In scena questa domenica l’appuntamento oggettivamente più atteso per quanto riguarda le corse di un giorno: i mondiali di ciclismo, con la corsa in linea maschile. Appuntamento a Zurigo e non c’è dubbio che rimarremo incollati come sempre ai televisori (Rai o Eurosport) dalle 9.30 della mattina in avanti.
Sarà come al solito una corsa durissima, dove le squadre conteranno tanto e in cui qualche outsider potrebbe anche prendersi il proscenio, nel caso in cui la situazione dovesse rivelarsi troppo bloccata.
Eccoci dunque ad analizzare la gara che ti salva la carriera o che ti arricchisce ulteriormente il palmarès con una maglia, quella iridata, che è la più ambita da tutti i ciclisti.
Mondiali di ciclismo 2024, l’inevitabile “triello”
C’è il migliore nelle corse a tappe (Pogacar), il migliore della prima parte di stagione (Van der Poel) e il migliore da luglio in avanti (Evenepoel). Tutti questi corridori anche in gara secca sanno dire la loro, ciascuno sarà il capitano della sua squadra (Slovenia, Paesi Bassi, Belgio) e il resto del gruppo li marcherà a uomo, almeno ci proverà.
Tadej Pogacar è il grande favorito per la gara in linea dei mondiali di ciclismo a Zurigo. Dopo il Tour si è di fatto riposato anche se di recente è tornato in sella per qualche gara “minore”, soprattutto per testare la gamba.
I 273 chilometri del circuito svizzero sono stati definiti come una sorta di Liegi-Bastogne-Liegi ed è inutile specificare chi quest’anno l’abbia vinta, cioè lui. Per lo sloveno sarebbe il primo titolo mondiale, un alloro che ancora gli manca.
Le gerarchie di forma dicono poi Evenepoel, che è già campione a cronometro, e che completerebbe un poker da leggenda, inimitabile: doppio oro olimpico, doppio oro mondiale. Gli mancherà Van Aert, grande “allenatore in campo” del Belgio, infortunatosi alla Vuelta e che non potrà parare i colpi degli altri big come ha fatto a Parigi.
E poi c’è Van der Poel, una sentenza nelle prime classiche del 2024 e poi sempre meno convincente nonostante anche lui sia rientrato da poco per testare la gamba in vista dei mondiali di ciclismo, al Tour di Lussemburgo: è il campione in carica, bissare il titolo è un obiettivo mica male nemmeno per lui.
Tutto apparecchiato insomma per un “triello”, come in “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone. Non sappiamo chi sarà il Clint Eastwood della situazione anche perché non correranno certo da soli, quei tre…
Un mucchio di outsider con il colpo in canna
Attenzione alla distanza della corsa di Zurigo dei mondiali di ciclismo: 273 chilometri, lunghissima, una vera classica. Non che negli anni precedenti fosse tanto più corta la gara, ma a molti ciclisti dopo 200-250 chilometri si spegne la luce.
Ci sono anche 4.800 metri complessivi di dislivello, è insomma una corsa dura e anche attaccare da lontano (già, da quanto lontano?) rischia di essere un boomerang.
Attenzione quindi ai giochi di squadra. C’è per esempio una Danimarca in palla col doppio capitano Pedersen-Skjelmose, uno buono per lo sprint ristretto e l’altro per martellare o approfittare di una fuga; la Francia forse ha dato tutto a Parigi ai Giochi, ma Alaphilippe o addirittura il buon Gaudu visto alla Vuelta potrebbero farsi sentire.
Più in ritardo sembra la Spagna, con troppi galli nel pollaio e poca gente disposta a sacrificarsi. Idem la Gran Bretagna con il tridente composto dai fratelli Yates e da Pidcock, una “matta” del mazzo che però se in giornata rischia di inserirsi nella lotta ad altissimo livello.
Alla Svizzera il compito di fare bene in casa con Hirschi, probabilmente, il più adatto a un circuito duro come quello di Zurigo. Nella Germania attenzione a Lipowitz, autore di un 2024 formidabile dove è esploso.
A briglia quasi completamente sciolta invece uno come Healy, irlandese che gareggerà a vista ai mondiali di ciclismo, magari scuotendo lui il gruppo come ha fatto tante volte in passato supportato da Dunbar.
Le prospettive dell’Italia ai mondiali di ciclismo
Aleotti, Bagioli, Ciccone, Frigo, Rota, Tiberi, Ulissi e Zana. Ce la giochiamo così in una gara che non vinciamo dal 2008, dalla vittoria di Ballan a Varese, con Cunego secondo poi. Abbiamo ancora negli occhi il secondo posto di Trentin nel 2019, scioltosi in volata davanti a Pedersen, ultimo nostro acuto nella corsa in linea ai mondiali di ciclismo.
Convocazioni di Bennati come sempre discusse e discutibili (i commissari tecnici non ci sono solo nel calcio). In quanto a forma la Vuelta, la gara che abbiamo più viva negli occhi, ci ha detto molto bene Zana e Frigo, più Tiberi appiedato da un colpo di calore.
Nessuno di questi è corridore davvero da classica tranne forse Ulissi che però ha una certa età. Ciccone è il capitano, ma il suo 2024 è stato contraddittorio, condizionato dai problemi fisici.
Non abbiamo nemmeno nessuno per una volata ristretta, piuttosto gente da fuga o in grado di approfittare di momenti peculiari della gara, come Frigo o lo stesso Aleotti, vincitore del Tour di Slovenia in estate. Insomma, non siamo per niente tra i favoriti, ma non è detto che questo sia un male.