Il VAR è una tecnologia introdotta nel calcio per migliorare la precisione delle decisioni arbitrali durante le partite. Utilizzato per la prima volta su scala globale durante il Mondiale del 2018, è stato successivamente adottato da molte leghe e competizioni in tutto il mondo. In Italia, invece, il VAR è intervenuto per la prima volta in Serie A il 19 agosto 2017 durante la partita Juventus – Cagliari. Al trentasettesimo minuto l’arbitro Fabio Maresca ha deciso di verificare un episodio dubbio avvenuto poco prima nell’area di rigore della Juventus. Dopo aver analizzato le riprese ha corretto la sua decisione assegnando per la prima volta nella storia del calcio italiano un rigore al VAR. Parato poi dal numero 1 dei numeri 1 (Gigi Buffon).
Nonostante ci siano ancora opinioni contrastanti, il VAR è stato ampiamente accettato come uno strumento molto utile per garantire la correttezza delle partite e ridurre significativamente gli errori arbitrali.
Facciamo ordine
Il VAR nello specifico
Il VAR (acronimo di Video Assistant Referee, tradotto in italiano come video-assistente arbitrale) è un arbitro che nel calcio ha accesso ai filmati della partita e collabora con l’arbitro in campo valutando le situazioni di gioco più controverse. Utilizza immagini visualizzate sui monitor in una cabina di regia e viene supportato da un assistente (AVAR, Assistant Video Assistant Referee). Analizza le riprese delle telecamere posizionate a bordo campo per verificare cosa accade durante la partita e segnalare, tramite un collegamento audio, eventuali infrazioni sfuggite all’arbitro o chiarire le situazioni più dubbie.
Ma come funziona?
La funzione principale del VAR, dunque, è correggere gli errori dell’arbitro seguendo i principi indicati dal regolamento. Gli arbitri designati come VAR e AVAR si trovano in una sala di controllo, affiancati da due tecnici video. Questa sala di controllo si trovava in un primo momento all’interno dello stadio o, delle volte, in un furgone situato all’esterno dell’impianto, ma dalla scorsa stagione il centro operativo è stato completamente trasferito a Lissone (MI) dove c’è la sede operativa della Serie A. Tutto questo per consentire che le varie revisioni al VAR possano avvenire in completa autonomia e, soprattutto, non vengano influenzate dall’atmosfera dello stadio. Il VAR monitora le dinamiche di gioco e lo svolgimento delle azioni su alcuni schermi e, quando rileva che l’arbitro in campo ha preso una decisione sbagliata o c’è una valutazione dubbia, lo comunica via radio affinché possa correggerla.
Ma quando l’arbitro può andare al VAR?
Il regolamento parla chiaro e l’arbitro può consultare le immagini in alcune situazioni di gioco:
- Assegnazione di un gol: l’arbitro può chiedere di revisionare un episodio dubbio se l’azione si è conclusa con un gol (si parla di VAR goal review);
- Assegnazione di un calcio di rigore: se un episodio dubbio si verifica in un’area di rigore, l’arbitro può chiedere di rivedere quella determinata azione;
- Sanzione con cartellino rosso: se un episodio dubbio comporta l’espulsione di un giocatore, può essere richiesto il VAR – anche se questo non si applica per il secondo cartellino giallo.
Quando l’arbitro deve andare al VAR?
L’arbitro si ritrova “costretto” ad andare al VAR quando c’è un potenziale “errore chiaro ed evidente” o un “grave episodio non visto”.
Ma chi può avvisare l’arbitro?
Il compito, come anticipato, spetta al VAR e l’AVAR, rispettivamente un arbitro effettivo e un assistente arbitrale. Sono loro che avvisano l’arbitro di potenziali controversie e, in questi casi, l’arbitro può avviare una revisione mimando il gesto dello “schermo TV” sia al momento della revisione sia al momento della decisione dopo aver effettuato la revisione.
In alcuni casi se il gioco è già interrotto, l’arbitro ne ritarda la ripresa per consentire al VAR di analizzare le immagini “con calma”. Se il gioco non è ancora stato interrotto, invece, l’arbitro interrompe il gioco quando il pallone è in una zona di campo neutra. In quei momenti il VAR descrive all’arbitro cosa si evince dalle immagini e può suggerirgli la decisione da prendere. Il giudizio finale spetta però all’arbitro centrale.
Una volta informato l’arbitro può fare due cose:
- prende una decisione definitiva secondo la propria percezione e le informazioni avute dal VAR e, se opportuno, avvalendosi anche di ulteriori indicazioni da parte degli altri ufficiali di gara;
- va nell’area di revisione per vedere il replay del filmato (la cosiddetta moviola in campo) prima di prendere una decisione definitiva anche in relazione al momento della gara (così da rendere pienamente credibile la decisione) e all’episodio che necessita della valutazione (intensità di un contrasto falloso, interferenza in un fuorigioco, considerazioni su un fallo di mano).
Benefici del VAR
Il VAR ha introdotto una maggiore precisione e giustizia nelle decisioni arbitrali nel calcio. Ha ridotto il rischio di errori evidenti e ha contribuito a garantire che le partite siano decise in modo più equo. Inoltre, ha aiutato a prevenire il comportamento antisportivo, in quanto i giocatori sono consapevoli che le loro azioni possono essere analizzate attentamente. Tuttavia, il VAR ha anche generato alcune controversie, poiché può portare a decisioni molto dettagliate che a volte possono sembrare soggettive. Nonostante ciò, il suo obiettivo principale rimane quello di migliorare la giustizia nel calcio e ridurre gli errori grossolani. La strada tracciata nel lontano 2017 è quella giusta!