A Bologna, l’Italia si presentava da campione uscente nella fase finale di Coppa Davis 2024. La prima giornata del Group Stage, che ci ha visto prevalere per 2-1 sul Brasile, ci ha detto cose interessanti. E non ci mette al riparo da spiacevoli sorprese.
Cosa ci ha detto la prima giornata di Coppa Davis 2024
Una Unipol Arena gremita ha accolto il ritorno in Coppa Davis dell’Italia, chiamata a difendere il fantastico titolo conquistato nel novembre scorso, dopo un lungo digiuno durato 47 anni. Nonostante le note assenze di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, già concordate con il capitano Filippo Volandri e la FITP, l’Italia dimostra ancora una volta di vivere il miglior momento nella sua storia tennistica. L’assenza dei nostri primi due giocatori del ranking ha comunque consentito a Volandri di avere una scelta, e dare il ruolo di secondo singolarista a Matteo Berrettini è stato un gesto giusto. Il romano è di gran lunga il più esperto, oltre a essere grande amico di Flavio Cobolli che lo precederebbe nel ranking. “Cobbo” avrà le sue chance, magari già domani contro il Belgio, se davvero quello accusato alla caviglia da Matteo Arnaldi sul finale del match vinto contro Monteiro dovesse rivelarsi un problema serio. Ma veniamo ai tre match giocati.
Matteo Berrettini-Joao Fonseca 6-1 7-6
Il ritorno di Matteo Berrettini in Davis dopo due anni ha coinciso anche con il “battesimo” di Joao Fonseca, possibile fenomeno già indicato in patria da qualche mese come “l’erede di Sinner”. Il classe 2006 è entrato in campo un po’ teso e ha pagato dazio, contro un Berrettini invece molto sciolto ed estremamente voglioso: di sprigionare i suoi colpi, di adrenalina, di grande pubblico.
Nel secondo set, Fonseca ha mostrato una buona parte degli elementi che lo hanno fatto considerare un predestinato, salendo di livello e recuperando da un break sotto, fino a giocarsela al tie-break. Lì è venuta fuori tutta la forza dell’esperienza di Berrettini, ma il ragazzo può dire ancora la sua, anche e soprattutto in chiave qualificazione. Un argomento che ci riguarda da vicino, come vedremo più avanti.
Matteo Arnaldi-Thiago Monteiro 7-5 6-7 7-6
Monteiro dimostra di aver trovato un buon adattamento alla superficie, lui che è fondamentalmente un terraiolo. Un grosso aiuto, per il mancino brasiliano, arriva dal servizio: nei primi 4 turni concede appena due punti all’italiano. Sul 6-5, Matteo trova un punto di quelli spettacolari, un passante di dritto in corsa su un simil-smash a uscire di Monteiro, e poi vince il primo set grazie a un doppio fallo del sudamericano.
Nel secondo set il livello si alza, c’è uno scambio incredibile con un pallonetto in tweener di Monteiro che diventa automaticamente uno dei punti dell’anno. Arnaldi serve per il match sul 5-3 ma Monteiro è in giornata super, riesce a portarla al tie-break e lo domina.
Si va così al terzo set, che si gioca sul filo dei nervi. Matteo soffre assai sugli schemi abbastanza semplici ma efficaci di Monteiro, che con servizio e dritto fa danni incalcolabili. Il sanremese sembra a volte anche troppo arrendevole, ma si tratta di uno di quei match che devi portare a casa anche soffrendo tantissimo. E così avviene, al tie-break e dopo 3 ore e 39 minuti di emozioni.
Arnaldi si conferma un giocatore di gran qualità ma un po’ troppo umorale. Del resto, a 23 anni, ha tutto il tempo del mondo per migliorare anche sotto questo aspetto.
Melo/Matos-Vavassori-Bolelli 6-7 7-6 7-5
Messa in cascina la vittoria, non bisogna dimenticare che il doppio non è solo un orpello, in questa Coppa Davis. Poiché contano anche i set vinti, e a volte persino i punti, il match di Andrea Vavassori e Simone Bolelli era comunque molto importante. Gli avversari erano Rafa Matos e Marcelo Melo, rispettivamente n.35 e 37 nel ranking di doppio. I nostri sono attualmente 9° (Vavassori) e 12° (Bolelli), ma il match era prevedibile che fosse molto equilibrato. Nel doppio, le differenze di ranking sono abbastanza relative, all’interno della top 50 diciamo. Conta molto anche la vena dei singoli, e ieri Marcelo Melo era in condizioni strabilianti. Nonostante i 40 anni suonati, il gigante Melo ha suonato la carica dopo aver perso male il primo set al tie-break, sotto rete è una sentenza e non cede nemmeno quando gli azzurri hanno due match point sul 5-4 del terzo set, grazie soprattutto all’ottima performance di Andrea Vavassori. Melo però rimette le cose a posto con il servizio, mentre Bolelli cede la battuta nell’undicesimo gioco: è il primo break dell’incontro, ma sarà quello decisivo.
Cosa deve fare l’Italia per qualificarsi
L’Italia affronterà domani il Belgio, che schiererà sicuramente Zizou Bergs come primo singolarista e il debuttante Raphael Collignon come secondo. Il punto di forza dei belgi è senz’altro il doppio, molto forte e affiatato, formato da Sander Gillé e Joran Vliegen. In caso di stop precauzionale di Arnaldi, sarebbe Cobolli ad affrontare Bergs mentre Berrettini se la vedrebbe con il deb.
La vittoria contro il Brasile ha dato un buon avvio ai nostri, ma non è proprio facilissimo che la qualificazione arrivi già con il match contro i belgi. Il fatto che entrambi i match del gruppo A si siano conclusi sul 2-1 lascia teoricamente aperte le porte della qualificazione per tutte e quattro le nazionali. Anche il Brasile, per dire, potrebbe fare un bel passo in avanti battendo l’Olanda che ha perso – a sorpresa – dal Belgio.
Ad ogni modo, per avere la certezza di staccare il pass per Malaga già dopo il secondo turno, bisognerebbe che l’Italia batta il Belgio e il Brasile faccia altrettanto con l’Olanda. Non solo, perché l’Italia sarebbe qualificata anche nel caso in cui l’Olanda batta il Brasile, a patto che gli azzurri facciano 3-0 al Belgio.
Ricordiamo che, in caso di arrivo in parità tra due squadre, si guarda l’esito dello scontro diretto. In caso di arrivo a tre, invece, vale la percentuale di vittorie nei singoli match, il quoziente set e per ultimo il quoziente game. Al momento l’Italia è 2-1 come match, 5-3 come set e 51-45 come game.
Tutti gli altri discorsi, relativi a quanto siamo forti e a quanto lo saremo una volta tornati Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, è meglio rimandarli a qualificazione acquisita.