Animali da area di rigore. Alla costante ricerca del pallone da sbattere in rete. La vita del centravanti è questa, e anche se le tendenze tattiche del post tiki taka, prevedono un attaccante centrale bravo in tutte le fasi di gioco, le grandi squadre non hanno mai potuto prescindere da un bomber, un numero 9 prolifico che a fine stagione conta le reti col pallottoliere.
La storia del calcio è piena di centravanti di spessore, ognuno con le proprie caratteristiche. Senza scomodare Van Basten, in realtà un rifinitore intrappolato nel corpo di un numero 9, negli anni abbiamo visto avvicendarsi nella nostra serie A tanti attaccanti da ricordare.
Diversi, ma uguali
Appartengono a questa categoria sicuramente Trezeguet e Icardi, e spesso alcuni dei loro gol si possono sovrapporre come si fa con il negativo di certe foto. Non giocano in un calcio troppo diverso, mentre Trezeguet smetteva, Maurito gonfiava le prime reti nella spettacolare Masìa barcellonese. Quindi si possono tranquillamente mettere a confronto, senza il rischio di partire da una base diversa per ognuno dei due.
Alcuni gol di Icardi danno davvero la sensazione del déjà vu, e chissà se la cosa non sarà ulteriormente amplificata dal possibile sbarco in maglia bianconera dell’ex capitano dell’Inter.
L’area di rigore è il regno incontrastato di entrambi: si muovono a loro agio, e vedono il gioco prima degli altri, cosa che con i difensori fa la differenza tra seganre ed essere anticipati.
In molti dei loro gol sia Trezeguet che Icardi sembrano essere smarcati, ma se vediamo bene i replay delle reti scopriamo il lavoro di posizionamento fatto in precedenza. In pratica galleggiano nell’area e sanno perfettamente dove, come, e quando impattare il pallone per segnare.
Diversi i due lo sono certamente nel fisico. Più compatto Icardi con i suoi 181 cm, rispetto a Trezegol, che svetta con i suoi 190 cm ma non si può dire abbia il fisico di un centravanti boa.
Fisicamente non si somigliano, ma dentro i 16 metri sono dei serpenti: nascosti tra i fili d’erba sbucano fuori per lasciare il segno del loro morso sulle porte avversarie. E lo fanno in maniera molto simile, con uno stile essenziale e secco, tutto proteso verso l’efficacia del gesto. Con il tempo Icardi sta ampliando la sua gamma di soluzioni al servizio della squadra, mentre Trezeguet è rimasto più ancorato alle sue qualità da centravanti puro. Ma la matrice è la stessa, e i numeri alla casella dei gol lo dimostrano.
Chi era David Trezeguet?
Inquadriamo meglio chi è stato Trezegol, e quale impatto ha avuto sul campionato italiano. Arrivato in Italia nell’estate del 2000, dopo aver giustiziato la nazionale azzurra nell’infausta finale europea di Rotterdam, Trezeguet si accomoda nell’attacco della Juventus guidata da Ancelotti, dove il padrone dell’area di rigore è ancora Pippo Inzaghi. Il centravanti francese sembra però una versione 2.0 del fromboliere bianconero titolare, grazie ad un fisico più adatto al calcio del 2000. Il dualismo della prima stagione viene vinto da Trezeguet, Inzaghi porta i suoi gol nella Milano rossonera, e il francese può cominciare a rompere le difese di serie A come meglio crede.
Come il suo predecessore, Trezeguet non ruba l’occhio per la spettacolarità della giocata. Lo fa solo quando necessario e funzionale al gol. Ma segue una regola quasi ossessiva: si segna con uno, massimo due, tocchi. Pulito e chirurgico. Le copertine di quella Juve se le prendono i vari Del Piero, Nedved e Buffon. Per Trezegol è importante buttarla dentro. Fluttua in area di rigore andando alla caccia degli spazi di mezzo come nessun altro centravanti della sua epoca: non è una scintilla impazzita come Inzaghi, non è nemmeno un cingolato d’assalto come Vieri. E non ha la tecnica di un Ronaldo o di un Totti: punta tutto sul posizionamento e sul modo più efficace di buttare la palla in porta. Basta vedere i suoi gol di testa per capire di cosa parliamo: non la mette sull’altezza come potrebbe fare visto il metro e novanta che porta in giro per il campo. Gioca d’anticipo, colpendo la palla nelle giuste porzioni per metterla fuori dalla disponibilità del portiere. Con i piedi fa lo stesso, giocando spesso sui contro-tempi tra difensori e portieri.
