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Spesso si sente dire che nella pallacanestro essere basso significa non poter riuscire a raggiungere il livello più alto, ovvero che la statura conta assai in uno sport che tende al cielo. Eppure qualcuno ha sfidato questa regola non scritta, l’ha rigirata a suo favore ed è diventato uno dei pochi ad avercela fatta: stiamo parlando dei giocatori più bassi della storia Nba, andiamo a scoprirli insieme.

“Muggsy” Bogues (160 cm)

I Monstars, gli avversari di Michael Jordan e dei Looney Tunes nel film “Space Jam”, hanno provato a rubare il talento a Tyrone Curtis “Muggsy” Bogues, eppure il folletto nato nel Maryland è riuscito a ritagliarsi una stupenda carriera in Nba. Un metro e sessanta di pura energia, abilità nel rubare palloni e nello smazzare assist, Bogues ha disputato 13 stagioni nella massima lega cestistica americana, per un totale di 908 partite tra regular season e playoff, la maggior parte con la maglia di Charlotte. Scelto con la dodicesima chiamata al draft 1987 dai Washington Bullets, Muggsy, il più basso di sempre nella Nba, ha messo a referto 7028 punti complessivi, 6833 assist, 1402 rubate e 2369 rimbalzi: un “gigante” che ha per altro condotto gli Hornets ai playoff, insieme a Larry Johnson e ad Alonzo Mourning, per la prima volta in assoluto nella storia della franchigia. 

Earl Boykins (165 cm)

1998-2012, è questo il periodo in cui Earl Boykins, secondo giocatore più basso di sempre, ha calcato i parquet della Nba, vestendo ben dieci canotte diverse (Nets, Cleveland, Magic, Clippers, Warriors, Nuggets, Bucks, Hornets, Wizards e Rockets). Denver è il luogo in cui si è stabilito per più tempo, quattro annate dal 2003 al 2007, mentre l’ultima, divisa tra Denver e Milwaukee, è stata la sua migliore dal punto di vista realizzativo (14.6 punti di media). Tre le sue apparizioni ai playoff (15 partite), tutte proprio con la maglia dei Nuggets, a 12.9 punti di media complessivi.

Una curiosità? Detto dei suoi diversi viaggi in giro per l’America, Boykins si è trasferito per un anno anche in Italia, precisamente a Bologna, sponda Virtus. Dopo essere diventato free agent, Boykins ha infatti firmato per le “V nere” nella stagione 2008/09 e ha anche vinto con il team bolognese, allenato da Boniciolli, l’Eurochallenge, sconfiggendo in finale Cholet (77-75), al fianco di Keith Langford, eletto Mvp della competizione.

Spudd Web e Mel Hirsch (168 cm)

Tra i due giocatori che si collocano al terzo posto di questa speciale classifica, uno è parecchio conosciuto, al secolo Spudd Web, mentre per quanto riguarda il secondo, Mel Hirsch, probabilmente solo chi ha davvero una passione viscerale per questo sport può ricordare il suo nome.

Se non avete informazioni sullo Slam Dunk Contest del 1986, vi rinfreschiamo la memoria: Spudd Webb si travestì da supereroe e si guadagnò il gradino più alto del podio nella gara delle schiacciate, vincendo la resistenza di un certo Dominique Wilkins, due metri abbondanti e dotato di un atletismo anche lui fuori dal comune. Webb ha fatto la storia soprattutto degli Atlanta Hawks, con cui ha giocato dal 1986 al 1991, prima di passare ai Kings e poi, dopo il ritorno annuale ad Atlanta, ai Timberwolves e ai Magic.

Per parlare di Hirsch, invece, è necessario andare parecchio indietro nel tempo, precisamente alla stagione 1946/47. Melvin si accordò con i Boston Celtics, disputando però solo 13 partite in Nba, servendo successivamente l’esercito americano come navigatore sugli aerei C-47. Fino all’arrivo di Bouges rimarrà il giocatore più basso ad aver calcato i parquet della lega americana, anche se la sua vita verrà stroncata, a soli 47 anni, da una leucemia (1968).

