Oggi vediamo spesso Bernard Hinault sul podio delle varie tappe del Tour de France, come ambasciatore e uomo-immagine della Grande Boucle: e in effetti il bretone è stato uno dei 4 corridori in grado (fin qua) di vincerlo 5 volte.
Bernard Hinault è stato un vincitore seriale, in grado di conquistare ben 9 corse a tappe, anche tre Giri e due Vuelta, in appena 12 partecipazioni.
Ciclista per ogni circuito e ogni percorso, ha marchiato con il suo nome quasi tutti gli anni Ottanta, assolutamente l’era del “Ghiro”, come da suo soprannome. Perché guai a svegliarlo o sarebbero stati guai, nel senso di vittorie.
Bernard Hinault, garanzia di successo
Abbiamo collocato il francese come leader degli anni Ottanta, l’era del ciclismo che stava modernizzandosi sempre più grazie anche all’apporto di campioni come Moser, ma Bernard Hinault ha cominciato a costruire il suo palmarès già nel decennio precedente.
Il primissimo lampo, nella Liegi-Bastogne-Liegi del 1977 quando contro ogni pronostico riesce a mettere in fila allo sprint l’esperto belga Dierickx in un gruppetto che conteneva anche De Vlaeminck, Maertens, Merckx, ormai agli ultimi scampoli di carriera ma pur sempre “Cannibale”.
Nessuna paura di misurarsi con nomi di quel calibro, da parte del 22enne Bernard Hinault, che si esaltava quando la corsa era importante, a cominciare dalle grandi gare a tappe.
Abile in volata, solidissimo in montagna, una macchina perfetta a cronometro: Bernardinò (come lo chiamavano in Italia, in tal senso da segnalare il libro di Enrico Brizzi “In piedi sui pedali” che parla di quella generazione che temeva l’arrivo dell’imbattibile francese al Giro d’Italia per esempio) vince le prime 4 corse a tappe in cui partecipa.
Inizia alla Vuelta del 1978, per poi passare al Tour de France dello stesso anno e del 1979, completando la cosiddetta “tripla corona” nel 1980 con il Giro.
A nemmeno 26 anni Bernard Hinault aveva già vinto tutto, incluso il Mondiale in linea, nel 1980 a Sallanches, in Francia. Nemmeno Merckx ci è mai riuscito alla stessa età.
Un vero “padrone” delle corse
Atleta nato, bimbo incontenibile in casa e a scuola, Bernard Hinault da ragazzino correva contro i semi-professionisti di 2-3 anni più grandi di lui e li batteva regolarmente, suscitando stupore e ammirazione.
Mai felice quando arrivava secondo, diventato un pro a 20 anni, rifiutava persino le regole non-scritte del gruppo ad esempio sulla divisione dei premi durante le tappe, nel senso di lasciare qualche briciola ai “peones”, il bretone correva sempre e solo per vincere.
Grande personalità in generale, un vero “padrone” delle corse, con il carisma di chi è in grado di parlare faccia a faccia anche con gli organizzatori.
Gitane e Renault le sue prime due squadre, La Vie Claire l’ultima, con il direttore sportivo Cyrille Guimard a fargli da guida tecnica fino all’arrivo tra i grandi di Laurent FIgnon, per uno storico dualismo tutto francese.
Cinque Tour de France vinti più un sesto perso per un infortunio al ginocchio nell’edizione del 1980 prima delle tappe pirenaiche.
Certo, al momento del ritiro di Bernard Hinault la Grande Boucle era a metà percorso, ma il francese era in vetta alla generale con 21 secondi di vantaggio su Jopp Zoetemelk, futuro vincitore del Tour quell’anno.
La doppia doppietta Giro-Tour (1982 e 1985)
Dopo aver vinto tutto già nel 1980 a Bernard Hinault mancava solo rinforzare ulteriormente il suo mito: centrare la doppietta Giro d’Italia-Tour de France, impresa riuscita fin lì solo a Fausto Coppi, Jacques Anquetil ed Eddy Merckx.
Bisognava solo programmare bene la stagione, e nel 1982 questo riesce al bretone per la prima volta.
Un’edizione del Giro particolarmente movimentata in quanto a cambi di Maglia Rosa (4 nelle prime 7 tappe) viene “silenziato” da Hinault a partire dalla dodicesima frazione, con una splendida vittoria in montagna a Campitello Matese. Altre due vittorie di tappa inclusa la cronometro finale di Torino ed ecco scodellato il secondo Giro per il francese.
Pochi mesi dopo domina di fatto al Tour de France vincendo le tre cronometro in programma e, caso più unico che raro, la passerella sui Campi Elisi all’ultima tappa.
Nel 1985 la battaglia al Giro d’Italia è aspra e “interna”, visto che uno dei suoi rivali più in forma è un compagno di squadra: Greg LeMond.
Non un’edizione particolarmente difficile, con poche tappe dure e ben 4 cronometro. Moser sogna il bis, ma anche per problemi alla bicicletta non riesce ad affondare il colpo vincente. Visentini fa il diavolo a quattro sulle poche salite presenti prima di inabissarsi, Saronni delude e per Bernard Hinault è quasi inevitabile il successo.
Al Tour de France la solfa è la stessa, senza nemmeno un Moser a dare fastidio visto che Fignon, vincitore delle precedenti due edizioni, è assente.
Le gerarchie rimangono ed è addirittura doppietta per La Vie Claire: Hinault primo, LeMond secondo, con le crono a farla da padrone.
Quel Tour de France rimane l’ultimo grande successo per Bernard Hinault, che nel 1986 salirà ancora sul podio della Grande Boucle, ma con i ruoli invertiti e un LeMond ormai nuovo padrone.