È Juventus v Milan la seconda delle due semifinali di Supercoppa italiana – l’altra è nel derby nerazzurro tra Inter e Atalanta. Abbandoniamo per una volta le classiche introduzioni storico-romantiche su quanto valga la partita oggetto della nostra analisi: moltissimo. Juventus v Milan non sarà il derby d’Italia ma ci si avvicina parecchio.
L’interesse, dunque, che questa partita porta con sé già alla lettura dei nomi delle due società, è ulteriormente accresciuto dai fattori di novità che la animano: per il cambio in panchina del Milan, che ne stravolgerà il volto – diremo tra poco perché, ma anche per un curioso incrocio nel reparto difensivo, poco pubblicizzato dalla critica generalista. In generale, Juventus e Milan sono due squadre ancora alla ricerca di un’identità definita, nonostante metà della stagione sia trascorsa. Prima di entrare nel merito della nostra analisi, andiamo a ricordare le informazioni fondamentali relative al match.
- Quando si gioca → 03.01.2025
- A che ora si gioca → ore 20.00 (orario italiano)
- Dove si gioca → Al-Awwal Park (Riyad, Arabia Saudita)
- Dove vederla in TV → Canale 5
Opposte narrazioni, medesime sensazioni
Se un alieno scendesse da Marte e vedesse la classifica di Serie A ad oggi, 3 gennaio 2025, noterebbe come Juventus e Milan stiano facendo un campionato pressoché identico. D’accordo, il Milan ha subito due reti in più della Juventus. D’accordo, ha segnato quattro gol in meno dei bianconeri e ha cinque punti di distanza dalla Vecchia Signora. Eppure, al Milan manca una partita – quella col Bologna, che verrà recuperata chissà quando.
Dove vogliamo arrivare? Il concetto è semplice – parafrasando quel gran doppio ex di Massimiliano Allegri: è la narrazione a pendere sui destini delle squadre, soprattutto in un Paese come il nostro. Fonseca, esonerato in gran segreto al termine del primo tempo contro la Roma (1-1) nell’ultimo turno del campionato, non ha giocato un calcio meno brillante di quello mostrato alla Juventus da Thiago Motta, che pure è dipinto spesso dai media generalisti come il profeta del belgiochismo sacro.
La verità non è questa, naturalmente. La Juventus ha pareggiato 11 partite su 18 in questa prima parte di campionato, e contro la Fiorentina, il Venezia e il Bologna, le ultime tre partite giocate allo Stadium davanti ai propri tifosi, è parsa una squadra impaurita, mai davvero in controllo del match e soprattutto poco sul pezzo quando si trattava di stringere i denti, dare un calcione lungo alla palla o banalmente chiudere la partita con maggiore cattiveria su un contropiede mal sfruttato.
Sul fronte rossonero, le cose non vanno troppo meglio, e la società ha decretato che andassero malissimo, rimuovendo l’allenatore in carica. Al suo posto, curiosamente, un allenatore che è lontano anni luce dal suo predecessore, ma anche molto vicino – narrazioni a parte – al suo dirimpettaio Motta: Sergio Conceição.
Quello che non vi dicono (a proposito del duello tattico tra Motta e Conceiçao)
Nella conferenza stampa di presentazione come nuovo allenatore dell’AC Milan, Sergio Conceição, che affronterà suo figlio (calciatore, Francisco) al match d’esordio sulla panchina rossonera, ha utilizzato alcune paroline che hanno messi i brividi ai belgiochisti, facendo brillare invece gli occhi ai nostalgici del calcio pragmatico. Sintetizzando, l’ex allenatore del Porto ha detto di amare il calcio in quanto gioco semplice, che in questo gioco l’obiettivo è tirare in porta e, quando si tratta di difendersi, di mettere il proprio corpo e la propria anima al servizio dello scopo, l’unico che conti quando i metri di campo da percorrere all’indietro sono meno di 30. Tradotto: poca fuffa, molta concretezza.
Nel dettaglio, poi, Conceição ha parlato soprattutto di gioco verticale, di ricerca immediata dell’attacco, senza perdersi in troppi fraseggi tra l’area di porta e il centrocampo. Tradotto, di nuovo: il Milan è malato e le cure necessitano di molto più tempo del previsto, quindi ripartiamo dalle basi. Tocchi, pochi. Ricerca della verticalità, immediata. Difesa della porta, soprattutto.
Davanti a sé però non c’è una squadra che attacca a spron battuto – nonostante le lacune nel mantenimento del vantaggio, a sentire Thiago Motta, sembrano dovute proprio a questo atteggiamento propositivo: siamo molto dubbiosi su questo. La Juventus è una squadra che gioca un calcio ancora molto scattoso, tutt’altro che fluido, semmai difettoso. Tira poco e male in porta. Dietro, è assai debole. Ma, e contrario, davanti a sé avrà una squadra che vorrà dimostrare fin da subito la garra trasmessagli – almeno in fase verbale – dal proprio (nuovo) allenatore. Un’arma a doppio taglio, perché la Juventus ha i giocatori per fare male in contropiede. Tutto starà nell’atteggiamento delle due squadre. L’ultima sfida è finita 0-0, e il rischio che un nuovo grande equilibrio possa imperare è molto alto.