Sei giocatori di 170 centimetri

La quinta posizione è occupata, in coabitazione, da ben sei atleti: Greg Grant (comprimario da Trenton State, scelto dai Suns al draft del 1989), Keith Jennings (ai Warriors dal 1992 al 1995, poi tanto basket europeo), Herm Klotz (conosciuto come “Red” Klotz, ai Baltimora Bullets nel 1957/48, scomparso nel 2014), Wataru Misaka (primo giocatore non-bianco e di discendenza giapponese in Nba, scelto dai Knicks nel 1949 e scomparso nel 2019 all’età di 95 anni), Monte Towe (campione Ncaa nel 1974 che, scelto dai Nuggets, giocò un solo anno in Nba, nella stagione 1976/77) e Marquise Nowell. Quest’ultimo è la new entry di questa speciale classifica: uscito da Kansas State University, di cui è stato grande protagonista in Ncaa, Nowell è risultato undrafted ed è stato firmato dai Raptors da luglio 2023 fino a marzo 2024, per poi disputare la G-League.

Kawamura al cospetto di Edey

Appena fuori dalla Top 10 si è classificato Yuki Kawamura (172 centimetri), point-guard giapponese che ha firmato ad inizio settembre con i Memphis Grizzlies. Classe 2001, Kawamura si è messo in mostra con la maglia del suo Giappone alle Olimpiadi di Parigi e ora, dopo essere risultato undrafted nel 2023, è pronto a sbarcare in Nba. Ha già fatto il giro del web la foto realizzata al Media Day che ritrae lui e il suo compagno di squadra Zach Edey (224 centimetri), a ricordare l’iconico scatto che ritraeva Buggsy Mogues e Manute Bol con la canotta dei Bullets – per sottolineare, neanche a dirlo, la differenza di altezza tra di loro.

Nate Robinson e Isaiah Thomas

Vi starete chiedendo in che posizione si collocano Nate Robinson e Isaiah Thomas e la risposta è fuori dalla top 10 dei giocatori più bassi di sempre. Dall’alto del loro metro e settantacinque, Nate e Isaiah hanno comunque lasciato un segno indelebile nella massima lega cestistica americana.

Follia è il termine che più si addice a Nate “The Great”, dal 2005 al 2016 in Nba. Gli anni di New York, al Garden, sono risultati i più prolifici per lui, tanto che nell’annata 2008/09 segnò 17.2 punti di media, 3.9 rimbalzi e 4.1 assist ad allacciata di scarpa, un giocatore di 175 centimetri a tutto tondo. Tre sono le sue avventure ai playoff (con Boston, Oklahoma e Chicago), una la finale playoff raggiunta (e persa contro i Lakers nel 2010) e soprattutto tre le gare di schiacciate vinte (2006, 2009 e 2010), l’unico a riuscirci. 175 centimetri di follia ed esplosività, capace di saltare Dwight Howard con il mantello da Superman e di schiacciare, facendo andare il pubblico in visibilio. Ora la battaglia più importante: necessita di un trapianto di rene per poter sopravvivere e noi speriamo che riesca, ancora una volta tramite il suo genio e la sua energia, a vincere anche questa partita.

Isaiah Thomas invece è ancora in attività, anche se il suo periodo di grazia sembra ormai concluso, avendolo vissuto con la maglia dei Celtics. In particolar modo, Thomas era in corsa addirittura per il premio di Mvp nel 2016/17, quando mise a referto la bellezza di 28.9 punti e 5.9 assist ad allacciata di scarpa. Una sensazione di onnipotenza che, purtroppo, non riuscirà più a trovare negli anni successivi, causa infortunio all’anca – con conseguente scambio ai Cavs per Kyrie Irving.