Come già ampiamente annunciato da mesi il colombiano Rigoberto Uran ha annunciato il suo ritiro all’età di 37 anni. Non una notizia a sorpresa, quindi, ma che ci lascia un po’ di malinconia visto che “Ciccio”, come veniva soprannominato in Italia, è stato un corridore molto amato anche da noi.
Rigoberto Uran comunque è stato al suo apice uno dei migliori interpreti delle grandi corse a tappe, togliendosi la soddisfazione di conquistare una medaglia d’argento ai Giochi Olimpici di Londra, nel 2012, dietro a Vinokourov.
Ritiro, dunque, ma ecco il nostro omaggio nei confronti del colombiano.
Rigoberto Uran, corridore completissimo
Per decenni, dagli anni Ottanta in avanti diciamo, i colombiani sono stati etichettati come quelli che “andavano bene in montagna e stop”. Mancava sempre qualcosa, andare forte a cronometro in poche parole, per poter ambire alle grandi corse a tappe.
Ecco, Uran è stato forse il primo colombiano completo, prima ancora di Nairo Quintana, con cui ha mantenuto sempre una sorta di dualismo.
Rigoberto Uran è stato in tal senso il primo ciclista della Colombia sul podio Giro d’Italia, nel 2013, quando fu secondo dietro a un Nibali intrattabile.
Con la chicca della vittoria nella tappa del Montasio, in montagna, e nella crono a squadre (militava nel Team Sky, il “papà” della Ineos Grenadiers), confermando la sua completezza.
Un anno prima Rigoberto Uran era riuscito ad artigliare la medaglia d’argento nella corsa in linea alle Olimpiadi di Londra.
Peccato per lo sprint sbagliato solo negli ultimi metri, beffato Alexander Vinokourov. Per Uran una gara di grande intelligenza su un percorso piattissimo e in teoria non adatto a lui.
Regolarmente nella élite del ciclismo
Rigoberto Uran è stato una sorta di assicurazione sulla vita, ciclisticamente parlando, per tutte le squadre in cui ha militato. Molte delle quali dell’élite del gruppo, a cominciare dal Team Sky per poi terminare con l’EF, l’ultima.
Due podi di fila al Giro d’Italia, nel 2014 completando addirittura una doppietta colombiana con l’amico Quintana in Maglia Rosa e lui secondo, di nuovo. Memorabile il trionfo nella cronometro, stavolta individuale, sulle colline delle Langhe.
Tre minuti di distacco nella generale per Rigoberto Uran rispetto al connazionale, ma comunque 4 giorni in Maglia Rosa. Peraltro quando già era passato all’Orica Greenedge, la vecchia denominazione della Soudal-Quickstep.
Il suo vero capolavoro però fu un altro secondo posto, ma al Tour de France, nel 2017, con un’altra squadra, la Cannondale (il precedente nome della EF). Il colombiano arrivò nella generale a soli 54 secondi da Chris Froome, all’epoca il miglior corridore in circolazione.
Anche qua, un timbro con una tappa di alta montagna, a Chambery. Del resto Rigoberto Uran ha vinto almeno una tappa in tutti e tre i grandi giri.
Quattro volte nella top 10 al Giro d’Italia, altrettante al Tour de France, due alla Vuelta; e poi 3 volte terzo al Giro di Lombardia e un podio alla Tirreno-Adriatico. Poche vittorie, chissà, ma una costanza di rendimento invidiabile e con pochi eguali.