.

Corridore completo e compassato, regolare e dal carattere istrionico, lascerà un vuoto importante nel gruppo e soprattutto in una Ineos che perde con Geraint Thomas una delle sue migliori carte nelle grandi corse a tappe.

Geraint Thomas, da gregario di lusso a capitano

“Non è stata male come corsa, eh? Neanche nei miei sogni più reconditi mi sarei immaginato come ciclista professionista per 19 anni: ci sarà molto tempo per riflettere sulla mia decisione, ma prima di tutto devo prepararmi per alcune gare importanti”.

Queste le parole di Geraint Thomas nel suo messaggio d’addio al ciclismo a fine 2025. Sereno, tranquillo, quasi bonario. Un po’ come tutta la carriera del gallese, capace di vincere un Tour de France in piena epoca-Froome, quindi impresa dal valore doppio.

In teoria il gallese doveva essere il primo aiutante dell’anglokeniota al Team Sky, ma in quell’edizione andava semplicemente troppo forte, anche per Tom Dumoulin, l’altro candidato alla vittoria della Grande Boucle.

Sempre un po’ in disparte, Geraint Thomas, antidivo anche se personaggio all’interno del gruppo. Corridore completo in già quando gli all-arounder, i ciclisti bravi su tutti i percorsi, non erano di moda come adesso.

Il gallese in realtà si sarebbe meritato una squadra cucita addosso su misura, ma questo è capitato solo negli ultimi anni con la Sky divenuta Ineos e orfana, per vari motivi, dei suoi leader, da Froome a Bernal.

Il rimpianto del Giro 2023

Quest’anno Geraint Thomas parteciperà al Tour de France, nell’ottica di una “Last Dance” che lo vedrà applaudito in ogni gara a cui si iscriverà. Senza più l’assillo del piazzamento, ma dando una mano, andando su al suo passo come al solito.

Una strategia che lo stava per portare alla vittoria nel Giro d’Italia del 2023, quando fino agli ultimi chilometri della cronoscalata di Monte Lussari era davanti a Primoz Roglic, salvo poi sciogliersi nel finale.

Lui, così forte a cronometro, cresciuto in pista (due volte campione olimpico tra l’altro, quindi parliamo di un corridore d’élite), beffato forse dall’emozione di poter diventare il più anziano vincitore della Corsa Rosa.

Nel dubbio anche l’anno scorso dietro all’imprendibile Pogacar e a Daniel Felipe Martinez il gallese sul podio di Roma c’era.

Nessun attacco, nessun tentativo folle da parte di Geraint Thomas di andare a fare l’impresa, per il terzo posto bastava reggere soprattutto a cronometro e rimanere con i migliori in montagna. Crisi? Manco a parlarne.

Ecco, questa è stata la forza più grande del gallese, uno che non è mai andato realmente in difficoltà, ma che sulla bici se l’è goduta, mostrandosi umano a stagione finita, in vacanza, bevendo birra come i comuni mortali.

Per poi ricominciare da capo, fino al 2025.

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