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Nel lontano 1995 uscì un libro dal titolo piuttosto esplicito: “La fine del lavoro: il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era post-mercato“. L’autore, l’economista e sociologo Jeremy Rifkin, dopo aver descritto i primi due grandi spostamenti della forza lavoro umana per opera della tecnologia (dall’agricoltura all’industria, e dall’industria al terziario), preconizzava una terza fase: la progressiva uscita dell’uomo dal mondo del lavoro, con il conseguente aumento della disoccupazione, a fronte del potenziamento esponenziale dei computer.

Sebbene il libro sia stato scritto poco prima del boom di Internet, e quindi non abbia colto appieno la trasformazione del lavoro (con i suoi pro e contro) portata dalla rete globale, Rifkin ha evidenziato in anticipo sui tempi il ruolo rivoluzionario della “macchina pensante”, ovvero quella che oggi chiamiamo Intelligenza Artificiale.

Anche se è ancora molto giovane, l’I.A. sta incidendo sulla vita delle persone a tutti i livelli, dal lavoro alle relazioni, fino all’intrattenimento.

In quest’ultimo ambito, ha rivoluzionato giochi che hanno secoli di storia alle spalle, come gli scacchi e il Go. Adesso è la volta del poker, per il quale sono stati sviluppati numerosi software basati sull’Intelligenza Artificiale. L’impatto dell’I.A., però, sta portando questo gioco a un bivio delicato: da una parte, l’evoluzione tecnologica promette di trasformarlo; dall’altra, rischia di minarne l’essenza e di allontanare i giocatori. Esiste una via di mezzo?

Abbiamo cercato di capirlo con l’aiuto di Alec Torelli. Il giocatore statunitense, oltre ad essere uno dei più forti professionisti in circolazione, è anche coach di poker e imprenditore. Ha fondato Conscious Poker, piattaforma per l’insegnamento del gioco, ed è un prolifico realizzatore di video a contenuto educational, non solo sul gioco ma anche su finanza e questioni monetarie, nuove tecnologie e crescita personale. Molti di questi video sono disponibili su YouTube e su PokerNews.com (sito con il quale collabora).

Abbiamo intercettato Alec Torelli a Barcellona, in occasione della tappa EPT di quest’anno. Quella che segue è l’intervista che gentilmente ci ha concesso, e per la quale lo ringraziamo.

Alec Torelli (credits WSOP/PokerNews)

Ciao Alec e grazie ancora per questa intervista. Parliamo di I.A. applica al gioco. La macchina ha già dimostrato di essere superiore all’uomo negli scacchi, nel GO e nel backgammon: possiamo dire lo stesso per il poker?

Ritengo di sì. In realtà, alcuni test lo hanno già dimostrato. Libratus, un software per il poker costruito sull’Intelligenza Artificiale, nel 2017 ha battuto quattro giocatori di alto livello in sfide testa-a-testa. Io stesso ho preso parte a un test sull’I.A. applicata al poker. Mi pare fosse il 2013 quando fui invitato a Malta per testare il software Snowie (sviluppato in origine per il backgammon, ndr). Mi resi conto che, pur essendo un software di poker avanzato per quell’epoca, Snowie commetteva errori. Tuttavia, ero certo che avrebbe migliorato rapidamente le sue prestazioni.

D’altra parte, secondo la legge di Moore, il tasso di progresso dell’intelligenza artificiale raddoppia ogni anno o poco più. E’ un trend di crescita di fronte al quale l’essere umano è impotente. Basta pensare a ChatGPT. Inizialmente, si diceva che non fosse in grado di scrivere testi articolati, che non comprendesse correttamente le domande e che commettesse errori di vario tipo. Poi sono arrivate la seconda e la terza iterazione, e oggi ChatGPT ottiene punteggi che le consentirebbero di superare a pieni voti qualsiasi esame di stato.

Il concetto è chiaro: la curva di apprendimento dell’I.A. è enormemente superiore a quella dell’uomo. Tuttavia, nel poker entrano in gioco fattori che vanno oltre gli elementi logico-matematici e i range delle mani. Ci sono le emozioni e gli stati d’animo, che spesso si manifestano in segnali comportamentali (i tells). E, soprattutto, c’è il fattore denaro, che una macchina non può valutare. Tutto questo non conta nella sfida con l’I.A.?

Conta solo nel senso che l’ipotetico (almeno per ora) robot avrebbe comunque un vantaggio, ma non così ampio come potrebbe essere in assenza di questi “fattori umani”.

Per capirci, l’I.A. può decidere di forbettare in bluff per motivi di bilanciamento del proprio range, o perché ragiona in termini di blocker, o per altri elementi che rientrano nel campo delle sue analisi, ma non perché ha individuato il tribettor come un giocatore tight oppure loose. Né può comprende se l’azione del suo avversario umano sia condizionata da emozioni. In sintesi, il robot farebbe una 4-bet con una frequenza che considera in linea con l’equilibrio di Nash.

Questo rimane l’unico punto a favore dell’uomo: la capacità di leggere situazioni specifiche, soprattutto nel poker live, che riguardano l’atteggiamento. In una sfida tra umani, un buon giocatore può accorgersi se il suo avversario è intimidito dall’approssimarsi della bolla, se gioca troppo chiuso perché è “money-scared”, o se agisce in un certo modo per via di una “history” nei suoi confronti. In questi casi, e solo in questi, l’uomo rileva meglio i pattern rispetto al robot e può ancora avere un vantaggio.

