La Supercoppa è stata vinta dall‘Olimpia Milano, per la quinta volta nella sua storia. Un successo che ha interrotto la serie di tre vittorie consecutive della Virtus Bologna. La finale e il torneo ci hanno permesso di vedere in azione i nuovi arrivi di entrambe le squadre e di riscoprire i giocatori a cui eravamo già abituati. Un successo in rimonta (da -16 e poi all’overtime), ovviamente lascia spazio a voti alti per chi ha vinto, ma cercheremo di andare oltre al mero risultato, concentrandoci su ciò che è stata questa due giorni bolognese e cosa potrà essere il campionato in arrivo.
Quel che è certo è che abbiamo visto due squadre vive, orgogliose e compatte, in una finale che ci ha già dato un assaggio di quel che facilmente rivedremo il prossimo giugno.
Voto 10: Ettore Messina
Ha vinto la seconda Supercoppa della sua carriera e, nel complesso, raggiunto il settimo trofeo della sua storia milanese. Il merito, oltre ad aver avuto la fortuna (e capacità nella scelta della preparazione) di avere una squadra fisicamente più pronta e lunga, è stato saper leggere ogni momento in modo impeccabile, credendo nei suoi giocatori e trovando, immediatamente, risposte. In Italia la sua Olimpia sarà ancora la squadra da battere e per quanto riguarda l’Eurolega, c’è la possibilità di fare un bel percorso. Se, come qualche giocatore fa trapelare dallo spogliatoio, sembra sorridere qualche volta in più durante gli allenamenti, potrebbe essere questa pe l’EA7 la stagione giusta per sognare in grande anche in Europa. Il voto è probabilmente esagerato, ma dopo tutto quel che gli è stato detto e scritto – anche su queste pagine – se lo merita.
Voto 9: Dimitrijevic
Alle prime vere uscite con la nuova squadra chiude da MVP. 16 punti in finale e 14 in semifinale: due ottimi biglietti da visita per presentarsi al campionato italiano. Milano può aver trovato un playmaker di lusso, senza che costui abbia un cognome altisonante. La prestazione contro la Virtus, nei minuti caldi del match, ha evidenziato le qualità di leadership e la capacità di prendersi responsabilità di questo 26enne macedone, che può diventare un giocatore simbolo per la squadra biancorossa.
Voto 9: Mirotic
Il suo talento esplode nel terzo quarto della finale (15 punti tutti lì): 3/6 da tre e 7/7 dalla lunetta, a confermarne la concentrazione. È ciò che serve a Milano per avere un punto di riferimento, ora però deve diventare anche leader fuori dal campo, e con più continuità durante la partita. I suoi 18 punti restano comunque un cardine nel successo dell’Olimpia, che può finalmente vederlo al centro del proprio progetto.
Voto 9: Bolmaro
Insieme a Dimitrijevic il giocatore più incisivo e interessante visto fin qui in campo. Al di là dei 18 punti in 20 minuti – che valgono come oro in una partita a punteggio basso che ha avuto bisogno di un supplementare – è la presenza in campo che dà quel qualcosa in più alla prestazione dell’argentino in finale. 2/3 da due, 3/4 da tre e 17 di valutazione con tantissima presenza in ogni momento della partita, difensivamente e offensivamente. Un giocatore pazzesco! Dopo l’NBA, due anni fa è tornato in Europa (al Bayern) per rivitalizzare la sua carriera. Quest’anno a Milano, con queste aspettative, può spiccare nuovamente il volo. Fa sentire il suo peso all’interno delle partite senza essere particolarmente appariscente.
Voto 7.5: Polonara
Rivederlo così fa bene al cuore, pensando a cosa gli sia successo più o meno un anno fa. Ritrova fiducia da tre punti e la voglia di stare in campo è tantissima. Come fosse un nuovo acquisto per la Virtus. Chiude una finale sensazionale con 18 punti in 27′, 3/3 da due e 4/7 dall’arco, con 22 di valutazione, ampiamente la più alta della sua squadra. La sua capacità di attaccare il ferro e al contempo di aprire il campo, non consentendo alla difesa avversaria di capire mai quali siano le sue intenzioni è un grosso valore aggiunto, che la Virtus e Banchi dovranno sfruttare al meglio lungo tutta la stagione.
Voto 7: Diouf
Minuti, per quanto pochi, di qualità in semi e in finale. Senza i lunghi titolari a disposizione, lui e Zizic erano gli unici rimasti a Banchi, ma entrambi hanno giocato due buone partite. Il giovane azzurro, rientrato dopo la stagione a Breogan, sembra poter dare il suo contributo alla stagione della Virtus, con l’energia e la voglia giusta per stare in campo, anche in Eurolega.
Voto 7: Morgan
Una saetta su un campo di basket. Emblematica la persa più rubata ai danni di Shields nella stessa azione nel finale di gara dell’atto conclusivo della Supercoppa. Partito da guardia e impiegato da play per necessità, mostra ottime doti di 1v1 – un po’ meno di gestione – ma è quel giocatore che può entusiasmare i tifosi. La sua è stata una buona presentazione: Banchi sa di potersi fidare di lui, in più ruoli.
Voto 5: Belinelli
L’età forse inizia a farsi sentire. I minuti in campo si riducono sensibilmente, l’efficienza, con meno possibilità di tirare, anche. 16 minuti in campo con appena quattro tentativi dal parquet. Sarà sempre quel giocatore mortifero da utilizzare in determinanti momenti e partite, ma in un contesto difensivo come quello che propone questa Milano, fa davvero fatica.
Voto 5: Hackett
Paga una condizione fisica non eccellente, senza riuscire ad incidere nel match. Chiude con tre punti e appena un tentativo dal campo. A un certo punto del match, con Pajola gravato di falli, Banchi è costretto a ricorrere a Morgan da playmaker, che si guadagna la pagnotta, ma l’assenza del vero Daniel si fa sentire. E senza quel tipo di giocatore non può essere vera Virtus: serve che il play pesarese recuperi presto la condizione per tornare a guidare la compagnia.