Il Texas Hold’em è arrivato in Europa più o meno all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, approdando prima in Irlanda e diffondendosi poi rapidamente nel Regno Unito. Negli anni ’90 ha attraversato la Manica per contagiare in tempi abbastanza rapidi anche il continente europeo.
Dalla Francia, il “poker alla texana” è migrato in Italia e nei Paesi di lingua tedesca. L’Austria in particolare, attrezzata com’è di buoni casinò, è diventata subito un punto di riferimento per chi voleva imparare il gioco e cimentarsi con i tornei. Vienna, Seefeld, Bregenz e Velden hanno così contribuito a formare una fetta di quella prima generazione di giocatori europei.
Oggi, molti di loro hanno smesso di giocare o lo fanno solo sporadicamente. Altri continuano invece imperterriti a competere e a ottenere risultati, a dimostrazione che nel poker l’età conta poco. Uno di questi irriducibili veterani si chiama Ivo Donev.
Nome e cognome fanno pensare a una provenienza dall’Europa orientale. In effetti, Ivo Donev è nato in Bulgaria, precisamente a Ruse nel 1959, ma dal 1990 vive in Austria (a Bregenz) e ha quindi un doppio passaporto.
A 65 anni, Donev non ha nessuna intenzione di mollare la presa. Lo dimostrano i 27 in the money realizzati nei tornei live dal 2021 ad oggi. Tuttavia, il poker non è stato il suo primo amore ludico.
Prima di dedicarsi alle carte, Donev ha avuto una carriera di successo negli scacchi, ottenendo il titolo di Maestro Internazionale nel 1990. Ha vinto il Torneo Internazionale di Scacchi della CSSR nel 1989 e ha raggiunto un punteggio Elo massimo di 2420 nel gennaio 1997. È anche autore del libro di scacchi “Le idee più importanti nel finale”, pubblicato in lingua tedesca.
Per questo motivo, il mondo del poker lo ha ribattezzato “the chess master“, anche se non è l’unico ad aver abbinato i due giochi. Vale la pena ricordare Dan Harrington, Ylon Schwartz, Dan Smith, James Obst e tanti altri campioni che dagli scacchi sono passati al poker, oltre ai più recenti approdi di Magnus Carlsen e Alexandra Botez.
Ivo Donev è arrivato al poker verso la fine degli anni Novanta, quando ha scoperto il gioco nel casinò di Bregenz. Ha iniziato a studiarlo sui testi di noti autori come David Sklansky, Mason Malmuth, Tom McEvoy e nel 1999 sono arrivati i primi risultati.
Donev ha vinto subito un piccolo torneo a Vienna, seguito da due tavoli finali. Nel 2000 ha centrato due primi posti e altrettanti final table. Poi, nell’aprile di quell’anno, ha attraversato l’oceano per partecipare alle World Series Of Poker di Las Vegas, dove ha debuttato mettendosi al polso il braccialetto del torneo $1.500 Limit Omaha.
Anche se quello rimane tuttora il suo unico braccialetto, Ivo Donev ha raggiunto altre 5 volte un final table WSOP. Nel 2008 è arrivato secondo nel £2.500 + 150 Limit H.O.R.S.E. delle WSOPE di Londra, dopo essersi lasciato alle spalle Howard Lederer, Phil Ivey, Jeffrey Lisandro, Phil Hellmuth, Daniel Negreanu, Isaac Haxton e David Williams.
Il suo curriculum di giocatore parla chiaro: 320 in the money dal 1999 a oggi, per $2.383.254 incassati. Inoltre, è stato il primo austriaco a superare $1.000.000 di vincite con i tornei di poker dal vivo.
Tra le “bandierine” preziose che ha piantato in giro per il mondo, non ci sono però solo quelle targate WSOP. Donev ha partecipato spesso anche alle tappe dell’European Poker Tour e dei circuiti affiliati, ottenendo 10 piazzamenti in tutto. Ha chiuso 6° nell’IPT di Campione d’Italia 2012, mentre a Budapest ha raggiunto il suo unico final table di un Main Event EPT.
E’ successo nel 2008.
La capitale ungherese si è affacciata nel più importante tour europeo di poker solo in quella annata. Evidentemente, i numeri e la location non hanno convinto in pieno l’organizzazione, nonostante le 532 entries del Main Event.
Da quel numero sono andati in the money 56 giocatori. Tra questi, evidenziamo il fortissimo pro canadese Sorel Mizzi, la giocatrice-presentatrice Kara Scott (anche lei canadese), Ludovic Lacay (futuro Triple Crown Winner) e anche una nutrita pattuglia “azzurra”. Ben 8 gli italiani a premio: 6 prima del final table (Pierluigi Scatola, Stefano Fiore, Massimiliano Rosa, Mauro Corsetti, Pasquale Braco e Nicolò Calia), e due tra gli ultimi 9, ovvero il compianto Gino Alacqua e Marino Serenelli.
Quel final table a 9 giocatori è stato uno dei più illustri di sempre. Donev ci è arrivato con il penultimo stack, davanti soltanto a Serenelli. L’ex-scacchista si è accorciato ulteriormente dopo le prime fasi di gioco, e si è salvato grazie a un provvidenziale coin flip: AQ vs 99 del rumeno Ciprian Hrisca e Q presa sul board. Poco dopo, però, è arrivata una mano che ben rappresenta lo stile di gioco di quel periodo.
Donev apre a 48k con A♥K♣ e poi chiama la tribet da 150k sempre di Hrisca. Il flop porta 10♠6♠7♣. Ivo Doven va diretto all-in senza un punto in mano, pensando che il suo avversario abbia mancato il board; purtroppo per lui, Hrisca chiama e mostra A♠A♦. Turn e river sono ininfluenti e Ivo Donev termina la corsa al 9° posto, per 32.984 euro di payout.
Dopo di lui uscirà Johnny Lodden, 4 volte finalista EPT, eliminato in un all-in a 3 con la mano migliore e battuto da quella più sfavorita, 10♦7♦ di Martin Jacobson che chiude un’improbabile scala al river.
6° posto per Gino Alacqua, eliminato anche lui in un’azione 3-handed con tutti gli assi distribuiti: AT per l’italiano, AA per Albert Iversen e AQ per Hrisra, che completa scala Broadway al river!
In quinta posizione è uscito Marino Serenelli, con un clamoroso “tuffo” al turn sul debuttante Will Fry: l’inglese ha third pair e va all-in, l’italiano chiama con il progetto di scala bilaterale che però non si chiude.
Dopo l’uscita del danese Iversen, la fase 3-handed diventa un affare tra Hrisca, Jacobson e Fry. Vincerà quest’ultimo, vera meteora del poker, praticamente sparito dopo quel risultato. Per lo svedese Martin Jacobson sarà invece il primo itm di un percorso professionistico glorioso, culminato nella vittoria del Main Event WSOP 2014.
Immagine di testa: Ivo Donev (credits partypoker LIVE via PokerNews)