Tuttavia, in un futuro non troppo lontano, i robot potrebbero essere dotati di strumenti che permettano di leggere il linguaggio del corpo. Il riconoscimento facciale esiste già e sembra possibile programmare un robot perché riesca a capire se una persona è felice o infelice. A quel punto, la macchina sarà in grado di prendere informazioni al tavolo anche su quello che abbiamo chiamato il ‘fattore umano’ e modificare le proprie giocate di conseguenza, rendendo così più elastica (e funzionale nel live) la GTO nel poker live. Non sono sicuro che vedremo davvero un robot sedersi a un tavolo di poker in futuro, perché potrebbe non esserci un interesse a sviluppare una tecnologia co questo scopo. Se però dovesse accadere, allora l’I.A. artificiale potrebbe avere il vantaggio definitivo sull’uomo, anche nel poker dal vivo.

Di fronte a questo scenario, pensi che l’intelligenza artificiale stia rovinando il poker live?

Purtroppo sì. Ho sviluppato questo argomento in un video intitolato “Il Poker Live è Morto” (Live Poker is Dead). Il titolo è un po’ forte, ma nel video spiego che lo sviluppo di determinate tecnologiche rendono molto concreto questo rischio. In futuro, infatti, potremo connetterci a Internet senza l’uso di tablet, telefonini o altri dispositivi facilmente individuabili e proibiti nei tornei, ma semplicemente attraverso un paio di occhiali.

Questa tecnologia, in parte già esistente permette di scansionare un’immagine, cercarla su Google e trovare le informazioni correlate. La mia tesi è che non passerà molto tempo prima che vengano sviluppati occhiali in grado di eseguire simulazioni. Con la tecnologia giusta, i giocatori potrebbero scansionare le proprie carte, quelle sul board, gli stack, le chips nel piatto e inviare tutte queste informazioni a un solver, per ricevere in tempo reale analisi di gioco dettagliate!

La scansione potrebbe riguardare anche elementi di body language?

Esatto. Questa tecnologia potrebbe leggere il linguaggio del corpo dell’avversario. Potrebbe dirti “ehi, questa persona probabilmente è debole”, integrando poi questi dati nella strategia di equilibrio di Nash a livello GTO. Immaginiamo una situazione. L’avversario ha puntato e il solver standard suggerisce di chiamare con il 37% di frequenza. Ma con l’upgrade del riconoscimento fisico, potrebbe suggerire una strategia diversa, ad esempio chiamare nel 60% dei casi, perché “interpreta” i tells che indicano una probabile debolezza.

Alec Torelli (credits WSOP/PokerNews)

Sembra fantascienza…

Parlare di “fantascienza” è il modo umano di reagire di fronte allo sviluppo tecnologico. Solo dieci anni fa, l’idea di una ChatGPT sarebbe stata definita fantascienza. Adesso invece è realtà. Oggi, invece, è realtà. Vent’anni fa non avresti mai immaginato di poter seguire un torneo di poker in streaming sul tuo cellulare; ora lo dai per scontato. E così via.

Non solo: la maggior parte delle persone tende anche a minimizzare ogni salto esponenziale della tecnologia. Invece di valutarne le potenzialità, cerchiamo subito di concentrarci su ciò che la nuova tecnologia non può ancora fare.

Hai ragione, e lo scenario piuttosto cupo per il poker che descrivi non sembra essere troppo lontano. Eppure, i tornei di poker live godono di ottima salute. Quali sono le ragioni?

È vero, penso che dipenda da tre fattori. Il primo è legato alla pandemia, che da un lato ha aumentato il desiderio di poker live tra i giocatori abituali e, dall’altro, ha fatto scoprire il poker a molte persone che non lo conoscevano.

Il secondo punto riguarda il poker su Internet, già da tempo troppo competitivo. Durante la pandemia, era l’unica opzione disponibile, ma quando il poker dal vivo è tornato accessibile, le persone hanno scelto di fare finalmente ciò che per un anno e mezzo avevano solo sognato. C’era una domanda repressa, e le poker room live che organizzano tornei si sono riempite rapidamente.

Infine, c’è una questione monetaria spesso trascurata. Quanto costava il buy-in del primo Main Event delle World Series of Poker? 10.000 dollari, la stessa cifra di quest’anno. Tuttavia, guardando al grafico dell’inflazione, oggi quel torneo dovrebbe costare tra i 50.000 e i 60.000 dollari, quindi molto di più in termini di potere d’acquisto. Questo significa che il numero di persone in grado di permettersi quel buy-in è aumentato nello stesso arco di tempo, poiché il valore del denaro è diminuito.

Lo stesso discorso vale per altri tornei, inclusi quelli dell’EPT, i cui buy-in sono persino diminuiti in alcuni casi. Inoltre, è stata introdotta la possibilità di registrarsi più di una volta. Ecco un altro motivo per cui oggi troviamo tornei con 2.000 partecipanti, e a volte anche di più!

A maggior ragione, sarebbe davvero un errore perdere un hobby così diffuso a causa della tecnologia. Quali soluzioni abbiamo di fronte?

È un rischio presente anche nel mondo del lavoro. Se da un lato alcune professioni sono scomparse, dall’altro molte si sono adattate e trasformate. Lo stesso deve accadere per il poker, che dovrebbe porre dei limiti alla tecnologia dove necessario. Occorre pensare a nuove regole per i tornei e iniziare ad affrontare questi problemi fin da ora.

Immagine di testa: Alec Torelli durante un EPT (credits RIHL)

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