Esempio perfetto di quanto appena descritto è la coppia di gol che rifila al Real Madrid nelle Champions del 2003 e 2005. Gol identici. Spiovente alto in area, torre di testa verso il confine dell’area piccola, dove sbuca dal nulla Trezegol. Si tratta di puro tempismo: in entrambi i casi il centravanti francese allunga il gambone sinistro, anche sgraziatamente se vogliamo, per impattare una palla già troppo alta per i comuni mortali dopo il rimbalzo. Chiusura del tiro sul primo palo, perché è vicino alla porta e perché così lascia meno tempo di reazione al portiere. Naturalmente quando Trezeguet mette in fila questi movimenti nei pressi della porta è una sentenza di cassazione: gol.
Come sta cambiando Icardi
Icardi è cresciuto molto dalle prime recite in maglia blucerchiata. Arrivato all’Inter ha subito dimostrato di poter essere una fabbrica del gol in continua produzione e, come per Trezeguet, la specialità della casa è il posizionamento, il fatto di riuscire quindi a fare gol con un singolo tocco grazie al lavoro di spostamenti e sportellate fatto in precedenza. Con il tempo le necessità tattiche del calcio attuale lo hanno costretto a mettersi più a disposizione della squadra, ed in questo è stato fondamentale Spalletti nel tirarlo fuori dall’aera di rigore per sfruttare altre caratteristiche che stanno rendendo Icardi un centravanti moderno. Sulla base di un attaccante mortifero, che non perde le sue qualità di predatore dell’area di rigore, si stanno innestando altre peculiarità: hanno cominciato ad arrivare gli assist per i compagni, gli aiuti nella risalita dell’azione grazie al fisico compatto che aiuta la protezione della palla. In questo Maurito sembra essere un’evoluzione di Trezegol, riuscendo ad aggiungere all’efficacia nei 16 metri anche altre qualità.
Rimane comunque il timbro di un centravanti che dispone degli spazi in area come pochi altri al mondo, come dimostra il gol rifilato al Milan oltre novantesimo nell’ottobre 2018: una palla senza pretese in una zona di nessuno, viene magicamente calamitata dalla testa di Icardi, e quando Donnarumma si accorge di quello che sta succedendo è ormai già accaduto.
In comune con Trezeguet, Icardi ha deciso anche di aggiungere una certe turbolenza contrattuale. Il francese della Juventus non le mandava certo a dire, e qualche volta si lasciato andare a gesti eclatanti, come quando mimò con le mani il numero di gol fatti in stagione, per farlo seguire dall’inquivocabile gesto di chi sta per andarsene. Maurito, che con le provocazioni ha un feeling fin troppo buono, oltre alle intemperanze di rito quando gioca a genova contro la Samp, anche nell’ambiente nerazzurro ha ormai logorato tutti i rapporti andando verso una separazione inevitabile.
Gemelli del gol
Avrebbero potuto giocare assieme? Difficile, ma non impossibile con l’evoluzione di Icardi. Sicuramente avrebbe dovuto adattarsi Maurito, più portato alla conduzione e al trattamento della palla, ma sarebbero stati due animali che pascolano sullo stesso campo, e la fame dei centravanti non consente divisioni del pasto. Un modo di interpretare il gol così identico non ammette compresenze, quindi nell’ipotetica costruzione di un top team all star, bisogna prendere uno dei due. Più centravanti puro Trezegol, con le sue eccellenze in tutte le qualità che prevedono il gol come chiusura della storia. Più prototipo in divenire di un attaccante completo Icardi, con la sua evoluzione lenta ma costante in uomo d’attacco a tutto tondo.
Questione di gusti ed esigenze, ma sicuramente la cosa che non mancherebbe mai sarebbero i gol.