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Andrea Diana è stato il tecnico della storica promozione del Trapani Shark in massima serie, cosa che non accadeva da 32 anni alla formazione siciliana. Arrivato nella passata stagione, in corsa per sostituire l’esonerato Daniele Parente, Diana si è messo sulle spalle una squadra costruita per salire di categoria e ha condotto a termine il proprio lavoro, meritandosi la riconferma, seppur con un declassamento a primo assistente per via della scelta del presidente Antonini di puntare su Jasmin Repesa. Per lui però questa è stata una scelta, che vede come un punto di crescita della propria carriera, credendo fortemente che il progetto trapanese possa portare società e squadra a grandi obiettivi, che partono dalla prossima Coppa Italia e arrivano a un futuro europeo. Lo abbiamo intervistato alla vigilia del match contro l’Olimpia Milano.

1) Un grande inizio di stagione, frutto di un sontuoso mercato estivo: Trapani è la più bella sorpresa della LBA. Dove potete arrivare?

“Quel che accade oggi è la prosecuzione di quanto fatto lo scorso anno ed è il frutto della grande spinta che trasmette il Presidente, il quale ha grande voglia di andare il più in alto possibile. La squadra è stata allestita in piena linea con le sue ambizioni, per competere con le migliori. La nostra filosofia di allenatori non è fare tabelle a scadenza trimestrale, l’obiettivo generale era quello di arrivare nelle prime 4 e poi, cammin facendo, di andare alle Final Eight di Coppa Italia. Manca poco per la matematica certezza, però è oggettivo che abbiamo iniziato nel modo migliore possibile, con qualche difficoltà in casa con Bologna e Tortona ma con grandi vittorie esterne su campi difficili come Brescia e Triste”.

2) Sei tra gli elementi rimasti dopo la promozione: come hai visto, da dentro, la crescita della squadra e della società dall’A2 a quest’anno?

“La base era buona. Quando sono arrivato, a marzo scorso, ho trovato un club che per l’A2 era già di alto livello, in base alla struttura e all’impianto: il palazzetto era stato ristrutturato a inizio stagione scorsa ed è molto bello giocarci. Poi fu il primo colloquio col Presidente, a casa sua a Roma, a colpirmi: venivano da una brutta sconfitta in Coppa Italia (con Bologna proprio nella Capitale, casa di Antonini), mi aspettavo di trovare una persona arrabbiata, demoralizzata, invece mi ha accolto con grande energia e positività. Quella voglia di voler competere te la trasmette a livello empatico e mi ha fatto rendere conto che Trapani potesse diventare una piazza importante. E’ ciò che ho ritrovato una volta arrivato in città a lavorare. Un gruppo di ragazzi mentalizzati per arrivare a vincere, che quest’anno sta dando seguito al lavoro fatto lo scorso, con grande voglia di crescere, un coach esperto e acquisti importanti. Poi non posso dimenticare il nostro fantastico pubblico: in casa abbiamo sempre fatto sold-out e lo era quasi sempre anche in A2. Quel che accade in trasferta invece è incredibile, perché abbiamo sempre tra i 300 e i 600 tifosi al seguito. E’ bello perché è tutta gente che lavora nel centro-nord Italia che il giorno della partita si mobilità e ci viene a sostenere, dando alla squadra grande carica”.

3) Il Presidente Antonini sta continuando a rinforzare la squadra (recente il rinnovo di Robinson), segno della volontà di costruire per presente e futuro. Plausibile aspettarsi Trapani nelle coppe a breve? 

“L’obiettivo del club è quello, sarà importante creare un roster adeguato per competere più volte a settimana e crescere come organizzazione e struttura societaria. Una coppa impone degli aggiustamenti, ma c’è forte motivazione e molta ambizione di portare la squadra a quei livelli”.

4) Il prossimo step è qualificarsi alle Final Eight di Coppa Italia e provare a vincerla?

