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L’anno del ritorno a casa. Questa stagione è, per Davide Denegri, quella del rientro all’ovile, in quella Tortona che l’ha visto nascere e mai però crescere a livello giovanile. La storia di Deg è iniziata infatti nel Basket Serravalle, per poi evolversi con la maglia della Junior Casale. Eppure di lui a Tortona si è sempre parlato un gran bene e il suo rientro da professionista in maglia Derthona la scorsa estate è stata la chiusura di un cerchio che prima o poi doveva avvenire. Per Denegri l’approdo alla Bertram non è solo la prima occasione di giocare per una squadra che punta alla parte medio alta della classifica, ma anche quella di giocare in Europa (per lui una priva volta).

Fino a qui la sua stagione è andata forse meno bene di quanto ci si aspettasse. Impiegato mediamente 13.9 minuti a partita, viaggia a 4,1 punti tirando però col 62.5% da due, 1.3 rimbalzi e 3 assist. Lo abbiamo sentito nella settimana di pausa per le Nazionali e ci ha raccontato cosa vuol dire per lui questa stagione.

Cosa ha voluto dire per te tornare a Tortona?

“Sono stato molto contento quando è arrivata la chiamata. E’ una società che rappresenta per me il territorio dove sono nato e cresciuto. Non avevo mai giocato qui, sono nato a Tortona ma ho sempre vissuto a Serravalle Scrivia, giocando prima lì e poi a Casale Monferrato. Mi sono avvicinato alla mia zona insomma, approdando in una realtà che negli ultimi anni è cresciuta molto e che ha grandi progetti: presto ad esempio giocheremo nel nuovo palazzetto, un passo in più verso un futuro che speriamo sia sempre più radioso. Ci sono pertanto tanti buoni motivi per cui mi fa piacere essere tornato a casa”.

Pensavi di avere un minutaggio più ampio?

“Ero consapevole di questo prima di venire qui. E’ tutto nuovo per me, anche fare la coppa europea. Non ero abituato a giocare ogni tre giorni, mi sto adattando. Poi c’è da dire che siamo una squadra molto profonda, con 12 giocatori che possono tutti giocare, quindi lo spazio va guadagnato. Ci sta quindi che rispetto a determinati momenti uno abbia più o meno minuti, anche in base alla forma”.

Cosa è cambiato dagli anni a Cremona e quanto incide l’impegno europeo?

“Dagli anni di Cremona è cambiato il ruolo che ho in campo, qui faccio più il playmaker che la guardia, con tutto ciò che ne consegue, quindi meno tiri a disposizione e più cose da cose. Il doppio impegno, non me l’aspettavo, ma è molto stressante sotto ogni aspetto. Con il fatto del rinvio della partita con Bologna, che si è incastrata in questo periodo, abbiamo avuto 8 partite in 20 giorni ed è stato davvero stressante. Ti porta via tante energie fisiche e mentali. Fa parte della crescita però, e poi girare l’Europa è una bella esperienza di basket e di vita. Siamo andati in posti in cui non ero mai stato, come a Lisbona per giocare contro il Benfica, e affrontato squadre come Manresa, che hanno dei modi di intendere la pallacanestro diversi. Questo consente di misurarsi con nuovi contesti, è molto stimolante e anche divertente. Per me uno step in più a cui puntavo. Ogni anno nella mia carriera sono riuscito a fare uno passo oltre e anche quest’anno va in quest’ottica”.

Hai percepito tanta differenza tecnica e tattica tra LBA e Basketball Champions League?

“Le differenze sono a livello fisico e di ritmo del gioco. All’estero vanno più forte che in Italia, è una pallacanestro più intensa e meno tattica. Soprattutto Manresa o Chemnitz andavano a un ritmo molto alto, a cui non siamo abituati. Da quel che ho visto, in quei campionati si sta andando in quella direzione, con cambi continui perché il gioco è molto dispendioso. In Italia Trento e Varese hanno quell’idea e penso sarà quella la direzione che il basket prenderà anche da noi”.

In Europa siete una macchina da guerra, a punteggio pieno, in campionato un po’ più altalenanti: c’è una ragione?

“Abbiamo iniziato molto bene anche in campionato, poi abbiamo perso le ultime tre. Un motivo forse è il ciclo di partite ravvicinate e intense di cui parlavo prima, che può aver influito a livello di tante energie spese, senza voler trovare una scusa. In Europa molto bene, ora abbiamo le ultime due gare del girone per andare alla seconda fase”.

A 7 giornate dalla fine del girone d’andata, l’obiettivo è qualificarsi alle Final Eight?

“Non è un obiettivo fissato e dichiarato, ma lo consideriamo tale. Abbiamo ancora 7 partite e speriamo di centrare la qualificazione. Questa pausa sicuramente ci fa bene perché stacchiamo e ricarichiamo. La Coppa Italia fa un po’ storia a sé: arriva in un periodo in cui Milano e Bologna sono spesso affaticate per via dell’Eurolega, si gioca in 3 giorni e può succedere di tutto, come è stato con Brescia, Cremona e Napoli; vai in fiducia in un weekend e riesci a vincerla battendo anche le favorite. Io non l’ho mai giocata quindi sarebbe un’altra cosa bella e nuova”.

Personalmente dove vorresti ti portasse questa stagione al Derthona?

“Con la squadra mi piacerebbe fare la Coppa Italia, i playoff e superare il turno in Europa. A livello personale non ho un obiettivo preciso, ma di arrivare a fine stagione ed essermi consolidato a questo livello, prendendo consapevolezza di essere adatto a una squadra che si gioca le posizioni alte della classifica”.

Senti particolare affetto per essere nato lì e/o una responsabilità?

“La responsabilità non è maggiore di quella che avrei avuto comunque, è bello però incontrare al palazzetto persone che non avrei avuto modo di trovare altrimenti. Amici, famiglia, da quel punto di vista è sicuramente appagante ritrovare tante facce amiche. Mia mamma viene, la mia ragazza anche e col fatto che stiamo giocando a Casale, dove ho giocato e sono andato a scuola, ogni domenica c’è qualcuno che conosco da tanto tempo che viene a trovarmi”.

Pensi alla Nazionale?

“Mi piacerebbe molto, sarebbe bello, ma c’è tanta competizione. Queste finestre sono particolari perché mancano quelli che giocano l’Eurolega, ma ciò è positivo per gli altri, si trova più spazio. Mi piacerebbe, ma vediamo, per andarci questa volta avrei dovuto fare prestazioni migliori a livello individuale. Sono stato nelle nazionali giovanili: ho disputato il mondiale con U19 (secondi) e l’Europeo U20 (settimi), ma sono arrivato un po’ tardi anche li. E’ la storia della mia carriera, sono arrivato ad alto livello sempre dopo un po’, anche per motivi fisici, ho sempre dovuto fare della gavetta in più, però poi quando arrivi al risultato è doppiamente soddisfacente”.