Vai al contenuto

Ci sono stati anni in cui il nostro calcio era una sorta di laboratorio di esperimenti, sociali e di marketing. Uno dei più singolari è, senza alcun dubbio, la storia del cane Gunther IV che diventò presidente del Pisa.

Quando il pastore tedesco Gunther IV voleva riportare il Pisa in B

Era il 2002, la società toscana era reduce da un doloroso fallimento, la proprietà formata dagli imprenditori locali Enrico Gerbi e Roberto Posarelli era riuscita a riportare la squadra dall’Eccellenza alla Serie C1, ma aveva fallito il ritorno in Serie B a causa di uno storico tracollo in semifinale di playoff, contro il Brescello che passò grazie a un gol di Max Vieri. Quella della risalita in Serie B era diventata una sorta di ossessione per la caldissima tifoseria pisana, ma le possibilità della proprietà erano allora abbastanza limitate.

Nel maggio del 2002 accade un evento singolare, perché il Pisa viene acquistato da Maurizio Mian, erede di una ricca famiglia che aveva una florida azienda farmaceutica, la Gentili. Peraltro Maria Gabriella Gentili, madre di Maurizio, era pisana e dunque i tifosi iniziano a sognare.

La proprietà del Pisa Calcio, tuttavia, non era passata alla Gentili ma alla Gunther Reform Holding Spa, di cui lo stesso Mian era il curatore e che aveva nel pastore tedesco Gunther IV il reale proprietario.

L’invenzione della Contessa

Secondo quanto si raccontò all’epoca, Gunther era erede di Gunther III, cane della contessa tedesca Carlotta Liebenstein, amica di famiglia dei Gentili-Mian che era deceduta nel 1991, lasciando la sua ricchissima fortuna proprio al pastore tedesco.

Oggi sappiamo che era tutta un’invenzione, raccontata dallo stesso Maurizio Mian nel corso della serie Netflix “Gunther’s Millions” che tratta proprio della vicenda del cane più ricco del mondo.

In realtà, Carlotta Liebenstein non è mai esistita, ma la figura si ispirava a una donna vera e propria, che aiutò la famiglia Gentili in questioni fiscali e che gestiva i conti bancari e i beni della famiglia Gentili in Liechtenstein.

Il Pisa di Gunther IV era avanti coi tempi

Quella del cane Gunther era dunque nulla più che una trovata pubblicitaria, per attirare curiosità ma soprattutto capitali e investitori. Al tempo era qualcosa di eccentrico ma anche profetico, vista l’evoluzione dei costumi anche nello show business.

L’idea del cane presidente, la cui holding aveva acquistato ville di VIP come Sylvester Stallone e Madonna, era davvero avanti coi tempi, e inevitabilmente kitsch. Come quella volta in cui, all’intervallo di una partita casalinga del Pisa, sul prato dell’Arena Garibaldi si presentarono i “Gunther Five”, improbabile gruppo di ballerini hip hop. I feedback non furono propriamente entusiastici, diciamo così, e la cosa non ebbe un seguito.

La storia del cane presidente ebbe invece delle conseguenze sulla tifoseria, presa di mira dalle tifoserie avversarie con vari cori.

L’Albinoleffe e la fine del sogno

La cosa assunse dei contorni anche drammatici nel giugno del 2003. Il Pisa si qualifica per la finale dei playoff, che possono riportarla in Serie B dopo quasi dieci anni, per la prima volta dopo l’era Anconetani. L’avversario è l’Albinoleffe di Elio Gustinetti ma Pisa ci crede e ci crede moltissimo. Probabilmente ci spera anche la Lega di Serie B, visto che storia e bacino di utenza delle due società non sono paragonabili.

All’andata, in un’Arena Garibaldi gremita come sempre, finisce 2-1 con i gol di Ambrosi e Anaclerio per i toscani, di Bonazzi per i lombardi.

Una settimana dopo, nello stadio “Atleti Azzurri d’Italia” di Bergamo, c’è il ritorno. La partita termina con risultato esattamente a specchio, 2-1 per i biancazzurri con doppietta di Araboni per i padroni di casa e di Varricchio per il Pisa. Si va così ai supplementari, nei quali il Pisa di Giovanni Simonelli si scioglie e l’Albinoleffe dilaga, vincendo 4-2 e guadagnandosi la sua prima storica Serie B.

La vera vita da cani? Quella del tifoso

Le ambizioni del Pisa targato Gunther-Mian-Gentili sbattono contro un’abbordabile squadra della provincia bergamasca, un duro colpo per tutti. Il cane Gunther IV continua a essere presidente onorario del Pisa per altre due stagioni, terminate con piazzamenti anonimi e fuori dai playoff. Così, nell’estate del 2005, Maurizio Mian cede alle contestazioni e vende la società all’imprenditore perugino Leonardo Covarelli. Che riuscirà dove la proprietà Mian-Gentili aveva fallito, ovvero a riportare il Pisa in Serie B. Tuttavia, la sofferenza dei tifosi nerazzurri sarebbe tornata a farsi viva presto, visto il nuovo fallimento arrivato nel 2009 e di cui erano responsabili sia Covarelli che il suo successore Pomponi.

Si stava meglio quando si stava peggio? Difficile dirlo, ma quella del tifoso pisano di quegli anni, era senza dubbio una vita da cani.