“La Coppa Italia è una manifestazione a parte, questi anni ci insegnano che tutto si azzera. Partite secche, dove entrambe le squadre hanno pressione. Trapani ci può arrivare con grande spinta, entusiasmo, ovviamente provando a vincerla”.

5) E’ stato difficile per te accettare il passaggio da vice a capo allenatore?

“Senza essere ipocrita, all’inizio non è stato facile. Mi aspettavo di essere riconfermato in quel ruolo, anche perché mi era stato dato attestato di stima in tal senso. Nel momento in cui è arrivato Repesa, allenatore di grande esperienza, razionalmente ho visto la positività della situazione. Vedo ogni occasione come un’opportunità e ho deciso di restare come vice per crescere a livello personale. La telefonata che mi fece il Presidente, nella quale esprimeva il suo desiderio sulla mia permanenza, ha inciso nella mia scelta oltre al fatto di vedere in Trapani una nuova forza del campionato italiano, in forte crescita. Ho accettato la sfida consapevole che i risultati ottenuti l’anno scorso nessuno li cancellerà e mi tengo stretta quella vittoria utilizzando questa stagione per migliorare e aiutare Trapani a vincere più partite possibili. Dopo aver fatto due anni meravigliosi accanto a Scariolo, fare questa esperienza con Jasmin è un upgrade per la mia carriera”.

6) Tra le altre squadre incontrate, quali ti hanno impressionato di più fino a questo momento?

“Mi ha impressionato molto Trento, per il grande atletismo e l’intensità di gioco, ci hanno messo in grande difficoltà. Mi ha sorpreso perché è ha un roster con un buon mix di giocatori giovani emergenti ed esperti. Ford e Lamb, su tutti, sono elementi che alzano il livello del nostro campionato, così come Zukauskas. Giocano poi con un ritmo incredibile e il gruppo mi pare ben predisposto. Il club è stato bravo nelle scelte fatte, anche pensando a Ellis e Niang, due prospetti di altissimo livello”.

7) Trento capolista, poi guardando la classifica ci siete voi e Brescia. Dove inseriresti ad oggi Trapani in un ranking della Serie A, come squadra e realtà societaria?

“La inserirei nelle prime, a livello di Brescia, Tortona e Trento, che da anni navigano a quei livelli. Trapani può inserirsi al di sotto di Milano e Bologna, che a livello di budget, organizzazione e storia sono un gradino sopra”.

8) C’è una squadra a cui tu sei molto legato, Brescia, che con un allenatore agli esordi sta facendo molto bene. Come lo vedi?

“Peppe conosce la pallacanestro e si sta confermando un allenatore capace. I due anni passati accanto a Ettore Messina lo hanno fatto crescere, ha carpito i segreti più importanti e ha portato il suo carattere all’interno di un club e una città dove l’armonia è determinante. L’atmosfera che respiri è entusiasmante e lui è così, è stato bravo a integrare i nuovi in una squadra con alcune riconferme importanti. Per quello che ho respirato quando abbiamo giocato lì, di lui tutti ne parlano molto bene per la positività che ha portato. Brescia è stata brava a mettere l’allenatore al centro del progetto, ciò che è successo prima con me e con Alessandro Magro. E’ un club che ti aiuta e che ascolta quando c’è da organizzare e impostare il lavoro”.

9) C’è invece un giocatore a cui tu sei molto legato, Luca Vitali, che si è ritirato di recente. Il tuo ricordo

“Luca è il giocatore che volli nel primo anno di Serie A, perché è un playmaker esperto e una persona che ha aiutato anche me negli anni di Brescia. Si era creato un grande rapporto di rispetto e sono convinto che riuscirà anche da allenatore a portare la sua intelligenza cestistica. E’ stato uno degli ultimi playmaker veri, il cui primo pensiero era come aiutare i compagni, tanto che l’assist è sempre stata la sua arma migliore. Penso che da allenatore possa fare bene lo stesso”.