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Considerando anche il lontanissimo scontro nel Challenger di Alicante nell’aprile 2019, quello tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sarà il capitolo numero 11 di una rivalità che tuttavia è ancora agli albori.

La resilienza di Jannik Sinner

Da qualche anno, “resilienza” è diventato uno di quei termini modaioli che si usano a sproposito, o comunque in quantità tale da inflazionarne la reale portata semantica. Gli ultimi mesi di Jannik Sinner ci permettono invece di fare la pace con questa parola, poiché il tennista azzurro rappresenta un esempio perfetto di individuo resiliente.

Noi viviamo il tennis da osservatori, più o meno appassionati e più o meno competenti, ma la nostra percezione non può mai avvicinarsi a ciò che realmente un atleta vive sulla sua pelle. Le chiacchiere, le voci, l’attenzione mediatica che aumenta a livelli spasmodici, il timore che possa accadere qualcosa che vanifica anni di lavoro, sono tutti elementi che si tuffano nel calderone delle pressioni che uno nella posizione di Jannik Sinner deve imparare a gestire.

Jannik Sinner aveva già dimostrato di sapere gestire molto bene le pressioni che erano prevedibili, ovvero quelle del campo. Del resto, parliamo di un predestinato chiamato sempre più all’obbligo di vincere, ma che con calma, lavoro e programmazione è riuscito a raggiungere gli obiettivi.

Le pressioni di questi ultimi mesi sono invece qualcosa di nuovo e soprattutto non prevedibile, in particolare nell’impatto che possono avere sia sui risultati del campo, che sul privato. Il Sinner dello US Open non è stato il più sfolgorante di sempre, ma spaventosamente maturo nel gestire le varie situazioni. Quello rivisto a Pechino dopo la pausa, invece, è una versione al momento piuttosto sbiadita. Ma è proprio qui che interviene la resilienza a cui si accennava. Interroghiamoci su come ci sentiremmo noi, con una notizia come quella del ricorso della Wada che arriva mentre stai scendendo in campo per il secondo turno contro Safiullin. Come avremmo reagito alla prospettiva di rimanere fermo uno o due anni e di vedere sbriciolarsi tutto quello che abbiamo costruito con pazienza e lavoro?

I 38 errori gratuiti contro il sorprendente Bu sono anche figli di questo periodo, così come i set lasciati per strada a Jarry prima e Safiullin poi, ma diventa ancora più interessante in prospettiva della finale. Che non può mai essere una finale qualunque, visto l’avversario.

Sinner-Alcaraz: che finale attendersi a Pechino

Carlos Alcaraz arriva a questa finale senza aver perso un set contro Mpetshi Perricard, Griekspoor, Kachanov e Medvedev. Tuttavia, la semifinale è stata molto più equilibrata di quanto il 7-5 6-3 lasci immaginare. Il primo set è stato spettacolare, con 5 break in 12 giochi. Nel secondo, un problema muscolare accusato dal russo nel quinto gioco è stato probabilmente decisivo.

Che Alcaraz arriva alla finale con Sinner? Sicuramente in crescita, impossibile sapere di quanto anche perché il livello è destinato a salire, quando questi due si incontrano.

Considerando anche il famoso Challenger del 2019, Alcaraz è avanti 6-4. Tuttavia, curiosamente, in 12 sfide sarà soltanto la seconda finale tra i due. Jannik Sinner ha vinto quella di fine luglio 2022, sulla terra rossa di Umag (6-7 6-1 6-1), e sempre l’italiano ha vinto l’unico confronto su sintetico indoor. Era sempre l’ATP 500 Pechino ma dodici mesi fa, precisamente in semifinale. Dopo un primo set concluso al tie-break (7-4 per l’azzurro), Jannik ha poi preso il largo vincendo 6-1 la seconda frazione.

A Sinner serviranno sicuramente più variazioni e forse anche per questo ha provato diverse smorzate contro Bu, con una percentuale di riuscita ancora bassa ma in crescita. Il cinese ha tenuto a sprazzi un ritmo altissimo, poi rivelatosi insostenibile per lui, ma comunque una buona palestra per ciò che Jannik troverà domani contro il murciano.

Dal canto suo, in questo suo rientro a Pechino Alcaraz è sceso molto meno a rete rispetto alle abitudini: due contro Mpetshi Perricard, 5 contro Griekspoor e 9 contro Medvedev, con l’unica eccezione rappresentata dal match contro Khachanov, in cui Carlos aveva deciso di mettere tanta pressione addosso al suo avversario. Ben 17 volte è andato a rete, il numero 3 al mondo, ricavandone 16 punti! Sinner lo sa e cercherà di dissuaderlo, ma per farlo dovrà a sua volta rendersi più imprevedibile.