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Se uno vede la storia di Lance Armstrong nota una lunga serie di righe a cancellare i suoi risultati dal 1998 in avanti, epoca in cui è stato riconosciuto come colpevole di uso e abuso di doping.

Nessun Tour de France anche se ne aveva conquistati 7 di fila tra il 1999 e il 2005, niente bronzo olimpico a cronometro nel 2000, albo d’oro totalmente cancellato e una macchina indelebile sulla carriera.

Chi è stato allora Lance Armstrong? Un grande bluff? Il maggior imbroglione nella storia dello sport, non solo nel ciclismo? Proviamo a fare un po’ d’ordine.

Lance Armstrong e la commozione per Casartelli

Il 29 agosto del 1993 il ciclismo conosce per la prima volta ad alti livelli il nome di Lance Armstrong, questo corridore americano come Greg LeMond che come il connazionale vince il campionato del mondo.

Si corre a Oslo sotto una pioggia battente, le strategie saltano, e questo texano di 22 anni decide di attaccare giocandosi il tutto per tutto e ha ragione, dietro non c’è accordo e può trionfare in solitaria.

Quello è Lance Armstrong a inizio carriera, uno specialista delle corse di un giorno, tipo il Trofeo Laigueglia, conquistato nello stesso anno.

Il pubblico italiano però inizia ad apprezzarlo ancora di più in un altro giorno, molto più triste per tutto il ciclismo, nell’estate del 1995 durante il Tour de France.

Il 18 luglio nella discesa pirenaica del Portet d’Aspet il nostro Fabio Casartelli perde il controllo della bici e cade, sbattendo la testa su un paracarro: dopo qualche ora di agonia muore, mentre il Tour prosegue con tanto di festa sul podio.

Nella tappa successiva il gruppo decide di onorare Fabio neutralizzando l’andatura. “Un lungo funerale sotto il sole cocente”, scriverà Gianni Mura su “Repubblica”. Tagliano il traguardo per primi, un grande gesto, quelli della Motorola, la squadra di Casartelli.

Passano però altri due giorni e a Limoges con un attacco da lontano trionfa proprio un corridore della Motorola: è Lance Armstrong, che alza le braccia al cielo e dedica la vittoria al suo ex compagno di squadra.

Un dominio lungo sette anni (cancellato)

Che ci crediate o no quella di Limoges è l’unica vittoria riconosciuta come ufficiale e vera di Lance Armstrong nella sua carriera al Tour de France.

Una tappa appena e non sette volte di fila la corsa, dal 1999 al 2005: tutto azzerato, tutto messo via anche con un certo imbarazzo da parte dell’organizzazione della Grande Boucle.

Che è successo, quindi? Intanto va detto che Lance Armstrong nel 1996 scopre di avere un tumore ai testicoli. Operazioni, chemioterapia, e infine il ritorno.

L’americano da buonissimo interprete delle classiche di un giorno è diventato specialista delle corse a tappe. Anzi, solo del Tour de France, visto che non partecipa praticamente mai né al Giro né alla Vuelta.

Tuttavia il suo ritorno è salutato come una grande impresa umana, più ancora che sportiva. La vittoria sulla malasorte da parte di un uomo speciale.

E Lance Armstrong comincia a vincere, anzi a dominare, al Tour de France, la corsa dove al massimo era arrivato 36esimo nella generale.

I suoi avversari cadono irrimediabilmente e vengono sconfitti per sette edizioni consecutive della Grande Boucle, più o meno sempre allo stesso modo: la squadra, la Us Postal e poi Discovery Channel, lavora ai fianchi il gruppo sulle salite più dure e l’americano attacca, completando poi il lavoro a cronometro.

Ullrich, Zulle, Beloki, Basso e via via tutti quelli che ambivano a vincere il Tour de France devono arrendersi. L’uomo che ha sconfitto il cancro ha fatto la storia del ciclismo perché nessuno era mai riuscito a conquistare 7 volte di fila la Grande Boucle.

Però, come dire, ci sono molti però…

Lance Armstrong confessa tutto (nel 2013)

Racconti, mezze voci, confidenze, notizie nascoste: chi era dentro a quel mondo sapeva benissimo che in realtà Lance Armstrong stava truccando le carte.

Già nel 1999 durante il Tour de France l’americano un controllo antidoping lo aveva beccato positivo.

Le sue frequentazioni con il dottor Michele Ferrari, “gran maestro” del consumo di doping, avevano pure fatto discutere.

L’episodio poi del corridore Filippo Simeoni durante il Tour del 2004 era stato un altro caso sospetto, quantomeno bruttissimo da vedere.

L’italiano venne infatti ripreso mentre era in fuga durante la tappa “di trasferimento” verso Lons-le-Saunier da parte del gruppo tirato dalla squadra di Armstrong.

Simeoni non era un pericolo per nessuno, ma in passato aveva testimoniato contro Ferrari e la risposta in modalità bullo da parte di Lance sarebbe stata impedirgli di vincere quella frazione.

A babbo morto, stra-morto in realtà, ormai travolto dalle confessioni degli ex compagni di squadra soprattutto, che confermavano il doping alla Us Postal e alla Discovery, ecco l’ammissione di colpa nel gennaio 2013 da parte di Lance Armstrong.

Il palcoscenico, quello televisivo dello show di Oprah Winfrey, negli Stati Uniti. Insomma, un maxi-imbroglio talmente imbarazzante per il mondo del ciclismo che il Tour de France non ha più riassegnato a nessuno quelle 7 edizioni.

Anche perché molti dei secondi o terzi classificati, pure, prendevano sostanze dopanti, come Jan Ullrich.

Lance Armstrong, un simbolo al contrario del ciclismo, quello di una delle epoche più buie di questo sport.