Aspettarsi un due su due della Pallacanestro Trieste dopo i primi 80 minuti di campionato era, francamente, difficile. Il calendario, che le ha messo davanti prima Milano, in casa, e poi Napoli in trasferta, non era certamente considerabile alla portata. Eppure la squadra di Jamion Christian ha fatto centro, entrambe le volte, trovandosi dopo due settimane dall’inizio della stagione davanti a tutte, insieme a Trento, Brescia, Virtus Bologna e Tortona (quest’ultima avversaria giuliana sabato prossimo).
Sorprende come una squadra decisamente nuova sappia già come si lotta in questo campionato e, stando alle prime uscite, come si vince nei finali punto a punto. I protagonisti sono diversi e guardano già tutti nella stessa direzione: non vogliono che questa squadra sia una meteora della Serie A, ma una formazione in grado di mettere tutti in difficoltà.
Facce nuove a cui (non) affezionarsi
I trascinatori (non tutti) hanno volti noti al nostro basket, meno alla gente triestina, che se li è visti arrivare in estate in città e ora se li gode e sogna in grande. Brown, Ross, Valentine, Brooks, Uthoff, costituiscono l’asse portante di una squadra che, al momento, ha nei soli Ruzzier e Candussi gli italiani che hanno sufficiente minutaggio da poter essere riconosciuti dal pubblico come giocatori delle rotazioni. Ma questo non è un problema, anzi, è il basket moderno, dove gli elementi cambiano spesso – quasi ogni anno – e difficilmente ci si riesce ad affezionare, soprattutto agli americani. Trieste però è tifoseria di cuore e, se continueranno così, è difficile immaginare ragazzini sugli spalti senza maglie di Ross, Valentine o Brown.
L’asse americano
Non possiamo pertanto fare finta che i punti di riferimento della squadra di Christian non siano gli americani arrivati in estate. Colbey Ross, Markel Brown e Denzel Valentine sono stati i condottieri del team nelle prime due uscite. In tre hanno segnato 2/3 dei punti della squadra, guidandola in ogni situazione, giocando mediamente 30′ a partita. Fin qui devastante Brown, che oltre ad essere stato nominato MVP della seconda giornata, è probabilmente il miglior giocatore di entrambe le prime uscite stagionali: per lui 23.5 punti a partita con il 100% da due e il 56% da tre, con 3 rimbalzi e più di due recuperi a match. Appena dietro, per le statistiche, c’è Valentine: rimasto irrisolto dopo il non rilevante finale di stagione con l’Olimpia Milano, a Trieste può trovare terreno fertile per conquistarsi un posto più prestigioso nelle stagioni a venire. 18 i suoi punti di media con più del 40% al tiro, 9 rimbalzi e 4 assist; numeri che ne fanno un giocatore tutt’altro che irrisolto, ma completo e in grado di poter essere utile a una squadra che parte per salvarsi, ma che può regalarsi molto di più. E poi c’è Ross: il folletto del Colorado, che ben ricordiamo ai tempi di Varese (insieme allo stesso Markel Brown) sembra essersi ritrovato dopo un anno appannato a Tortona. Le sue accelerazioni e la sua capacità di gestire il gioco sono l’arma d’improvvisazione della squadra di Christian, che poi ha in Brooks e Utohff due interni che, fin qui, stanno mostrando di poter far crescere ulteriormente l’intera squadra.
Attacco, difesa e obiettivi
Triste è squadra tosta, che attacca correndo e sfruttando la vena realizzativa dei suoi realizzatori, fin qui molto efficaci anche dietro l’arco dei tre punti. E sa anche difendere: con 80.5 punti subiti è la settima miglior difesa del torneo, dietro a corazzate come Milano e Bologna e alla capolista Trento. Non è, ne sarà avversario facile per alcuno, ma altrettanto i biancorosso sanno di non potersi pensare arrivati, ma che l’obiettivo principale resta quello di raggiungere la salvezza il prima possibile, per poi in caso concentrarsi su qualcosa di più, magari già partendo dalla qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia.